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mercoledì 18 ottobre 2023

Garbage pail kids movie


Titolo: Garbage pail kids movie
Regia: Rod Amateau
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Un antiquario custodisce, tenendolo ben chiuso, un misterioso bidone dell'immondizia che viene accidentalmente scoperchiato dal giovane assistente Dodger, liberando le strane e disgustose creature in esso contenute. Queste si rivelano tuttavia preziose nell'aiutare il ragazzo a sgominare un bullo di quartiere e la sua banda.

Negli anni '80 in diversi film fantasy weird c'è stato spesso un antiquario che all'interno del negozio teneva "cose preziose" e spesso e volentieri pericolose. Certo c'è da ammettere che non le nascondevano quasi mai bene, come in questo caso un bidone sopra un piano di un mobile quasi in bella vista. All'interno un blob verde che darà vita ad una selezione accurata dei tanto amati Sgorbions. Eh sì ho scoperto tardi e me ne pento l'esistenza di questo film che non ha mai avuto a quanto pare un doppiaggio in italiano. Infatti si trova solo sub ita. Abbastanza lento, si vede che alla regia non c'è un outsider come Dante. Seppur il film non si prenda troppo tempo prima di partire, c'è da dire che i personaggi sono il punto debole principale con Dodger che non convince e non ha quella spocchia che altri giovani attori come lui avevano in quegli anni in questo genere di film.
I bulli sono altrettanto ridicoli. Ma ora veniamo a loro a quelli che potevano essere i protagonisti senza di fatto esserlo mai. Animatronic interpretati da nani che indossano inquietanti maschere animate da John Carl Buechler. Sono pochissimi e soprattutto compaiono a sprazzi con una delle scene più trash in assoluto come quella in cui ballano. Il problema è che al di là di qualche movimento o battuta manca completamente la loro peculiarità ovvero l'essere grotteschi, volgari e sboccati senza violenza e irriverenza


domenica 17 ottobre 2021

Angel Heart


Titolo: Angel Heart
Regia: Alan Parker
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

New York, 1955. Harold Angel è uno scalcinato investigatore privato. Un inquietante personaggio gli commissiona un'indagine molto particolare: scoprire se Johnny Favourite, cantante ricoverato anni prima in ospedale e sofferente di una grave amnesia, sia vivo o morto.
 
Differenze tra romanzo e pellicola. Devo dire che nel lavoro di riscrittura sono stati apportati alcuni cambiamenti notevoli di cui il film ha beneficiato. Prima di tutto gli incubi che qui appaiono numerosi con una continuità che ad esempio non finisce con un risveglio ma sembra quasi uno stato o un flusso di coscienza. In questo caso l'apporto dell'ascensore è funzionale oltre che rendere perfettamente tetra e orrorifica la discesa all'inferno che trova l'epilogo nei titoli di coda.
Nel libro manca questo elemento. In più Louis Cyphre nel finale appare con gli occhi indemoniati come anche il bambino (che non è presente nel libro) come ha segnare e sottolineare l'aspetto diabolico ed esoterico su cui il film scandisce e dipana la narrazione. Infine la scena di sesso con Epiphany che sebbene fosse molto spinta non aveva come sottofondo nel libro le cascate di sangue. Questi a mio modo di vedere sono stati elementi che hanno avuto una resa a livello d'immagine cruda e intensa.
Il libro dalla sua caratterizza molto di più alcuni personaggi mostrandone la loro indole malvagia, mostrando altri componenti che suonavano con Favourite, il negozio dove lavora Epiphany e molto altro ancora, raccogliendo meno marciume come invece nella pellicola avviene contando che Angel fuma continuamente e sembra avere un debole per le location tetre e sporche. Da vedere e da leggere soprattutto il romanzo di Hjortsberg con un commento di King "Non ho mai letto niente che possa anche lontanamente assomigliare a questa storia" dove appunto vudù, sete di potere, horror soprannaturale, menzogne, noir, hard boiled, thriller, erotico, viaggio interiore, memoria frammentata, inquietante e onirico, sono tutte componenti assemblate ad hoc in un libro cult.


lunedì 16 agosto 2021

Intoccabili


Titolo: Intoccabili
Regia: Brian De Palma
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Nella Chicago degli Anni Trenta, Elliott Ness viene incaricato di riportare l'ordine e catturare il gangster Al Capone. Quando la sua prima retata si rivela infruttuosa e lo rende ridicolo sulla stampa, Elliott capisce che dovrà agire in modo non convenzionale e si rivolge a un semplice poliziotto di ronda, incontrato per caso ma dotato della saggezza della strada, l'irlandese Jimmy Malone. Insieme reclutano un giovane italoamericano e armano anche un esperto di contabilità inviato loro da Washington. La squadra colpisce Al Capone nei suoi traffici e nel mentre formula un piano per arrestarlo per frode fiscale, ma il potente gangster non tarda a reagire, dimostrando che "gli intoccabili" non sono immuni alla sua vendetta.

De Palma è un regista straordinario che non ha certo bisogno di presentazioni. Untochables è uno dei progetti più ambiziosi, coraggiosi e complessi da realizzare quanto meno per la mole di elementi storici, per una scrittura (quella di Mamet) variegata e con tante sotto storie. Una regia sempre stilisticamente ridondante di elementi e di sfide da affrontare come i due incredibili piani sequenza, la scena della morte di Malone e quella del passeggino nel climax finale prima dell'arresto di Capone. Con un cast di tutto rispetto capitanato da Connery più che da Kostner e con un italiano "Stone" memorabile interpretato da Garcia, il film dalla sua ha eleganza e stile, in cui Armani e Morricone fanno la loro parte per rendere questo poliziesco sul proibizionismo un quadro sinuoso e magnifico che continua a lasciarsi adorare nel tempo invecchiando come nelle migliori botti di whisky e risultando ancora molto contemporaneo nei raggiri e per quello che concerne il concetto di corruzione e la complicità mafiosa.

martedì 12 gennaio 2021

Storia fantastica


Titolo: Storia fantastica
Regia: Rob Reiner
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una principessa ama il suo servitore, che però deve partire per terre lontane. Durante la sua assenza, un malvagio nobiluomo s'invaghisce della principessa e la fa rapire da tre figuri. Ma, a salvarla torna, provvidenzialmente, l'innamorato, che, dopo alterne vicende, punisce il malvagio e sposa la bella.

I fantasy anni '80. Quanti bei ricordi. Il film di Reiner forse è addirittura uno dei più atipici per struttura, spessore, elementi di genere e personaggi memorabili.
La storia fantastica è un film imperfetto e proprio nella sua imperfezione trova alcuni elementi suggestivi e indimenticabili come le sfide con Fezzik, Inigo e Vizzini. Prendendo a piene mani da Petersen l'idea che il racconto entra nella fiaba o nel libro, il film pur senza un budget faraonico (15 milioni incassandone 30) riesce dalla sua a trasformare tanti stereotipi del film d'avventura impreziosendolo con alcuni dettagli degni di nota come la palude del fuoco, Max dei miracoli e i vecchissimi maghi, la macchina della morte che risucchia gli anni di vita e molto altro ancora.
Epico o meglio epic-fantasy con una discreta dose di ironia ma dall'altra alcuni temi spesso sminuiti come il nonno-adulto che tenta di far capire l’importanza dei racconti con principesse, spose e il terribile pirata Roberts ( in fondo non si saprà mai chi ha mai visto o se è esistito il pirata Roberts) come racconta Westley. Un'opera tutt'altro che ingenua in grado di saper destrutturare la genesi delle favole e del fantasy (in questo facendo un passo in più o una scelta coraggiosa rispetto ai suoi simili) e ritagliandosi così tante battute rimaste nella memoria di tutti.



domenica 22 novembre 2020

Principal-Una classe violenta


Titolo: Principal-Una classe violenta
Regia: Christopher Cain
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un insegnante di liceo un po' troppo svelto di mano (ha reagito violentemente alla notizia del divorzio della moglie) viene trasferito nella scuola più malfamata della città zeppa di teppistelli senza speranza. Urge un duro per questi mascalzoncelli e il manesco prof. si rivela l'uomo giusto al posto giusto. La scuola diventerà un istituto quasi per bene

Film "scolastici" ovvero di forte impatto sociale che trattano la violenza e il bullismo nella scuola il cinema è pieno nei più svariati modi anche se le perle migliori appartengono alla scifi.
Jim Belushi ovvero Rick esce da un divorzio, è un tamarro incorreggibile che rincorre con una mazza da baseball il nuovo compagno dell'ex pronto a distruggerlo facendo bene intuire come sia un tipo avvezzo allo scontro e un impulsivo in prima linea.
La sorte lo vuole a fare il preside in un buco di culo nascosto dal mondo, una località amena governata da minoranze e leggi della strada. Rick si troverà in un istituto dove gli spacciatori governano sopra tutti e i professori come le istituzioni abbassano la testa e quando devono si piegano a novanta gradi. Il resto di come andrà a svilupparsi il film è cosa ovvia, con pochissimi colpi di scena, alcune scene esageratamente tamarre come quando Rick entra nella scuola cavalcando la moto e salendo le scale sgommando per andare a salvare l'insegnante che rischia di essere stuprata.

martedì 17 novembre 2020

Bloody Nightmare aka Cheerleader camp aka Bloody Pom Poms


Titolo: Bloody Nightmare aka Cheerleader camp aka Bloody Pom Poms
Regia: John Quinn
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Alison, una bella e sensuale fanciulla, è tormentata da sogni terrificanti. Nel frattempo, avviene una cruenta e inspiegabile serie di omicidi.

Lo slasher non è un genere che brilla di originalità ma è anche vero che proprio per questo è difficile non cadere nella banalità e non propinare sempre la stessa solfa.
Quinn in questo caso sbaglia tutto dirigendo una pellicola piatta che non ha uno stile particolare ma strizza l'occhiolino alla televisione, sua futura dimora dove avrà più fortuna col porno.
Da qui si intuiscono le scelte del film che mostrano solo una serie interminabile di bellezze da copertina tutte naturalmente troppo stupide per capire cosa sta succedendo e provare a fare qualcosa.
E' così tra topless, boschi in cui immancabilmente si finisce non sapendo dove altro scappare e un killer quanto mai ridicolo e macchiettistico, ci si interroga su quanti cloni arrivino immancabilemnte ogni anno sulla falsa riga di alcuni film promotori del genere.
Cercare di simpatizzare col pubblico dandogli ninfette non è l'unica cosa che ci si aspetta.

domenica 11 ottobre 2020

Devilman-La Genesi


Titolo: Devilman-La Genesi
Regia: Tsutomu Lida
Anno: 1987
Paese: Giappone
Giudizio: 5/5

La vita da teenager di Akira viene sconvolta dal suo amico Ryo Asuka quando questi gli svela un terribile segreto (pagato con la vita da suo padre, un famoso archeologo). A quanto pare la Terra sta per essere invasa dai demoni, esseri mostruosi ibernati per secoli nei ghiacci e che stanno per tornare in superficie. Secondo Ryo i demoni avrebbero vissuto sulla Terra prima della comparsa dell'uomo, e adesso ne rivendicherebbero il possesso.L'unico modo per sconfiggerli sembrerebbe quello di prendere il controllo dei poteri dei demoni stessi, così da combatterli "ad armi pari". Ryo coinvolge quindi l'amico in un terribile Sabba, durante il quale Akira si fonde con Amon, il più potente e terribile dei demoni, e si trasforma in Devilman. Solo lo spirito puro del ragazzo e il suo grande amore per la bella Miki gli permette di controllare Amon, e di utilizzare i poteri del demone per difendere il genere umano.

Il primo Oav di Devilman parte con una sorta di genesi dove i demoni al tempo popolavano la Terra. Uccisioni, massacri, predominazione e la legge del più forte erano i soli ingredienti primordiali. Così esseri dotati di un potere enorme (delle sorte di fate diaboliche) distrussero parte del creato per permettere una nuova nascita di elementi meno truculenti e non solo dediti alla distruzione.
Arriviamo a noi dove scopriamo Rio Asuka con lo scopo di comprendere cosa è successo a suo padre e da quel momento una sorta di patto di sangue con la natura demoniaca pronta, nella fattispecie dell'amico Akira/Amon, a trovare una vittima sacrificale con cui plasmarsi.
Devilman-La genesi a quindici anni dalla nascita dell'opera di Go Nagai che ha letteralmente stravolto e stuprato il concetto stesso di violenza, di soprusi e di malvagità. Un concentrato a cui nulla fino ad allora si era avvicinato soprattutto nel giocare continuamente sul tema della liberazione dei propri istinti primordiali e della lotta perenne contro le proprie paure ancestrali.
Il demone che vive dentro di noi in grado di compiere ogni atrocità possibile è una metafora pazzesca soprattutto di un popolo e di un paese che ha dovuto inghiottire senza potersi vendicare uno degli abomini storici più eclatanti mai avvenuti. Da qui il lato oscuro dell'autore il quale esprime a piena potenza un nichilismo e un pessimismo cosmico in una visione ineguagliata di inusitata violenza della crudeltà implicita nella vita e nell'essere umano.

Beverly Hills Cop II


Titolo: Beverly Hills Cop II
Regia: Tony Scott
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Ritornato a Detroit dopo la precedente avventura, l'agente Axel Foley, non si é comunque dimenticato degli amici e, quando viene a conoscenza del ferimento di Bogomil nel corso di indagini segrete, si precipita a Los Angeles per dare una mano. Si troverà così di fronte a due pericolosi criminali senza scrupoli assoldati dal miliardario Maxwell Dent.

Axel proprio non riesce a rimanere nel suo distretto di Detroit. Dopo Beverly Hills tocca far tappa a Los Angeles, anche in questo caso per vendicare e far luce sul tentativo di omicidio di uno dei suoi ispettori preferiti, nonostante nel film precedente abbia avuto i suoi dubbi sull'operato di Axel, finendo per trattarlo come un figlio.
Femme fatale, Brigitte Nielsen in versione antagonista e dark lady, una stallona bionda letale e di ghiaccio che domina una squadra di assalitori di banche.
Tony Scott a differenza di Brest rende tutto più cupo e drammatico dando risalto ad alcuni aspetti come la fotografia, il montaggio, l'azione e le scene di inseguimento. Senza tralasciare l'aspetto ironico, i dialoghi azzeccati nel trio e le gag con Taggart e Rosewood, il film non lesina una volgarità in svariate battute, alcune memorabili "Voglio presentarti Judy. Ti succhia una pallina da golf dentro un tubo di gomma lungo dieci centimetri, vero, amore?
Impressionante Judy, adesso ci puoi lasciare soli un momento? Allenati con le cannucce. "
Scott come dicevo reduce da successi planetari, sfrutta il potenziale del marchio di fabbrica Murphy con un sequel più action che comedy, con una fotografia alla Black Rain, divertendosi a citare tutti gli action del decennio conservando comunque, fino all’iperbolico finale, tutta l’ironia del caso

lunedì 20 luglio 2020

Picari


Titolo: Picari
Regia: Mario Monicelli
Anno: 1987
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Due vagabondi, Guzman e Lazzarillo, cercano di arrangiarsi nella Spagna del Cinquecento. Si improvvisano servitori, si fingono ciechi, fanno gli attori e cercano di prostituire una bella ragazza. Ma è tutto inutile: dovranno continuare a essere pìcari, ovvero vagabondi che devono badare soprattutto a sopravvivere.

Per me il tempo della tragicommedia storica era uno dei fasti del nostro cinema affidato per lo più alle mani di Monicelli che con Brancaleone, il Marchese e Bertoldo aveva regalato pietre miliari.
Medioevo, età moderna, tutto legato ad alcuni denominatori come la burla, l’episodicità della novella popolare, la libertà esistenziale di chi si fa beffe o truffa il prossimo, e la ribalda cialtroneria dei protagonisti. Anti eroi, romanzo picaresco, Lazzarillo (il cui romanzo era semplicemente divino) e Guzman alternano quella vena anarcoide tipica dell'autore con avventure segnate dalla sfiga, raggiri, grossolanità, battute scurrili, situazioni blasfeme, fame, sesso e denaro e quando si può senso dell'onore e onestà.
Il film non riuscendo ad essere un capolavoro come altre commedie rimane un affresco, una galleria di situazioni alcune decisamente esilaranti e grottesche, altre stemperate o leggermente fuori parte girovagando nelle contrade spagnole alla ricerca di qualunque cosa da mettere sotto i denti dai mendicanti, ai pirati, nobili spilorci e crudeli (Gassman), mentori viandanti ciechi (Manfredi) in uno dei momenti migliori e davvero irriverente e per finire duelli e fanciulle avventurose.



martedì 14 luglio 2020

Street Trash


Titolo: Street Trash 
Regia: Jim Muro
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

In Bowery Street la vita ha un suo tran-tran (pur fra furti, omicidi e violenze carnali). A sconvolgerla (si fa per dire) arriva l'introduzione di un terribile liquore, il Viper, che, ingerito, fa scoppiare (letteralmente) il bevitore

Street Trash è un melting movie (un sottogenere del body horror) un film cazzaro e coraggioso per l'anno in cui era uscito. Un figlio illegittimo e clandestino della Troma. Un prodotto purulento di nefandezze, scene grottesche portate all'eccesso, un horror low budget e uno splatter estremo che dilata ogni cosa che trova cercando di esagerare e portare al massimo temi come quello dell'antropofagia, necrofilia, scatologia, tra risate, urla e scene di degrado urbano che mostrano come location un cimitero di automobili nella Bowery di Manhattan, una terra di nessuno dove tutto è concesso purchè rimanga arginato in quel limbo.
Uno scontro tra ricchi e poveri sulle diseguaglianze sociali dove la banda di barboni derelitti vive obbedendo alle regole di un leader sanguinario e folle tornato dalla guerra del Vietnam con svariati neuroni in meno e un desiderio di vendetta senza eguali che in un gesto di follia nella Manhattan bene uccide un autista spaccandogli la testa dentro il finestrino.
Il film di Muro, operatore di steadycam di molti film horror pur con spunti vagamente fantascientifici è un film provocatorio e allucinato che non lesina sgradevolezze visive, costruendo una galleria di situazioni tragicomiche, crude, violenze carnali, feroci e irriverenti, dove tutti i personaggi sono delle caricature e l'unico rapporto tra benestante e povero e dato dalla ragazza che lavora nello sfasciacarrozze e il fratello minore del protagonista.
Troppe le scene indimenticabili tra tutte la bizzarra partita di rugby con i genitali di un clochard appena evirato. Romero, Morrissey, Kaufmann, Waters e Barker stuprati all'inverosimile.
E'stato definito l'horror più raccapricciante e sessuofilico dell'anno. Muro che poi è scomparso dalle scene come se avesse bevuto anche lui della pozione magica rimarrà nell'olimpo per averci regalato un film figlio del non-sense e del degrado più totale riuscendo a sublimare in qualche modo una materia rivoltante e sgradevole, ai limiti dell'hard.



domenica 15 dicembre 2019

Arma letale


Titolo: Arma letale
Regia: Richard Donner
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Arma letale è il soprannome di un poliziotto dalla pistola facile, Martin Riggs, un reduce dal Vietnam incattivito dalla guerra e dalla perdita della moglie adorata, uccisa da un criminale. Messo in coppia con un maturo poliziotto di colore, Roger, si affeziona a lui e alla sua famiglia. Quando la figlia del collega viene rapita da una banda di trafficanti di droga anche Martin e Roger vengono catturati e torturati.

I buddy movie più famosi includono sicuramente la coppiata Riggs e l'agente Murtaugh.
Bianco e nero, folle e moderato, solitario e con una solida vita familiare, roulotte e cane versus bella villetta con diversi figli, giovane e vecchio, depresso e cauto, instabile e posato.
Le dicotomie potrebbero andare avanti ancora per molto. Assomiglia per certi versi, con poche differenze, all'altra coppiata famosa ma non con i fasti a cui riesce ad arrivare Donner. 
Quei Cates e Reggie di 48 ore diretto da un altro maestro come Walter Hill di cui uscirono solo due capitoli mentre la saga in questione ben tre sequel.
Il punto focale del film è sicuramente quello di essere una manna dal cielo per l'action movie e il poliziesco riuscendo a coniugare ritmo, drammaticità, pathos, divertimento e commedia aggiungendo delle trame mai così convenzionali ma con alcuni squarci sulla corruzione all'interno dei servizi speciali, la politica, la stessa polizia e altri organi di stato che soprattutto in quel periodo cominciavano ad essere presi seriamente in considerazione, senza dover per forza andare a cercare il marcio verso altre culture, ma lavorando in casa propria perchè come dice il detto i pani sporchi si lavano in famiglia.
Senza contare poi l'elemento che più riesce a creare quel sodalizio speciale, appunto le rispettive differenze che creano quell'humus che diventa la convivenza tra due poliziotti all'opposto per metodi e valori e che sempre di più troveranno quell'alchimia necessaria per andare avanti insieme e per imparare uno dall'altro strategie di vita indispensabili. E poi per finire al di là delle mirabolanti scene d'azione, delle coreografie, nonchè sparatorie ed esplosioni, sono proprio i dialoghi tra i due a creare quel qualcosa in più di cui il genere necessitava fino a quel momento perchè tendeva sempre a prendersi troppo sul serio senza aver mai quel tratto ironico.



lunedì 21 ottobre 2019

Manie Manie-I racconti del labirinto

Titolo: Manie Manie-I racconti del labirinto
Regia: AA,VV
Anno: 1987
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

"Labyrinth": una bambina ed il suo gatto attraversano uno specchio e si ritrovano nello strano mondo di un circo viaggiante... "The running man": è il racconto delle vicende di un pilota sopravvissuto ad un terribile incidente stradale... "The Order To cease Construction": uno sfortunato dirigente giapponese viene incaricato di mettere fine a un progetto poco redditizio di costruzioni in una foresta tropicale dominata dai robot e priva di esseri umani...

Quando lasci a briglie sciolte tre autori pazzeschi come Otomo, Rintaro e Kawajiri, il risultato non può che essere una perla rara dell'animazione, in un percorso dove l'eccentricità, la voglia di espandersi, di misurarsi e decifrare realtà e mondi lontani appartiene sempre di più agli orientali che in questo caso usano i territori inesplorati dei generis come un palcoscenico, un teatro indagatore di se stesso e dei suoi protagonisti.
Tre racconti che non possono prescindere l'uno dall'altro collegati da un sottile fil rouge con un bel prologo, che diventano poesia pura, facendoci scoprire un passato, un futuro e un presente come dei sogni ad occhi aperti, dei viaggi verso l'immaginazione più sfrenata ma sempre bilanciata, da chi di mestiere sa come affrontare il cinema con una sua maturità e una sua autorialità ormai indiscussa.
C'è tanta letteratura all'interno di questo lungo a episodi sempre molto diverso, bello, suggestivo e  allucinato, un intenso viaggio dove gli universi si trasformano e ogni autore decide di plasmarli secondo la sua volontà. Un film per alcuni aspetti anche abbastanza politico toccando come nel caso di Rintaro tematiche mature e attente, l'uso spropositato della tecnologia, distaccandosi sempre di più da un certo immaginario collettivo che pone i film d'animazione come film solo d'intrattenimento. Gli orientali e per fortuna non solo loro hanno ormai sdoganato questo pensiero puerile

domenica 29 settembre 2019

Ragazzi perduti

Titolo: Ragazzi perduti
Regia: Joel Schumacher
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una donna divorziata con due figli adolescenti si stabilisce nella casa del padre in un villaggio della California apparentemente tranquillo. In realtà è infestato da una banda di vampiri. Il figlio maggiore si innamora di una bella vampiretta (però suscettibile di normalizzazione), la madre addirittura del capo vampiro

"Dormi tutto il giorno, impazzi la notte, non invecchi mai, non muori mai. Niente male essere un vampiro oggi."
Erano gli anni '80 in cui Schumacher girava ben due cult per il sottoscritto tra cui questo è LINEA MORTALE. Due film che hanno segnato l'infanzia giocando chi con il vampirismo e chi con la sfida con la morte. Entrambi figli di quegli anni dove sicuramente comparivano mille imperfezioni e Sutherland diventava, anche se per poco, l'attore feticcio del regista.
Lost boys aveva qualcosa di immortale, non faceva mai paura ma creava una strana atmosfera in grado di ammaliare e creare una certa suspance. Per lo meno giocando con alcuni luoghi comuni del vampirismo ma senza renderli mai banali, con un manipolo di attori più che perfetti, musiche e abbigliamento figli di una cultura hippie (People are strange dei Doors all'inizio) e di una California pervasa da sotto culture e luna park sulla spiaggia e Santa Carla capitale mondiale degli omicidi con volantini di missing childs e non solo.
Ribellione contro le regole degli adulti, un Peter Pan all'incontrario, un mix di horror e commedia, molto commedia all'inizio e un po' più horror, tendente allo splatter nel finale, molto funzionale e con alcuni momenti imprevedibili e di forte suggestione. Ragazzi perduti trova la sua vena cult inserendo tanti elementi in un perfetto gioco della bilancia dal tono scanzonato, per la riuscita commistione fra spaventi e risate, per l'idea, estremamente riuscita, di inserire la figura vampirica in un contesto adolescenziale facendo diventare il non morto, glamour, giovane e sensuale.
Assieme a Giorno di ordinaria follia, LINEA MORTALE e Blood Creek rimangono i film migliori del regista.
Ragazzi perduti è I GOONIES con i vampiri!

lunedì 11 marzo 2019

Robocop


Titolo: Robocop
Regia: Paul Verhoeven
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una poliziotto è catturato da una banda di gangster cui dava la caccia, torturato e ucciso. Ma qualcosa di lui rimane viva e viene innestata in un robot che il capo della polizia fa adottare dal corpo per gli incarichi più pericolosi (è invulnerabile). Ma il robot ha la memoria dell'agente ucciso e, riconosciuti i suoi carnefici, dà loro una caccia spietata, sterminandoli (e uccidendo il loro capo, un alto funzionario della polizia).

Verhoeven negli anni '90 ha girato tre film con cui verrà ricordato nella storia del cinema.
ROBOCOP, ATTO DI FORZA, Starship Troopers. Con questa trilogia poteva smettere di fare film e guardare quanto in futuro avrebbero saccheggiato dai suoi film.
Quando la scifi incontra il dramma, l'action, le intuizioni narrative, il tutto con un abbondante dose di violenza e di pessimismo dove le multinazionali si sostituiscono all'amministrazione pubblica, il governo e la politica sono più corrotti che mai e i criminali imperversano nelle strade come bande senza limiti e controllo spesso spalleggiati dalle forze dell'ordine.
La giustizia personale diventa uno dei motori più interessanti del film, staccandosi da una logica e una politica più reazionaria per cercare un'anarchia personale, come nel caso di Murphy, finendo per essere solo contro tutti. Sembra la versione per certi aspetti hi tech del GIUSTIZIERE DELLA NOTTE uscito nel '74.
Lo stile inconfondibile del regista appare dall'inusitato tasso di violenza, fuori e dentro le strade, di un trucco e un make up sempre ai massimi livelli grazie a Rob Bottin.
La trilogia scifi del regista si è dimostrata più intelligente e attenta che mai a scoprire e denunciare gli orrori che stavano per prendere vita, dando sempre delle idee molto valide in una matrice che non dimentica mai la politica ma la segue misurandone la temperatura in tutti i suoi film, mettendola quasi sempre alla stregua e agli intenti della psicologia criminale.



Dominatori dell'universo


Titolo: Dominatori dell'universo
Regia: Gary Goddard
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Il malvagio Skeletor, despota del pianeta Eternia, vuole impadronirsi di tutti i regni delle galassie. Per raggiungere il suo scopo imprigiona la Maga Benevola. Per liberarla partono l'eroe He Man e i suoi fidi con la chiave cosmica inventata dal nano Gwildor. Ma un errore li fa precipitare sulla Terra dove incontrano Julie e il suo ragazzo Kelvin che sono entrati in possesso della chiave cosmica. Dopo un epico duello tra He Man e Skeletor, il bene trionfa.

Nemmeno da piccolo ero un fan di He Man. Dei cattivi però sì, come quasi sempre quando scopri una galleria di mostri venuti da altri pianeti. E poi c'era la tigre.
Qui dobbiamo scegliere da che punto di vista sviluppare la recensione. Goddard è stato troppo sfortunato e dopo questo flop ha girato roba ancora più misera per essere poi definitivamente abbandonato.
Allora il nostro Lundgren, uno dei padri dei film di serie b, girava in quel fortunato periodo grazie ad un fisic du role invidiabile, sotto prodotti come quello del punitore e altre tamarrate comunque da vedere e solo in alcuni casi da riscoprire.
Qui tanti limiti erano dettati dal budget, sulla scelta di un cast che mostrava e regalava interpretazioni spesso al limite del ridicolo dove forse l'unico a salvarsi, sempre nel territorio del trash, era Langella in un inquietantissimo Skeletor (merito anche del bellissimo trucco, studiato da Moebius). Il problema era che il film, quando venne sviluppato, aveva come target brufolosi adolescenti che guardavano i cartoni, anch'essi brutti, e che non avevano mai invece letto il fumetto originale da cui è tratto. I veri destinatari volevano essere gli adulti, come di nuovo in questi anni stanno dimostrando.
Combattimenti coreografati in modo molto superficiale (sembra di vedere il combattimento finale tra David Lo Pen ed Egg Chen nel tempio) e poi ridateci il mitico castello di Grayskull e la cittadella del serpente dimora del terribile Skeletor.
Qualcuno lo ha definito i dominatori del trash, un film talmente brutto e sconclusionato da fare un testa coda e diventare un capolavoro.


giovedì 30 agosto 2018

Creepshow 2


Titolo: Creepshow 2
Regia: Michael Gornick
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un altro horror a episodi, ispirati a un noto giornale a fumetti e alle storie di Stephen King. Nel primo una statua indiana in legno esposta in un emporio si anima per vendicare la morte dei proprietari. Nel secondo un gruppo di giovani campeggiatori è ingoiato da una strana macchia vischiosa in mezzo a un lago. Nel terzo un'automobilista mette sotto un passante, ma è perseguitata dal suo fantasma.

Anche se particolarmente datati, i tre episodi del sequel dei racconti dello Zio Creepy in sè hanno sempre alcuni elementi in grado di destare attenzione o trasmettere qualche piccola iniezione di paura.
Dagli antichi spiriti, un Golem in salsa sioux, ad una macchia putrida che infesta i laghetti e ingolla le persone, un Blob acquatico, fino all'ultimo episodio dove l'omicidio di un passante diventa l'incubo di una ninfomane in carriera.
Qui a differenza degli scorsi tre racconti Romero è solo in veste di sceneggiatore, mentre la regia viene affidata al suo ex assistente, Michael Gornick.
Gli episodi di Creepshow 2 sono tratti da tre racconti firmati dal maestro del brivido Stephen King. I titoli originali sono nell'ordine Old Chief Wood'n Head, The Raft e The Hitchhiker.
In alcuni momenti The Creep è interpretato da un attore in carne ed ossa: sotto al pesante trucco si cela infatti un irriconoscibile Tom Savini. Stephen King ci regala un suo simpatico cameo nell'episodio conclusivo, interpretando uno strampalato camionista.
Nell'insieme tutti e tre gli episodi si lasciano guardare con il secondo che appare il meno convincente se non nella macabra scena in cui il protagonista cerca di farsi la bella di turno ma questa è ormai stata divorata dal Blob, e proprio nel secondo episodio sembrava quasi per certi versi una di quelle scene da cui poi si è ispirato Eli Roth per il suo CABIN FEVER.

giovedì 4 gennaio 2018

Alieno


Titolo: L'alieno
Regia: Jack Sholder
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Perché un uomo tranquillo si trasforma improvvisamente in un pericoloso rapinatore di banche e in uno spietato assassino? E perché, dopo la cattura, l'uomo muore in ospedale e contemporaneamente un altro paziente si trasforma in una belva assetata di sangue? Questi ed altri inspiegabili fatti sono provocati da un mostruoso extraterrestre che usa, come fossero vestiti, ora questo ora quel corpo, non importa se uomo o donna o animale. Saltando da un corpo all'altro, l'essere progetta di impadronirsi del potere "occupando" il corpo del presidente degli Stati Uniti. Soltanto uno strano agente del F.B.I. sembra capace di contrastare il mostro, mentre la polizia non sa "che pesci pigliare". E l'agente è l'unico in grado di dare seri grattacapi all'orribile parassita, dal momento che egli stesso é un extraterrestre: anzi, proviene dal medesimo pianeta del criminale alieno, cui da molto tempo sta dando la caccia.

Istant cult di sempre. Il film di Sholder è una delle pietre miliari della sci-fi.
Vero gioiello della fine degli anni '80, The Hidden ha diversi elementi originali oltre che mostrare uno degli alieni più terribili e schifosi della storia del cinema grazie anche ad un funzionale uso degli effetti speciali artigianali.
Una specie di ragno, un prototipo di ALIEN che passa di corpo in corpo come per Cosa(1982)
ed esplorando diversi generi tra l'horror e il thriller d'azione metropolitano. Un film dove i topoi di genere fanno da padrone dalla perfetta e affiatata coppia di detective, ai vari predestinati ad essere "posseduti", alle mire espansionistiche dell'alieno che punta alla presidenza e un ritmo che per tutta la durata non perde mai colpi.
Il film inspiegabilmente colpisce proprio nelle scene in cui vediamo gli umani "presi in prestito" dall'alieno e quindi una serie di gesti e azioni bizzarre alcune grottesche e senza risparmiare nulla (la scena iniziale la dice lunga) con altre abbastanza comiche. Rientra a pieno in quel gruppo di film che stava cercando di ridare forma al concetto dell'invasione aliena a differenza dei film come quello di Siegel del '56. Un'invasione dunque che è già avvenuta, che qualcuno riesce a vedere e altri no, che sembra passare in sordina e infine con le mire espansionistiche dell'alieno lo script mostra un sotto testo politico interessante che poteva cercare di scavare più a fondo anche se il climax finale è indimenticabile.




giovedì 14 dicembre 2017

Nightmare 3-I signori della notte

Titolo: Nightmare 3-I signori della notte
Regia: Chuck Russell
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Le vittime degli incubi del perfido Freddy Krueger si alleano e, in un sogno collettivo, lo sconfiggono. Terza e, forse, tra le più interessanti puntate della saga del mostro di Elm Street.

Nightmare 3- I signori della notte non è solo uno dei capitoli più riusciti e memorabili della saga, ma anche uno tra i più violenti, mettendo tutti d'accordo su una scrittura mai così viva e ricca di spunti e sorprese da ampliare nell'arco narrativo.
A partire dall'istituto psichiatrico, le istituzioni, la religione e quindi la suora (forse in alcune scene ancora più terrificante di Freddy), la storia e il passato di Krueger per finire nella solita mattanza finale che non esclude niente e nessuno.
Uno degli elementi più riusciti del film è sicuramente l'atmosfera e il ritmo sempre incessante senza contare la sperimentazione e i passi raggiunti con gli effetti speciali artigianali e di una maestosità incredibile come la scena del televisore, all'interno dell'istituto dove Freddy si traveste prendendo forma in ogni dove e il dubbio se quella che vediamo è realtà o sogno.
L'idea alla base del film, l'assunto, continua a rimanere un vulcano prezioso di idee dove Russel e Darabont (regia e scrittura assieme a Craven) sembrano divertirsi un sacco e danno prova di mettere su uno spettacolo, un luna park di sorprese e sangue, nonchè di orrori e di incubi davvero originale e che pone la saga per quello che è ovvero una delle idee e saghe piùimportanti dell'horror di sempre.



mercoledì 19 novembre 2014

Signore del Male

Titolo: Signore del male
Regia: John Carpenter
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

In una chiesa di Los Angeles si scopre un cilindro vecchio di sette milioni di anni dov'è racchiuso un liquido verde che, secondo un antico codice, contiene il Male che sta per scatenarsi.

Bastano due righe e uno spunto al maestro dell'horror per trasformare la merda in oro.
Prince of Darkness dalla sua mischia temi del cristianesimo con soluzioni scientifiche e leggi sulla fisica quantistica, trovandosi così nella prima parte a farci entrare in questa struttura e comprendere, grazie ad una musica dello stesso regista capace di creare suspance ad ogni singola nota, la contaminazione che sta avvenendo quasi come una sorta di sinossi apocalittica.
Dalla scelta di creare un'equipe multidisciplinare (fisici, biologi e radiologi di ambo i sessi) scelta che si rivela funzionale e in grado di coinvolgere ancora di più lo spettatore con i diversi punti di vista, Carpenter non si perde in un misticismo fine a sè stesso e nemmeno cerca di dare spiegazioni o una ferrea presa di posizione sui temi trattati, frenando in tempo per lasciare spazio all'azione cruenta che arriva interna ed esterna come le due facce del cinema di Carpenter e il suo bisogno di ritornare a parlare dell'eterna lotta tra il Bene e il Male anche se con temi e struttura completamente diversi dalle altre sue opere.
L'inspiegabile, l'insondabile, quella che prima di lui hanno raccontato e creato nell'immaginario collettivo Lovecraft, Chambers e altri, il male assoluto, qui di nuovo si affaccia da un'altra dimensione sulla nostra, rivelando un ordine delle cose diverso da quello che gli uomini si prefiguravano e i cui lo stesso Carpenter con ESSI VIVONO ha tagliato quel cordone ombelicale liberandoci forse da alcune pesanti catene.
Icona sui generis Carpenter ancora una volta ha il merito di misurarsi con lo straordinario rendendolo quasi ordinario o almeno portando lo spettatore a riflettere su come alcuni pieghe potrebbero cambiare o come forse hanno sempre modificato, la società, ai nostri occhi.

domenica 2 novembre 2014

Visione del Sabba

Titolo: Visione del Sabba
Regia: Marco Bellocchio
Anno: 1987
Paese: Italia/Francia
Giudizio: 4/5

Il tribunale incarica uno psichiatra di esaminare una psicolabile, accusata di omicidio, che crede di essere una strega. Il medico viene travolto dalle visioni e dal torbido fascino della donna.

Scritto dal regista con Francesca Pirani, la Visione del Sabba è un film interessante per cercare di dare uno sguardo da un lato alla malattia e dall'altro alla capacità di lasciarsi incantare dal fascino femminile. Entrambi elementi che si sposano con le tematiche che da sempre interessano Bellocchio come le nevrosi del cittadino, l'intolleranza, etc.
Ci sono molti incontri, scontri e contrasti in questa difficile trasposizione.
Un'opera senza dubbio sperimentale, che si interessa di narrare e descrivere oltre che immaginare alcune situazioni e realtà.
La coreografia nel bosco del ballo del Sabba tra le ragazze di Raffaelle Rossellini, sono belle quanto affascinanti, per restituire alla danza e al movimento corporeo quell'importanza che poi è andata a mancare, trascurata e messa al rogo oltre che forse semplicemente non capita e per questo condannata ( tra l'altro proprio in questa scena un'attrice denunciò il regista per non aver fermato, anzi ha spinto sul realismo, una violenza nei suoi confronti durante una scena di sabba, quasi da snuff).
Diciamo che un'ottima prima parte del film si occupa di comunicare con dialoghi e facendoci scoprire i personaggi tutti bene o male durante il giorno mentre la notte è riservata ai sogni angosciosi, alle fantasie e soprattutto all'ebrezza di poter vivere alcuni momenti tutti in gruppo attorno al fuoco.
La visione del Sabba è sospeso tra le suggestioni di una fotografia che riprende i quadri fiamminghi, e un erotismo misterioso e malato, mettendoci vicino al delirio e la razionalità che combattono un corpo a corpo serrato tra la paura di abbandonarsi alle pulsioni sessuali e il desiderio di una libertà che non pone limiti, che si nutre di riti magici, di cerchi di fuoco, di danze con il diavolo.
Nel finale poi quando gli incubi notturni portano David al crollo, soprattutto nel fantastico rivivere di un sabba sfrenato, in cui egli gioca in conclusione il ruolo della vittima, David viene infine abbandonato dalla moglie e rimane ingabbiato nelle proprie visioni, finché si congiunge in un amplesso con la "strega" Maddalena che, condotta poi al rogo, vede proprio David appiccare il fuoco alla catasta; nella quale però essa rimarrà incombusta, sorridente e vittoriosa.
A parte il finale volutamente d'effetto e con alcuni doppi sensi, Bellocchio però sembra voler dare un suo sguardo laico, senza puntare il dito in particolare contro le istituzioni religiose, cercando di dare tutte le risposte dallo sguardo del giovane psichiatra.