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domenica 15 ottobre 2017

Più grande sogno

Titolo: Più grande sogno
Regia: Michele Vannucci
Anno: 2016
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Mirko è appena uscito di prigione. Alla soglia dei quarant'anni vuole ricominciare da capo, recuperando il rapporto con la compagna Vittoria e le figlie Michelle e Crystel, ma non è facile: se Vittoria e Crystel lo accolgono con fiducia, Michelle lo guarda con diffidenza e ostilità. L'occasione per rifarsi una vita sembra arrivare da un'improbabile candidatura: Mirko, a suo modo popolare nella borgata degradata in cui vive, viene eletto presidente del comitato di quartiere, e si appresta a cambiare le circostanze non solo sue ma di tutti coloro che lo circondano. Ad affiancarlo è l'amico di sempre, Boccione, prodotto dell'incuria e dell'incultura del suo ambiente ma dotato di buon cuore e buone intenzioni. Per entrambi il rischio del fallimento è dietro l'angolo, come è vicino il pericolo di una ricaduta nel vecchio giro di malaffare. Riuscirà Mirko a trovare la sua strada e a costruirsi una nuova identità?

I viaggi di redenzione sono materiale vasto e infinito. Di solito è un tema che appartiene ad una grossa fetta del genere drammatico. In questo caso l'utilizzo fatto all'interno del film e la buona catarsi dell'attore che interpreta se stesso Mirko Frezza è stata una sfida interessante e rischiosa che l'opera prima di Vannucci con difficoltà e momenti che faticano a decollare riesce a dare credibilità e spessore ad una storia molto popolare e populista, il tipico "borgata-movie".
Chiariamo subito: se non ci fosse stato Alessandro Borghi che nel film ha un ruolo molto importante da co-protagonista, il film avrebbe sicuramente patito una recitazione non sempre in grado di dare pathos e enfasi a sufficienza nonostante uno dei più grandi sforzi sia stato quello di superare gli stereotipi di genere e renderlo passionale e appassionato.
Vannucci si concentra molto sul linguaggio e il dialetto romano è iconico nel cercare di farci comprendere il microcosmo e la sotto-cultura in cui vivono questi borgatari in particolare il nostro ex-pregiudicato che ha passato tra il suo quartiere e Regina Coeli, sempre diviso fra gli “impicci” di casa e i castighi del carcere.
Dramma, pesanti rapporti familiari e con la gente del quartiere, un passato che torna o che meglio non lo ha mai abbandonato, della paura ha provare a fidarsi (non vuole nemmeno mettere una firma quando viene eletto) una figlia che non accetta che il padre durante la carcerazione non abbia voluto vederla e infine una redenzione compromessa quando dall'altra parte il tentativo di tornare a delinquere e dietro l'angolo.

L'idea buona del chi "ce sta a provà" nonchè trasformare la realtà in fiction semidocumentaria è buona, a tratti purtroppo ma speriamo che sia solo una questione di tempo, la regia e soprattutto la ripresa stilisticamente è abbastanza piatta, fatta quasi esclusivamente di un'insistente mdp a spalla che cammina con i personaggi e si chiude quasi sempre sulla faccia stralunata di Mirko.