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giovedì 16 luglio 2015

Escobar-Paradise Lost

Titolo: Escobar-Paradise Lost
Regia: Andrea Di Stefano
Anno: 2014
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Nick segue il fratello nel sogno di vivere in Colombia, sulla spiaggia, in un vero e proprio paradiso terrestre. Lì conosce Maria, di cui s'innamora perdutamente. Ci sono però alcuni problemi con due fratelli del posto, che non amano l'idea che dei canadesi vivano nel loro bosco. Nick ne parla una sera con l'amatissimo zio di Maria, un uomo dal carisma insuperabile, che riesce nella magia di occuparsi generosamente del suo paese come della sua famiglia. Il giorno dopo, i focali fratelli piantagrane vengono trovati appesi a testa in giù, carbonizzati. Perché lo zio di Maria è Pablo Escobar, e nessuno sfugge a Pablo Escobar. Per Nick, il sogno d'amore e libertà cede progressivamente il posto al peggiore degli incubi.

A grandi attori spettano memorabili performance.
Benicio Del Toro è ovviamente uno di questi con la maiuscola per la sua capacità di entrare dentro i personaggi e farli suoi.
Andrea Di Stefano è un attore italiano trasferitosi a New York che esordisce con questo solido e robusto film che oltre portare in vita parte della biografia di Escobar, riesce nell'ardua impresa di convincere e creare un film indiscutibilmente riuscito, analizzandolo sotto profili diversi.
Del Toro deve essere rimasto affascinato dal progetto tanto da aver aiutato lo stesso regista nella campagna per ottenere fondi. Di Stefano con 25 milioni di budget crea un'opera molto ambiziosa che non cede mai il passo all'inverosimilità ma scandisce un arco temporale con una tensione e una suspance eccellente. Da notare come nel film non compaia nemmeno un produttore italiano ma in particolare Francia, Spagna e Belgio a fare da padrone.
E ora Escobar, quell'uomo che parlava con Dio prima di ordinare i più atroci massacri, che cantava struggenti canzoni d'amore alla moglie, che leggeva le fiabe ai figli, ma non si fidava nemmeno dei collaboratori più stretti.
Il lato interessante del film, al di là della parentesi sulle caratterizzazioni purtroppo lacunose, quando non c'è un attore in grado di tenere testa a Benicio, è quello di creare una storia d'amore, una geografia della Colombia, tanti piani temporali che nonostante tutto non danneggiano la narrazione, un tessuto sociale in cui nemmeno i familiari conoscono il patron e infine le scelte di Nick, del fratello, della fuga e dello sgomento di fronte a un incubo e un viaggio negli inferi che non può che portare ad una sconfitta.

Forse qualche altro regista avrebbe cambiato il finale, mostrando Nick forte e risoluto, mentre invece il regista ha scelto grazie anche ad una sceneggiatura molto attenta a delineare limiti e a non creare paradossi, di scegliere la strada più reale e vera, quella che in fondo fa più male ma mostra purtroppo la sintesi delle maschere del narcotraffico e del potere dilagante della corruzione.