Il film segue la vicenda di un truffatore e della sua ascesa ai vertici della corruzione che ha circondato la bolla immobiliare dopo l'arrivo dell'euro in Spagna.
El correo è l'ennesimo film
sull'ascesa di un criminale che dal basso riesce a raggiungere i
massimi vertici passando per la politica, gli omicidi, i tradimenti
scegliendo le donne dei capi e molto altro ancora. Calparsoro è il
Sollima spagnolo, quello che sembra avercela fatta se non altro
perchè il film è confezionato in maniera ineccepibile con una messa
in scena formidabile e un impiego di moltissimi mezzi e location.
Calparsoro ha trovato in Luis Tosar una specie di attore feticcio se
non altro per la totale malleabilità dell'outsider spagnolo. Del
resto ha girato diversi film interessanti su commissioni e
commistioni di genere da TUTTI I NOMI DI DIO, BOX 314, la serie
ancora non tradotta da noi EL CASTIGO che promette non bene ma
benissimo.
Un film eccessivamente formulaico nel suo riproporre per l’ennesima volta un plot basico, tanto che sembra di assistere ad una classica operazione di copia / incolla senza nemmeno quel pizzico di originalità nella gestione non soltanto degli stereotipati personaggi ma anche dei colpi di scena, uno più prevedibile dell’altro. Soltanto l’epilogo è parzialmente fuori canone, per quanto anch’esso non certo originale, e i numerosi riferimenti al contesto storico e sociale di una Spagna che prima ha affrontato l’entrata nell’Euro e poi la crisi economica globale sono troppo superficiali per risultare effettivamente appassionanti.
Con El Correo ci troviamo davanti ad una pellicola stanca, un’inflazionata rivisitazione di quegli action-thriller che vedono come protagonista un ragazzo proveniente dal mondo del proletariato arrivare a guadagnare una caterva di soldi grazie al suo fiuto per gli affari criminali, per poi spenderli tra feste nei night club all’insegna della lussuria, belle macchine e hotel di lusso, senza pensare alle possibili conseguenze.
Un film eccessivamente formulaico nel suo riproporre per l’ennesima volta un plot basico, tanto che sembra di assistere ad una classica operazione di copia / incolla senza nemmeno quel pizzico di originalità nella gestione non soltanto degli stereotipati personaggi ma anche dei colpi di scena, uno più prevedibile dell’altro. Soltanto l’epilogo è parzialmente fuori canone, per quanto anch’esso non certo originale, e i numerosi riferimenti al contesto storico e sociale di una Spagna che prima ha affrontato l’entrata nell’Euro e poi la crisi economica globale sono troppo superficiali per risultare effettivamente appassionanti.
Con El Correo ci troviamo davanti ad una pellicola stanca, un’inflazionata rivisitazione di quegli action-thriller che vedono come protagonista un ragazzo proveniente dal mondo del proletariato arrivare a guadagnare una caterva di soldi grazie al suo fiuto per gli affari criminali, per poi spenderli tra feste nei night club all’insegna della lussuria, belle macchine e hotel di lusso, senza pensare alle possibili conseguenze.