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giovedì 7 giugno 2018

Lowlife


Titolo: Lowlife
Regia: Ryan Prows
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Le sordide vite di un tossicodipendente, di un ex detenuto e di un lottatore si scontrano tra loro.

Tra Jodorowski e Dupieux, l'indie di Ryan Prows è davvero una piccola chicca interessante.
Un film che dentro ha un'amore per il cinema e un desiderio di mettercela tutta che sembra suggerirtelo minuto dopo minuto.
Un film dove dentro c'è la passione, la voglia di creare e credere in qualcosa di difficile ma di possibile e quindi senza avere un grosso budget riesce a misurarsi bene con ciò che possiede e parlo ovviamente dei mezzi contando comunque l'ottima messa in scena.
Un film che arriva dritto dritto dai festival di quelli che stai pur certo che non ti capiterà mai di vedere a meno che tu non sia un soggetto con una dipendenza forte da cinema.
Tra ironia, scene splatter, vuoti di memoria che portano le persone a fare cose o a svegliarsi imbracciando arti di persone, inseguimenti che fanno morire dal ridere, il film corale di Prows è di sicuro qualcosa di non convenzionale intuibile già dal mix di generi passando dal Mostro, un disgraziato wrestler messicano che lavora come scagnozzo al saldo di un boss a Cystal, una tossicodipendente che è alla disperata ricerca di un rene nel mercato nero degli organi per salvare la vita di suo marito e infine Randy, appena uscito dal carcere.
Un PULP FICTION dei poveri verrebbe da dire ma averne di film del genere. Tanto di cappello