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martedì 21 maggio 2013

Come un tuono

Titolo: Come un tuono
Regia: Derek Cianfrance
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un misterioso quanto mitico pilota di motociclette, Luke, lascia lo spettacolo ambulante del "globo della morte" in cui si esibisce per sfrecciare a tutta velocità nelle strade secondarie di Schenectady, nello Stato di New York. È alla ricerca disperata della sua ex ragazza, Romina, che da poco ha partorito di nascosto suo figlio. Nel tentativo di riuscire a provvedere alla sua nuova famiglia, Luke lascia il lavoro nei luna park e commette una serie di rapine in banca aiutato anche dalle sue straordinarie capacita` di pilota. Ma la posta in gioco si alza quando Luke si trova ad affrontare un ambizioso ufficiale di polizia, Avery Cross, deciso a fare carriera in un dipartimento di polizia in cui dilaga la corruzione

L’elemento più complesso e più evidente è proprio la struttura narrativa. I tre atti del film incidono profondamente sul giro di boa dei protagonisti attraversando il microcosmo del piccolo cerchio di quattro personaggi. L’impressione è un distacco nettissimo rispetto al dramma attuale di BLUE VALENTINE. Delle scelte e delle intenzioni tagliate di netto che vogliono arrivare a dare un significato e una precisa presa di posizione sul determinismo rigido applicato da Cianfrance.
Anche se ho preferito la prima parte, è un intenso dramma poliziesco che a volte soffre di alcuni bruschi cambiamenti e in alcune parti sicuramente meno travolgenti come l’amicizia tra i due figli e tutta la terza parte del film.
Momento cult all’inizio con la scena delle moto nella gabbia il tutto condito da una strepitosa colonna sonora di Mike Patton.
Un film anche sulla corruttibilità dell’anima, del successo, della propria sensibilità. Un film sul concetto di giustizia e sulle scelte personali che dovrebbero condurre verso uno stare in pace con la coscienza e sul prendersi le proprie responsabilità senza poter scappare dal passato.
Tre blocchi consequenziali dunque che offrono nuovi spunti attraverso cui Cianfrance disegna il suo cinema e le sue strutture narrative. Pochi, anche se ci sono e risultano alquanto fastidiosi, i lati che non convincono e che rendono la storia a tratti difficile da seguire.