Titolo: Cane di paglia
Regia: Sam Peckinpah
Anno: 1971
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Campagna scozzese. Un professore
americano viene ad abitarvi con la giovane moglie, che è nata lì.
Lui studia e lei si annoia. Alcuni vecchi amici della ragazza,
sollecitati dalla sua civetteria, la violentano. Rabbiosa reazione
del marito, creduto un pavido.
C'era una volta LA FONTANA DELLA
VERGINE il primo film sul filone revenge movie uscito l'anno
precedente a firma di un grande autore come lo era Ingmar Bergman.
Il vecchio film in b/n del regista
svedese ragionava su un tema semplice ma che fino a prova contraria
sarebbe stato uno degli elementi più abusati nel cinema a venire
come quello della violenza.
Trattare un tema come quello della
giustizia personale e sommaria era materia complessa, ostica, perchè
tirava fuori il peggio dell'animo umano e lo riversava sulle vittime
come sfogo in una violenza senza pari fondamentalmente rispondendo al
quesito che ogni persona sembra dal cuore d'oro finchè non gli
toccano la famiglia.
Rispetto ad una filmografia improntata
sul western con film dai toni molto più crepuscolari, Cane di paglia
sembra essere una scheggia impazzita, un film molto più violento,
un'opera minore dal punto di vista delle maestranze impiegate sul set
e per la scenografia (un home invasion) e il budget volgendo questa
sua creazione su un evento drammatico che sembra oggi giorno preso da
un qualsiasi evento di cronaca diventando ormai routine nella
globalizzazione dell'indifferenza che ci vede al giorno d'oggi tutti
complici silenziosi.
Il cinema riflette alla base
dell'ideologia presente nel film su tanti aspetti, uno dei quali ho
apprezzato di più e che grazie ad un attore come Hoffman è stato
possibile e parlo di quel cambiamento, insito in ognuno di noi, che
ci porta a trasformarci in killer spietati o carnefici disposti a
fare di tutto per poi, fatta giustizia, tornare a piangere e a
dispiacerci per quanto successo come se fosse qualcosa che in fondo
non ci appartiene. Lavorare su questi elementi e portare alla pazzia
una persona comune, colta e raffinata, rappresentava proprio in
quegli anni, uno studio sociale importante e interessante che il
cinema non ha mai smesso di osservare e indagare.