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lunedì 22 febbraio 2016

Much Loved

Titolo: Much Loved
Regia: Nabil Ayouch
Anno: 2015
Paese: Marocco
Giudizio: 4/5

Noha è una prostituta di Marrakesh, che vive con le compagne di lavoro Soukaina e Randa. Said è il loro autista e tuttofare, l'unica figura maschile positiva di questo universo notturno e umiliante. La presenza nei nightclub cittadini un gruppo di "generosi" sauditi impegna le serate di Noha e Soukaina, mentre Randa si dissocia, inseguendo altri interessi. Di giorno, Noha indossa il velo e un abito senza forma e fa visita alla madre, che si prende cura di suo figlio. La donna, neanche a dirlo, non si esime dal rimproverare con disprezzo le scelte di vita della figlia, salvo poi chiederle soldi in continuazione, pur conoscendo benissimo la loro provenienza. La vita delle tre ragazze e di Hilma, che si aggiunge al gruppo strada facendo, è rischiosa e fatta di abusi e illusioni che s'infrangono all'alba, ma la loro unione e la loro vitalità sanno spesso trasformarla in un'occasione di allegria e di affetto reciproco.

Much Loved tratta un tema scomodo, all'interno di una città bella e importante, in uno dei paesi musulmani più liberali e riformisti.
Il film di Ayouch è una critica senza mezzi termini al maschilismo imperante, su questo non ci sono dubbi, ma è anche e soprattutto la quotidianità di un gruppo di donne assolutamente protagoniste.
Da un lato gli eccessi e la "gentilezza" dei sauditi che criticano i maschi europei e la destrezza di Noha e delle sue amiche a cercare di guadagnare più soldi possibili per sostenere il gruppo e la sua famiglia. Much Loved continua e allarga la sua critica alla corruzione della polizia, alla povertà del maschio, spogliato dell'abito del potere e via dicendo, trovandosi però in difetto quando anzichè approfondire si limita ad osservare e da questo punto di vista che risulta ancora più anomalo l'accanimento che c'è stato verso il film.
Come pura espressione di un buon cinema popolare dalla forte impronta autoriale, la pellicola, vietata in Marocco, è stata considerata un’offesa dei valori morali e della visione della donna marocchina, oltre che dell’immagine del paese.
Come se non bastasse, la realizzazione del film ha portato a numerose minacce di morte sia per il regista (purtroppo pratico della poca libertà d’espressione) sia per le attrici.
Avendo ricevuto diverse minacce, il regista ha dovuto prendere delle guardie del corpo per sé e per le protagoniste del film, suscitando una vasta reazione di solidarietà nell'ambito della comunità cinematografica internazionale, e nell'ambito degli ambienti culturali e giornalistici del Marocco.