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venerdì 28 febbraio 2025

Rumours


Titolo: Rumours
Regia: Evan Johnson, Galen Johnson, Guy Maddin
Anno: 2024
Paese: Canada
Giudizio: 3/5

Sette primi ministri si incontrano in Germania per il G7. Sono chiamati a stilare insieme un testo importante per affrontare una crisi mondiale, ma finiranno coinvolti in una serie di vicende misteriose e impreviste che complicheranno in modo inesorabile l'andamento delle cose, fino a stravolgerle del tutto.
 
Rumours è una dark comedy con un'idea ambiziosa e brillante che poteva regalare originalità e spunti di una satira politica avvincente mentre invece sembra perdere colpi con il passare della narrazione. Perchè c'è mistero, segreti tra capi di stato con tanto di flirt e amori nascosti, amicizie e alleanze come tra il presidente americano e quello italiano, elementi grotteschi che in parte sfociano nel fantasy e nell'horror soprattutto verso il terzo atto. La crisi mondiale diventa così la crisi dei sette leader che da una cena al gazebo in riva al mare sentendo dei rumori e poi il silenzio assoluto cominciano a trovarsi resti di popolazioni antiche, cervelli giganti, sparizioni. Sembra Bertrand Mandico che incontra Agatha Christie con tanto di scontro finale e l'arrivo di una sorta di legione straniera di esseri che mineranno le certezze dei capi di stato

mercoledì 1 gennaio 2025

Beast (2023)


Titolo: Beast (2023)
Regia: Bertrand Morello
Anno: 2024
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Nel futuro, la tecnologia e l'intelligenza artificiale hanno creato un mondo sicuro ed efficiente ma scarno di emozioni. Come tutti, Gabrielle ha la possibilità di "purificare" il suo DNA dai traumi delle vite passate, ma l'incontro con Louis creerà un legame tra tre periodi temporali - 1910, 2014, 2044 - in cui diverse versioni dei due personaggi si trovano a confrontare un grande amore secondo i codici di ciascuna epoca.

Beast è un film scifi molto complesso e stratificato. Presente, passato, un esperimento per poter vivere e farsi guidare in altre realtà mischiando emozioni e sentimenti e cercando una grande storia d'amore. 150' in cui l'intreccio tra i due protagonisti comincia ad abbassare il pedale rivelando intrecci, drammi, fragilità e una storia meno banale del previsto anche se con continui rimandi e stacchi di montaggio intrecciando lo spazio tempo in tre differenti epoche ma spesso rimanendo così incollato sui personaggi da farne perdere i topoi geografici. Morello dopo NOCTURAMA e altri film, conferma di essere un regista e autore atipico affascinato dalle stranezze dell'animo umano e da un'idea evocativo-paranoica di una catastrofe sempre dietro l'angolo, la "bestia" ineluttabile e sfocata che un secolo dopo lo scritto di James si adatta perfettamente ai timori della nostra epoca.

martedì 19 novembre 2024

Shadows Strays


Titolo: Shadows Strays
Regia: Timo Tjahjanto
Anno: 2024
Paese: Indonesia
Giudizio: 3/5

Dopo una missione non pienamente riuscita in Giappone, 13 viene sospesa dall'Ombra, la società segreta per cui lavora. Poi incontra Monji, undicenne rimasto orfano, e si lega a lui. Quando il ragazzino viene rapito, lei entra in azione per ritrovare il suo unico amico, anche a costo di scontrarsi con il suo mentore e con l'organizzazione segreta di cui fa parte.
 
Tjahjanto è uno dei Mo Brothers ovvero coloro che hanno ridato spinta, vigore, mazzate, violenza e horror confezionando dei piccoli gioielli del cinema di genere. MACABRE, NIGHT COMES FOR US, KILLERS, HEADSHOT, MAY THE DEVIL TAKE YOU, MAY THE DEVIL TAKE YOU TOO, V/H/S 94, V/H/S 2. Insomma giovani, pieni di talento e di idee che si sono espresse perlopiù nell'horror e nelle arti marziali. Shadows Strays segue una sua politica d'autore lasciando spazio ai complotti, al revenge movie, alla final girls, alla resa dei conti, ad un'organizzazione spietata che agisce appunto come fantasmi senza lasciare tracce e dove di fatto 13 diventa la performer in grado di misurarsi con la stessa organizzazione e contro dei politici corrotti oltre che la malavita locale.
Dal punto di vista tecnico e delle maestranze coinvolte il film funziona molto bene, senza farsi mancare nulla, dove addirittura vediamo un ragazzino massacrato di botte per quasi tutto il film, dove di happy ending c'è ben poco sapendo che presto tutti moriranno. Però d'altra parte se confezionato molto bene la trama è di una banalità incredibile senza nessun vero colpo di scena, come quei quadri di un videogioco che vedi passare ma sai benissimo a cosa porteranno

venerdì 13 settembre 2024

Dead don't hurt


Titolo: Dead don't hurt
Regia: Viggo Mortensen
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

The Dead Don't Hurt, ambientato negli anni Sessanta del XIX secolo, racconta di Vivienne, che inizia una relazione con l'immigrato danese Holger Olsen. Dopo averlo conosciuto a San Francisco, Vivienne accetta di trasferirsi con lui nella sua casa vicino alla tranquilla cittadina di Elk Flats, dove iniziano una vita insieme. La guerra civile però li separa, lasciando Vivienne a cavarsela da sola in un territorio controllato dal potente proprietario di ranch Alfred Jeffries e da suo figlio Weston.

Dead don't hurt è il secondo film alla regia di Mortensen. Apparentemente con le sembianze di un western classico, in realtà il film sembra voler raccontare molto di più. Soprattutto è prima di tutto una grande storia d'amore, di indipendenza, di emancipazione, di vendetta e di una donna alla ricerca della propria autonomia in un mondo misogino dove non è consentito mostrare la propria indole. Seppur lento, il film procede esplorando sempre sentieri e orizzonti diversi, cercando la terra promessa quando non esiste, la casa solitaria in Nevada, cercando sempre di tirare fuori un sorriso quando si avverte una minaccia onnipresente legata proprio al controllo di una certa parte di borghesia ai danni della donna e dei più poveri costretti ad auto imputarsi delle colpe per non far pagare i reali colpevoli. Nel film c'è pochissima azione, centellinata, per renderla più vivida e funzionale come l'incontro finale tra Weston e Holger, così come le angherie subite da Vivienne e lo stesso strano rapporto che si crea e che lega padre e figlio e il percorso di formazione di quest'ultimo orfano di madre. In numerose scene Mortensen deve aver fatto un lavoro artistico ed estetico legato alla fotografia enorme perchè sembra proprio di vedere dei quadri per un artista che tra le sue mille intuizioni è anche un pittore di un certo livello

martedì 23 luglio 2024

Concrete Utopia


Titolo: Concrete Utopia
Regia: Uhm Tae-Hwa
Anno: 2023
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

Un devastante terremoto investe Seoul come un'ondata di roccia. Rimane in piedi un solo condominio, dove vivono il dipendente pubblico Min-sun e la sua compagna infermiera Myung-hwa. I residenti dell'edificio si ritrovano presto alle porte disperati in cerca di asilo e, dopo un'iniziale accoglienza, decidono di ricacciarli a vivere tra le macerie. Guidati da Yeong-tak, istituiscono il principio che il condominio è solo per i residenti e tutti devono aiutare al recupero e alla distribuzione di risorse, razziate dalle rovine circostanti. La comunità trova un suo equilibrio, ma questo viene destabilizzato dal ritorno al proprio appartamento una giovane residente, che ha viaggiato nella devastazione circostante ed è disgustata - come pure anche Myung-hwa - dall'osceno divario tra chi vive in modo relativamente agiato è chi è precipitato nella più nera miseria.
 
Concrete Utopia è un altro splendido esempio di come il cinema coreano spesso riesca a mischiare più generi per creare una parabola sociale condita da disaster movie, dramma, black humor, horror sociale e tematiche legate alla sopravvivenza e la sopraffazione. Il tutto in una metafora in realtà molto più reale di quanto si pensi, disturbante e satirico nel tratteggiare fin dove può spingersi l'umana meschinità, l'egoismo, l'omertà e così via. Anche qui il tema del terremoto a creare le basi per la disfatta ricorda per certi aspetti la mini serie, sempre coreana, BARGAIN, mentre qui assistiamo conoscendo i membri della comunità al processo di smebramento e regressione dove pur di sopravvivere si arriva a diventare carnefici cacciando ed esplorando lande desolate vicine.
Tremende quanto doverose alcune sequenze di lotta tra disperati per accaparrarsi un posto dove stare o qualcosa da mangiare arrivando a schiacciare chiunque si trovi davanti che siano donne, anziani o bambini.

mercoledì 27 marzo 2024

Dream Scenario


Titolo: Dream Scenario
Regia: Kristoffer Borgli
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Matthews insegna biologia alla Osler University. È sposato con Janet ed è padre di due figlie, Hannah e Sophie. La sua esistenza è monotona ed è una di quelle persone che solitamente passano inosservate. Da un giorno all'altro comincia a comparire nei sogni degli altri. Sono persone che conosce oppure perfetti sconosciuti. Non ha mai un ruolo positivo. Nei primi sogni non fa nulla quando una persona si trova in pericolo. Ma successivamente, nell'universo onirico degli altri, diventa sempre più violento. All'inizio diventa celebre ma poi l'improvvisa notorietà gli si ritorce contro. Gli studenti non seguono più le sue lezioni, la sua presenza non è gradita nei locali pubblici, gli amici mandano via lui e la moglie a metà cena e anche la sua vita familiare va in frantumi. L'unico obiettivo che gli resta è quello di pubblicare il suo libro.
 
Borgli è un regista norvegese da tenere sott'occhio. Il perchè è semplice, ha già una sua idea di cinema di politica d'autore affermata nonostante abbia diretto pochissimo preferendo scegliere soggetti complessi e ambiziosi. Dream Scenario è un mezzo capolavoro, un film celebrale che ti entra dentro e racconta veramente tanto di questa società, del peso dell'inviduo, dei social e dei media. Sembra una specie di processo kafkiano in chiave post contemporanea.
Il tema dell'identità, dell'immaginario collettivo, di come un sogno possa trasformarsi molto velocemente in un incubo devastando la vita di un semplice uomo comune che vorrebbe finire di scrivere il suo libro continuando ad insegnare all'università conquistando i suoi alunni.
Disturbante ed onirico a tratti soprattutto nelle scene dei sogni, dove compare senza fare nulla ma come osservatore, quando comincia a trasformarsi in un sanguinario omicida come Freddy Krueger attaccando addirittura la figlia oppure raggiungendo scene formidabili di ironia drammatica con trovate tragicomiche e grottesche come nella scena in cui cercando di simulare nella realtà il sogno erotico che la studentessa fa di Paul, questo è così eccitato che dapprima raggiunge l'orgasmo solo perchè viene stimolato e poi scoreggia distruggendo in un secondo ogni piano erotico possibile.

venerdì 8 marzo 2024

Holdovers


Titolo: Holdovers
Regia: Alexander Payne
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Hunham è professore di storia in un college del New England. Rigido ed esigente detesta gli studenti mediocri, figli dei ricchi benefattori che aspettano il diploma senza sforzo. Alla vigilia delle vacanze di Natale è incaricato di vegliare e di sorvegliare i ragazzi che non hanno nessun posto dove andare. Tra loro, in altezza e spirito, spicca Angus Tully, allievo brillante e problematico 'dimenticato' dalla madre. Ostinati e diversamente inadeguati al mondo, Paul e Angus sono costretti a socializzare sotto lo sguardo paziente di Mary Lamb, cuoca della scuola che ha perso il suo unico figlio in Vietnam. Ma l'isolamento e il Natale accorceranno le distanze e li costringeranno a 'rompere le righe' e a 'mettersi in riga'.
 
A ripensarci facendolo decantare, l'ultimo film di Payne fa davvero tenerezza ed emotivamente lascia decisamente qualcosa.
Un film di sentimenti, di emozioni, di formazione, di incontri, di fragilità e di come si ha bisogno quando si rimane soli, di avere attorno qualcuno e creare in un qualche modo un concetto di famiglia. Rimanere da soli in un collegio per svariati motivi da chi ha osato attaccare il sistema, da chi viene messo da parte dai propri genitori o ancora da chi ha perso un figlio in Vietnam.
Giammatti è strepitoso gli viene cucito un ruolo congeniale per le sue potenzialità e peculiarità.
Paul Hunham è una versione testarda, stronza e rancorosa di John Keating. Rigido con i suoi alunni e palesemente frustrato e alcolizzato ma ancora più veniale con i rettori e chi non rispetta le regole brandendo un suo personale codice morale pronto a tornargli contro senza mai fargli fare quello scatto che per anzianità e competenze dovrebbe avere. Payne è bravo a sbrodolare a profusione emozioni senza però mai renderle stucchevoli o sdolcinate ma alternando sempre quel leggero sadismo soprattutto tra Paul e Angus supervisionati e messi in riga dalla matrona Mary Lamb

lunedì 15 gennaio 2024

Naga


Titolo: Naga
Regia: Meshal Al Jaser
Anno: 2023
Paese: Arabia Saudita
Giudizio: 4/5

Una ragazza rimasta bloccata nel deserto arabo corre per tornare a casa prima del coprifuoco, terrorizzata dalla minaccia di una violenta punizione da parte del padre, uomo severo e spaventoso.
 
Ci sono film che riescono a rimanere impressi per svariati motivi senza comprenderne la ragione di fondo. E' il fatto di Naga e di questi film horror che arrivano da paesi dove meno te lo aspetti.
La ragione è legata al fatto del folklore locale che spesso non è pervasa dai soliti stereotipi americani o di un certo cinema di genere ma guardandoo oltre descrivendo situazioni culturalmente loro e che noi non conosciamo. Da questo motivo si evince un diverso e originale interesse per queste opere.
Ultimamente è stato il caso di DACHRA, WHEN EVIL LURKS, NIGHTSIREN, OLDER GODS, ENYS MAN, HUESERA, VIRUS 32, TANK, PIOVE, PANTAFA e molti altri ancora.
Sicuramente il fatto di aver rimosso i divieti legati alle sale precedentemente bandite ha permesso ai sauditi di tornare a frequentarle e poi il fatto di poter girare cinema di genere è un enorme passo in avanti probabilmente legato al fatto che l'horror è uno dei generi più amati e apprezzati e quindi era forse ora di farla finita. Naga nelle sue due ore, ci fa aver paura di cosa può succedere in mezzo alle tende nel deserto e cosa si nasconde. L'aver paura di essere lasciati da soli in preda al craving e all'assunzione di droghe trovandosi a diverse miglia di distanza da Riyadh. Un flusso psichedelico dove Sarah sperimenterà di tutto mostrando con ferocia la sua personalità, andando contro il patriarcato e cercando di salvare la pelle dalle regole di quella comunità e soprattutto da un cammello assetato di sangue che vuole vendicare il suo cucciolo brutalizzato

mercoledì 18 ottobre 2023

Bargain-Season 1


Titolo: Bargain-Season 1
Regia: Woo-Sung Jeon
Anno: 2023
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 6
Giudizio: 4/5

Alcuni uomini vengono coinvolti in un traffico di organi venduti all'asta al miglior offerente. Dopo un terremoto, le vittime, i trafficanti e gli acquirenti rimangono intrappolati nell'edificio e devono lottare per sopravvivere ad ogni costo.

“Bargain segue il modello dei videogame polizieschi, con livelli cooperativi e sfide da superare individualmente che richiedono di adattare la regia e la direzione degli attori al frenetico stile videoludico” ha spiegato il regista Jeon Woo-sung
Tutte le certezze crollano nel vero senso della parola alla fine del primo episodio trasformando la serie in tutt'altra cosa. Un inizio esplosivo dopo un primo episodio davvero incalzante, ricco di colpi di scena, di suggestioni e di assurdi. Su tutto aleggia una disperazione di fondo che coglie tutti i personaggi che siano buoni o cattivi anche se questa dicotomia spesso non è così chiara e tutta la serie spesso gioca sulle vere identità dei personaggi per arrivare a chiedere allo spettatore chi siano realmente.
Devo dire che si sviluppa una certa dipendenza da prodotti di questo tipo. Mi ritrovo dopo anni a dire le stesse cose sulla superiorità dei coreani in fase di sceneggiatura e messa in scena oltre ovviamente la recitazione. Se la disperazione, la sopravvivenza e la vendetta sono i trainanti della storia è pur vero che l'autore alla sua opera prima sigilla qualcosa che sembra un piano sequenza per la sua dinamicità. Un ritmo senza freni, intrigante ed enigmatico, riprese pensate con l'effetto di aumentare la tensione. Un'azione roboante finendo con l'esasperare ulteriormente lo stato di eccitazione e coinvolgimento. In tutto questo una perfezione nella scenografia ancora una volta encomiabile. Ma poi è il cambiare da stanza a stanza, nel cadere nel sottosuolo dove scopriamo come una sorta di struttura piramidale, gente alle prese con situazioni grottesche che macellano corpi umani per darli in pasto ai pesci.
E poi quel finale distopico che lascia presagire una nuova minaccia ci lascia tutti ben sperare che possa avverarsi un seguito. Thriller, survival-drama, denuncia sociale, horror videoludico da camera, action, giallo, splatter, combattimenti, colpi di scena.
Questa breve mini serie è veramente oro colato per gli amanti del genere weird grazie soprattutto alla scrittura ferocemente tragicomica di Choi Byeong-yun e Kwak Jae-min che riescono a manifestare diversi stati d'umore nello spettatore e tante, tante risate legate soprattutto all'obbiettivo di Go Geuk-Ryeol

martedì 6 giugno 2023

Nanny


Titolo: Nanny
Regia: Nikyatu Jusu
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Aisha, un'immigrata senegalese senza documenti, trova lavoro come tata di una ricca coppia di Manhattan. Mentre conquista facilmente l'affetto della loro giovane figlia Rose, diventa una pedina nel matrimonio della coppia. Perseguitata dall'assenza del giovane figlio che ha lasciato in Senegal, Aisha spera che il suo nuovo lavoro le dia la possibilità di portarlo negli Stati Uniti e condividere la vita che si sta rifacendo. Ma mentre il suo arrivo si avvicina, una presenza soprannaturale inizia a invadere sia i suoi sogni che la sua realtà.
 
In Nanny a colpire non è il tema dell'emancipazione, della maternità, dell'immigrazione, della perdita, del sacrificio e del dolore ma quello della servitù e di come sia difficile ora più che mai lavorare come "baby sitter" in una casa di gente benestante con un controllo pervasivo che passa dalle uscite, al cibo da mangiare, ai tempi da rispettare e tutto il resto. Questa sorta di sostituzione al ruolo genitoriale senza potersi affezionare più di tanto alla bambina del caso e dovendo fare soprattutto attenzione affinchè proprio Rose non si affezioni troppo a lei creando disagio nella madre. Una tematica relazionale che seppur vista centinaia di volte il film della Jusu, al suo esordio, riesce a trattare meglio della tematica folkloristica del film, la strega sirena, o del pesante ma abbastanza telefonato colpo di scena del secondo atto. Sicuramente un film sulla cultura afro che deve molto a Jordan Peele e di come abbia rimesso in auge alcune tematiche sulla disparità razziale, le disuguaglianze, il politicamente corretto, la mentalità bigotta e ottusa dei bianchi e molto altro ancora

sabato 13 maggio 2023

Colibrì


Titolo: Colibrì
Regia: Francesca Archibugi
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

La vita di Marco Carrera, medico e padre di famiglia, scorre su binari apparentemente tranquilli, in realtà è irta di percorsi paralleli, coincidenze mancate, occasioni non colte e strade non prese. La moglie Marina tradisce il marito compulsivamente e lo accusa di avere una relazione con Luisa Lattes, una donna italofrancese conosciuta al mare in gioventù. E ha ragione, perché da sempre Marco intrattiene con Luisa un rapporto mai consumato, di quelli che la realtà non può contaminare ma che alimentano un desiderio ostinato e una passione segreta. Completano il quadro famigliare la figlia di Marco e Marina, Adele, il fratello di Marco, Giacomo, il ricordo della sorella Irene morta a 24 anni, e due genitori eternamente conflittuali ma incapaci di vivere lontani. In mezzo a loro Marco fa come il colibrì: sbatte forsennatamente le ali per rimanere fermo allo stesso posto, mentre intorno il mondo e i rapporti inevitabilmente cambiano.
 
Il colibrì non è un uccello particolarmente vispo. Rimane in disparte, fa il suo, non si arrabbia mai, rimprovera ancora meno e sembra adattarsi alle circostanze anche se queste prevedono esiti nefasti e conseguenze inattese. Marco è un personaggio spaccato dalle scelte che dovrà fare, che gli altri prendono al posto suo, di un matrimonio fallimentare, di un vero amore mai preso così sul serio e di un affetto e una cura per chi gli sta affianco incredibile senza mai grossi sbilanciamenti d'umore.
Eppure tutto sembra contorcersi, riconducendo la sua stessa esistenza da borghese ad una vita di occasioni mancate e scherzi nefasti del destino. Troppe morti alcune per trovare facili sensazionalismi così come il marcare sempre sul tema del lutto con struggimenti e dialoghi urlati. Un Nanni Moretti come psicanalista che non si può vedere in un film dove nessun personaggio sembra mai essere vivo per davvero, ma sembrano tutti dotati di una passività e di un vivere per circostanza tipico di alcuni drammoni del cinema italiano.


venerdì 3 marzo 2023

Project Wolf hunting


Titolo: Project Wolf hunting
Regia: Kim Hong-sun
Anno: 2022
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5

Mentre vengono trasferiti dalle Filippine alla Corea del Sud con una nave cargo, alcuni pericolosi criminali provocano una violenta rivolta, finché un mostro non identificato si risveglia dal suo sonno...

E finalmente torna un bagno di sangue con i contro cazzi. Uno di quei film assurdi, pulp, grotteschi, sanguinolenti dove dentro c'è tutto gore, torture, splatter a gogò, miserabili poliziotti, carcerati assassini stupratori e depravati. In tutto questo immette alcune postille prese dalla trama di PHILOSOPHY OF A KNIFE, PREDATOR e CON AIR. Il risultato è semplicemente una bomba a deflagrazione che farà letteralmente sbavare tutti quelli che come me amano alla follia il cinema di genere e che si sono lasciati incantare dalla finta voglia di gore di SADNESS. E i coreani ancora una volta palesando qualcosa di già detto mille volte lo sanno fare meglio e con più forza e spinta negli intenti, nel ritmo e soprattutto nella narrazione e nella messa in scena.
Sicuramente nel suo essere goliardico è uno dei film dell'anno, dichiaratamente fuori dagli schemi ma così inverosimilmente realistico e piacevole che vorremmo averne a centinaia di film così.
Ancora una volta Busan sembra irraggiungibile e ancora una volta usare quello strumento narrativo per cui non fai in tempo a simpatizzare per qualcuno perchè morirà è l'ennesima ciliegina sulla torta.

Venus


Titolo: Venus
Regia: Jaume Balaguero
Anno: 2022
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5

Lucía è la ballerina di un nightclub che una notte decide di rubare un grosso carico di droga ai proprietari mafiosi del locale dove lavora. Tuttavia viene scoperta e, dopo una violenta collutazione – dove viene accoltellata a una gamba-, riesce a scappare. Non sapendo dove nascondersi, Lucía decide di rifugiarsi dalla sorella Rocío con cui non ha rapporti da anni e dove non è sicura di non essere cercata. Così approda al Venus, grattacielo popolare circondato da sinistre leggende metropolitane che si erige nei sobborghi di Madrid.
 
Venere è un mix di generi pazzesco che ancora una volta sottolinea il peso specifico di alcuni autori spagnoli davvero in grado di sorprendere con pillole sul cinema di genere originali e piene di forza.
Gangster movie, dramma, esoterismo, maledizioni, splatter, gore, torture, freaks e mostri, creature dell'orrore cosmico, Barker e quella sotto traccia che sembra riportare ai Cenobiti, lo stesso racconto di Lovecraft attualizzato e molto altro ancora.
Lucia è un'altra importantissima final girl forse tra le più affascinanti e cazzute con un dono che non sa di avere in una location che ricorda REC per certi aspetti dove cominciano a succedere cose pazzesche, dove le vecchie sembrano di nuovo come in diversi film dello stesso Iglesia, un mix tra streghe ed Erinni, dove ciò che entra nel palazzo quasi sempre è destinato a non uscire più e dove il ritmo è forsennato senza lasciare buchi o far sì che la struttura del film, più complessa di quello che si creda, possa avere sbilanciamenti o passaggi macchinosi. Il cast poi è stupendo riuscendo a dare quel tocco in più come sempre con l'aggiunta di alcuni personaggi vedi Magui Mira devastante, la stessa Ester Exposito e infine la ragazzina davvero sorprendente.
Uno dei migliori horror del 2022 senza alcun dubbio.

giovedì 2 marzo 2023

Whale


Titolo: Whale
Regia: Darren Aronosfky
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Charlie è un uomo obeso di una cinquantina d'anni. Vive solo, passa le giornate seduto sul divano tenendo corsi di scrittura online, guardando la tv e mangiando compulsivamente. Nella sua vita ci sono Liz, amica infermiera che si prende cura del suo stato di salute sempre più precario, e la figlia Ellie, diciassettenne che ha abbandonato quando era bambina per seguire l'amore della sua vita, Adam, il cui successivo suicidio è alla causa della sua obesità. Sentendo la morte avvicinarsi Charlie decide di spendere il tempo che gli resta per riconciliarsi con Ellie, la quale non gli ha mai perdonato la sua scelta...
 
Aronofsky continua a procedere con una filmografia tutt'altro che scontata passando da un estremo all'altro e confrontandosi con mondi e situazioni marginali. In questo caso sceglie un altro "freaks" che meglio ancora del wrestler Randy, incarna una importante fetta della popolazione americana portando una riflessione sul tema dell'obesità. Perchè Charlie non è nemmeno tra i più obesi del paese a stelle e striscie. In più è un insegnante omosessuale con un brutto lutto e diversi problemi con la famiglia e la religione senza ovviamente parlare di ciò che lo dilania dall'interno.
In tutto questo con una macchina che riprende quasi solo il salone di casa sua e il divano dove rimane per la maggior parte del tempo, l'autore si concentra in due ore a dipanare la galleria di personaggi che si confronta con lui come se fosse una sorta di santone che ormai arrivato al capolinea dispensa consigli a destra e a manca. La figlia ritrovata, il ragazzo scappato dalla setta religiosa, l'ex moglie alcolizzata, l'infermiera che ha perso il fratello. Tutti lo aiutano quando in realtà hanno bisogno di lui. E' fuori c'è sempre la tempesta mentre in casa la calma apparente.
C'è la metafora di Moby Dick, l'anarchia di un professore che esorta gli studenti ad essere se stessi e alcune scene come quella iniziale o quella dell'ingozzamento e il finale stesso che riescono come tutto il mood del film a premere sull'empatia, la sensibilità e l'umanità prima di tutto.

lunedì 20 febbraio 2023

Banshees of Inisherin


Titolo: Banshees of Inisherin
Regia: Martin McDonagh
Anno: 2022
Paese: Irlanda
Giudizio: 4/5

Un’isola irlandese in mezzo all’Oceano. Non c’è luce elettrica né mezzi di trasporto che non siano carri trainati da animali. Un uomo cammina lungo un sentiero per andare a prendere un amico e scendere al pub del paese per una birra. L’amico non gli risponde, non vuole più vederlo. L’uomo rimane perplesso, non se ne fa una ragione. Insiste per vedere l’altro, che invece è concentrato nella sua musica. Colm sta infatti finendo di comporre una canzone con il suo violino e dice di non aver tempo da perdere per amici che lui definisce noiosi come Patraic. È il 1923 e dall’altra parte della costa c’è una guerra civile di cui gli abitanti dell’isola sembrano interessarsi poco. Qualche lampo in lontananza. Qualche colpo di cannone. Ma se una guerra “fratricida” iniziasse anche in quell’isola? Così per un nonnulla?
 
L'ultimo film di McDonagh è qualcosa di assurdo. Un film grottesco, tragicomico, un continuo susseguirsi di provocazioni da una parte all'altra dove giovani adulti sembrano prendere le distanze e farsi torti a vicenda sulla base di un apatia e una noia generale. Tutto questo fino a quando non partono le minacce e i tentativi per dare un messaggio all'altro di prendersi le dovute distanze arrivando ad amputarsi parti del corpo rinunciando alla musica e minando le proprie scelte di vita.
La vicenda trasuda semplicità e allo stesso tempo impiega una scenografia e degli elementi che sembrano collocarlo in un luogo dimenticato in mezzo alle scogliere dove il tempo attraversa le vite dei personaggi sottolineandone il malessere più profondo.
C'è il figlio al prodigo che ritorna nel suo villaggio, quasi medievale, dalla sorella in cui il tempo è fermo. C’è il pub, la pettegola della drogheria, c’è il matto, la strega, l’orgoglio ferito e i rimpianti del passato e a parte questo a farla da padrona una depressione generale: tutti elementi tragici shakespeariani. Eppure nel suo ripetersi, nel suo rincorrere le stesse azioni e gli stessi momenti sarà anche per il lato geografico, ma il film è splendido e sembra non avere mai una dimensione spazio tempo precisa come se procedessimo sempre in un limbo.

lunedì 2 gennaio 2023

Under the open sky


Titolo: Under the open sky
Regia: Miwa Nishikawa
Anno: 2020
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Mikami, ex esponente della Yakuza, che ha trascorso la maggior parte della vita in prigione, viene rilasciato. Inizia cosi a lottare per trovare un lavoro adeguato e per inserirsi nella societa. Ma il codice di condotta di Mikami, profondamente radicato nelle regole e nei codici ai quali apparteneva, non si adatta all'ordinato sistema di assistenza sociale del Giappone. Il mondo in cui viene catapultato e un mondo che non capisce. Essere compatito o disprezzato non fa parte del suo bagaglio culturale, inoltre non comprende la grammatica sociale degli aiuti statali, volti a trovargli lavori saltuari e mal pagati. La sua natura impulsiva e inflessibile e le sue radicate convinzioni rischiano di compromettere anche i rapporti con chi cerca di aiutarlo.

La yakuza non è più quella di una volta, ormai i tempi sono cambiati e la società sembra aver prevaricato sulla mafia lasciandogli solo più le briciole. Questa è la summa del film e del discorso che la sorella del capo yakuza fa a Mikami come a persuaderlo a continuare il suo percorso di redenzione evitando di ritornare sui suoi passi e gli errori commessi.
Il film di Nishikawa è intriso di una poetica e una proposta di contenuti davvero commovente.
Gestisce una tipica storia di redenzione dandogli connotazioni originali, sguardi e scontri culturali tra vecchia e nuova scuola, codici post contemporanei con cui Mikami dovrà a suo modo e con tutte le difficoltà del caso confrontarsi con la modernità e una burocrazia che sembra minare la sua presunta calma apparente. Un uomo poliedrico che come ogni uomo della terzà età non accetta la vecchiaia, volendo fuggire da essa, passando da un estremo all'altro, da un contesto violento ad uno in cui decide di prendersi cura di quegli stessi anziani che in parte lo spaventano.
Un film che procede dipanato su più livelli con tante complessità annesse e raccontate riuscendo a distribuire la narrazione in diverse forme e con attori in stato di grazia in grado di dare la possibilità a Kōji Yakusho di caratterizzare un personaggio ai massimi livelli.
E'un film sui sentimenti, sulla lotta continua contro noi stessi per domare quel demone che sembra risvegliarsi alla prima difficoltà e alla lotta di un uomo che non vuole accettare un conformismo di una società che non tollerà più gli outsider come lui.



martedì 1 novembre 2022

Womb


Titolo: Womb
Regia: Benedek Fliegauf
Anno: 2010
Paese: Germania
Giudizio: 3/5

Rebecca e Tommy si conoscono da preadolescenti e tra loro nasce un sentimento che verrà bruscamente interrotto dalla partenza di Rebecca. Quando, divenuti ormai un uomo e una donna, si incontrano di nuovo, l'amore ha modo di manifestarsi in tutta la sua intensità. Per breve tempo però, perché Tommy muore investito da un'auto e Rebecca si sente in qualche modo corresponsabile dell'incidente. Essendo ormai possibile la clonazione di esseri umani decide di farsi impiantare nell'utero un Tommy che crescerà come un figlio amatissimo. Senza rivelargli nulla della sua origine ma anche con la prospettiva di ritrovarsi davanti, una volta cresciuto, la copia dell'uomo che continua ad amare.
La mancata elaborazione della perdita della persona amata può finire per riversarsi morbosamente su un figlio sotto una strana forma d'incesto?

Questa è molte altre sembrano le domande che Fliegauf sembra porsi con una storia scifi distopica dove affronta la clonazione, l'eugenetica, i rapporti umani, la pratica psicoanalitica, il senso di colpa, le discriminazioni sociali a danno in questo caso delle "copie". Il film poi ha un ritmo molto lento, estremamente patinato, pochissimi dialoghi, senza offrire coordinate spazio-temporali in cui la vicenda prende piede ma lasciando in quelle lande tedesche una sorta di limbo dove crescere, perdersi e ricongiungersi, un luogo nordico freddo e sconfinato come i piani lunghi che spesso l'autore predilige per le inquadrature. Un film complesso e assorto dove tante tematiche si affrontano e quasi tutte riescono nel difficile compito di dare spiegazioni anche dove non necessitano, in questo caso ragionando sul tema della clonazione che nasce dall'incapacità di elaborare il lutto e di accettare il corso naturale di vita e morte. La possessività di Rebecca andrà contro la volontà di Tommy che si batteva proprio contro quel centro dove possono dar vita alle clonazioni. Ne diventerà un prodotto. Una copia, come tante altre, che la gente schiva impaurita da questa nuova generazione dell'onnipotenza scientifica e cosciente di come andrà a finire e del perfetto climax finale che non può per forza di cose prevedere un happy ending.

mercoledì 2 giugno 2021

Shorta


Titolo: Shorta
Regia: Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid
Anno: 2020
Paese: Danimarca
Giudizio: 4/5

I dettagli esatti di ciò che accadde a Talib Ben Hassi, 19 anni, mentre si trovava sotto custodia della polizia rimangono poco chiari. Gli agenti Jens e Mike sono di pattuglia nel ghetto di Svalegården quando la radio annuncia la morte di Talib, facendo esplodere la rabbia repressa e incontrollabile dei giovani del quartiere, che ora bramano vendetta. Così all’improvviso i due poliziotti diventano un bersaglio facile e devono lottare con le unghie e coi denti per trovare una via d’uscita dal ghetto.
 
Di Shorta si è parlato molto bene, forse troppo. La storia dello sbirro bravo e quello cattivo, della periferia pericolosa dove è meglio che le forze dell'ordine non entrino, non sono elementi sconosciuti al genere poliziesco e di recente è riuscito ancora meglio a descrivere il dramma sociale e le implicazioni politiche il bellissimo Les Miserables. Come lì anche qui si parte da un action movie con le squadre pronte a compiere i soliti giri, il poliziotto nuovo che dalla sua deve tenere d'occhio il collega violento e così via fino a prendere in "ostaggio" un ragazzino straniero e fuggire assieme a lui per il quartiere cercando di eludere le gang alla caccia dei poliziotti.
Anche in questo le analogie con il film francese sono pressochè identiche, in questo caso poi il ragazzino viene preso dai poliziotti per aver imbrattato l'auto a differenza di altri criminali che avevano fatto di molto peggio. Forse l'unica vera differenza è l'attualità di un fatto di cronaca che qui ritorna su più piani ovvero la morte del ragazzo sotto custodia delle forze dell'ordine per arresto cardiaco. 
Shorta rende il dramma sociale un thriller palpitante, segnato da fughe, sparatorie, combattimenti e inseguimenti in maniera massiccia e spietata diventando l'ennesimo film di guerriglia di periferia messa in scena in maniera quasi perfetta senza edulcorazione in quello che accade nel quartiere.

martedì 11 maggio 2021

Nuevo orden

 

Titolo: Nuevo orden
Regia: Michael Franco
Anno: 2020
Paese: Messico
Giudizio: 4/5

Città del Messico, 2021: il divario tra classi sociali si fa sempre più marcato. Un matrimonio dell'alta società viene interrotto da un gruppo di rivoltosi armati e violenti, parte di una più ampia sommossa dei meno abbienti, che prendono in ostaggio i partecipanti. L'esercito messicano sfrutta il disordine causato dalle rivolte per instaurare una dittatura militare nel paese.
 
E' il popolo divenne l'angelo sterminatore direbbe forse Bunuel. Nuevo orden è un film pieno di azione senza fine e colpi di scena imprevedibili che picchia duro, arrivando come un pugno nell'esofago lasciandoti in ginocchio a cercare di respirare.
Una critica sociale e audace incessante e brutale della disuguaglianza di fortissimo impatto con un livello di violenza a volte esagerato ma mai gratuito nemmeno quando vediamo infilato un manganello in culo ad un prigioniero.
Il cinema messicano come tutta la new generation di film sudamericani sembrano più che mai incazzati e desiderosi di mostrare potenziali scenari nemmeno così utopistici prendendo di mira un ordine dispotico che tiene al guinzaglio la servitù diventando uno straziante dramma senza happy ending, con un finale davvero amaro e per finire una giostra degli orrori in cui il potere, però, è qualcosa di tanto labile da finire per tornare sempre nelle stesse mani. Dall'evolversi all'interno della villa, al viaggio nell'inferno di Marianne che lasciando la villa entra nel cuore dei disordini sociali di una manifestazione contro gli abusi sociali e di potere. La prigionia diventa una macelleria messicana come per la scuola Diaz, dove l'esercito farà ciò che vuole seviziando di continuo con i corpi dei presunti detenuti vittime senza avere una colpa se non quella di appartenere a un ceto aristocratico.

Lucky (2020)


Titolo: Lucky (2020)
Regia: Natasha Kermani
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

La vicenda di una donna aggredita da uno strano uomo che continua a comparirle davanti.
 
Da sempre nell'horror l'home invasion ha saputo portare "oceani"interi al suo mulino.
Un sotto genere, una metafora, un attacco alla famiglia, ai valori di una nazione.
L'home invasion da sempre ha suscitato un certo interesse anche perchè è qualcosa di intimo che succede e si dipana tra le mura casalinghe e quindi crea spesso un'atmosfera claustrofobica per chi è costretto a combattere contro un nemico dentro le mura di casa spesso dovendo difendere anche i propri figli. Solo per alcuni aspetti Lucky della Kermani al suo secondo lungometraggio mi ha ricordato Elle. Se nel film del maestro Verhoeven c'era un darsi al carnefice per una consumazione di corpi e tutta una desamina sull'aspetto erotico e sessuale, qui invece sembra esserci un ciclo a ritroso con il killer che ritorna in loop nonostante la nostra protagonista riesca più volte ad ucciderlo in maniera diversa. Il sogno, la schizzofrenia, la paura di non essere creduta, il cadavere che scompare appena morto. Eppure il vero intento della Kermani è una denuncia sociale che già era sottointesa ed espressa a livelli molto alti con Invisible man (sempre sotto l'ottima Blumhouse), riflettendo sulla paura di rimanere da sole in una società maschilista che sembra sempre sul punto di sottolineare il fatto che la donna in questione se l'è andata a cercare.
Lucky però da un impianto di planting and payoff calzante nel primo atto, finisce senza avere quel guizzo narrativo di diventare un film troppo lento e concettuale e con un climax finale decisamente