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giovedì 13 novembre 2014

Piggy

Titolo: Piggy
Regia: Kieron Hawkes
Anno: 2012
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

London, oggi. Joe è un ragazzo tranquillo e dai modi pacati, annioiato dalla vita. Tutto cambia quando il suo amato fratello viene ucciso violentemente da sconosciuti.
Caduto inizialmente in depressione, Joe troverà poi conforto in Piggy, uno dei più cari amici del fratello. Piggy aiuterà Joe a uscire dal suo stato di torpore e tristezza e a dedicarsi a una missione in grado di ridargli la gioia di vivere che ha da tempo perso: la vendetta.
Per Joe comincia così un cammino di violenza e sangue e morte...

Il film di Hawkes parte subito in quinta, l'ordinarietà del posto fisso di un impiegato che sembra voler sovvertire la sua quotidianità, che non sembra più avere un senso senza valvole di sfogo che non siano alcool e derivati e tutto unicamente basato e pianificato sul lavoro, come d'altronde il capitalismo e le ferree logiche della società moderna post-contemporanea ci hanno imposto.
Allora dopo l'incidente scatenante della morte del fratello (un sempre dinamico e incazzato Neil Maskell) arriva Piggy, che immediatamente si insinua nella vita di Joe, sviluppando un rapporto davvero malato e di inusitata violenza.
Piggy non da tregua allo spettatore, scegliendo il canale della violenza, qui sfruttando il classico esempio del revenge-movie, senza lasciare mai un attimo di fiato e in alcuni momenti si toccano davvero delle vette che per gli amanti del genere potranno sembrare fuori dal comune anche se allo stesso tempo, appaiono anche quasi ironiche nella loro logica di spietatezza e circolarità.
Senza dubbio un film che non avrà mai una distribuzione e bisogna ringraziare qualche santo del male che abbia deciso di farci dono dei sottotitoli.
Piggy purtroppo però come spesso capita in questo genere, sempre più abusato, parte bene per poi diventare prevedibilissimo e giocando le poche carte che poteva avere nel finale.
D'altronde Piggy gioca tutto sul ritmo e sul vortice di violenza senza volersi (e questo a Hakes non sembra interessarlo più di tanto) prendere mai sul serio, azzardando per esempio qualche elemento psicologico che possa caratterizzare di più i personaggi se non con qualche flebile elemento sul protagonista Joe.