Titolo: Jojo Rabbit
Regia: Taika Waititi
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Nella Germania del 1945, Johannes Betzler detto “Jojo” ha
dieci anni ed è un fanatico nazista, al punto di avere come amico immaginario e
consigliere Adolf Hitler. Con il padre apparentemente disperso al fronte, vive
solo con la madre, attiva nella resistenza. Le sue convinzioni, infatti,
gradualmente muteranno, attraverso il classico “coming of age”, quando scopre
che la madre nasconde in casa Elsa, una ragazza ebrea.
Jojo Rabbit è un film molto furbo e diciamolo subito, una
marchetta perfetta per uno dei registi e autori più furbi della nuova Hollywood
che però in fin dei conti pensava di brillare agli Oscar quando così per
fortuna non è stato. Taika Waititi lo seguo dai suoi esordi e con quel
mockumentary di What we do in the shadows mi ero divertito davvero molto e
facevo il tifo per lui. E’un abile scrittore da commedie scanzonate, uno a cui
la battuta riesce bene ed è abile a districarsi coi generi. Quello che l’ha
fatto diventare un mestierante è stato il suo ingresso alla Disney/Marvel con
il tremendo Thor-Ragnarok quando invece l’anno prima a briglie sciolte aveva
diretto l’amabile Hunt for the Wilderpeople.
Jojo Rabbit tratta una materia che passa di default nel
filone (deve essere visto e non si può attaccare per nessun motivo) è scritto
in maniera discreta, cerca di fare una summa che non era mai stata fatta,
ironia e olocausto, fuga dal mondo dei sogni e nazismo, coming of age e storia
d’amore, condendo tutto con una messa in scena perfetta, una galleria di attori
estremamente funzionale e un ritmo che riesce ad alternare abilmente dramma e
azione, comicità e tragedia. Un film di opposti però sapientemente bilanciati,
un film che sembra fatto e pensato per accrescere il successo di un autore che
ormai nel giro di pochi anni è diventato potentissimo e continuerà ad esserlo,
un film che strizza l’occhio agli Academy e agli Oscar ma che di fatto si è
portato via solo una statuetta e tanti, tanti sentimenti e qualche lacrimuccia
facile.
Jojo Rabbit è un film che è stato pubblicizzato troppo,
che ha voluto far parlare tanto di sé con il risultato che al botteghino è
andato bene ma allo stesso tempo conferma come Waititi secondo me dia il suo
meglio nell’indie, nell’autorialità profonda dove non sono le maestranze a
dettar legge o la produzione.