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martedì 7 gennaio 2020

I saw the devil


Titolo: I saw the devil
Regia: Jeen-woon Kim
Anno: 2010
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5

Dopo aver vissuto in diretta telefonica la morte della fidanzata per mano di un serial killer, un agente speciale si scatena in una caccia all'assassino senza esclusione di colpi, con l'intento di infliggergli le stesse sofferenze subite da troppe vittime innocenti.

Credo che di film sulla vendetta, i revenge-movie, così ispirati e con una trama così spiazzante e niente affatto scontata siano davvero pochi, la maggior parte negli ultimi anni e in particolar modo sud-coreani.
L'autore prolifico che sguazza tra i generi e che ci ha regalato perle indimenticabili, arriva al suo film più assoluto in generale, dove non esistono e non si fanno sconti, non è tollerato quel'umorismo che in altri film potevamo permetterci, ma forse l'unica risata è quella grottesca per scoprire quale brutta fine toccherà a Kyeong-Cheol.
Un noir, un poliziesco, un thriller, un horror con tante torture possiamo perfino definirlo.
Un film che mostra fino a che punto può spingersi la rabbia umana, senza arrestare o uccidere il colpevole ma costringendolo in una lunga spirale di sofferenza, un calvario prima della morte.
Il regista porta agli eccessi una coppia di personaggi così diversi ma così pronti a far emergere tutto il loro degrado e la loro eccessiva violenza e disperazione. Un protagonista che sembra una contraddizione unica, una trama che seppur semplice è montata e possiede un ritmo da farlo sembrare un meccanismo a orologeria dove ad ogni lancetta corrisponde un colpo basso al killer di turno andando a stanarlo in ogni dove dal momento che Su-Hyeon gli fa ingoiare una ricetrasmittente che gli permette di localizzarlo in ogni momento. Un film che poi oltre ad avere una storia entusiasmante ha uno stile tecnico e una regia deliziosa in grado di restituire tutti gli aspetti del cinema di genere su cui è profondamente radicato