Titolo: Racconti da Stoccolma
Regia: Anders Nillson
Anno: 2006
Paese: Svezia
Giudizio: 2/5
Quando scende la notte Stoccolma si scopre intollerante e
violenta. Dentro le case e fuori, sulle strade, esplode l'odio incontrollato di
padri, mariti, fratelli. In una di queste notti si incrociano i destini di
Leyla, figlia di una numerosa famiglia mediorientale, cresciuta secondo un
rigido codice morale e religioso, Carina, madre generosa e giornalista di
talento, umiliata dalle parole e dalle percosse di un marito meschino e geloso,
e Aram, giovane proprietario di un locale, innamorato di uno degli uomini della
sicurezza. Con modi e tempi diversi, Leyla, Carina e Aram impareranno a
difendersi e a reagire ai soprusi. Il mondo è duro con tutte le donne che
cercano di adattarlo alle proprie esigenze e alle proprie inclinazioni invece
di lasciarsi condizionare dai genitori, dai mariti, dai fratelli o dalla
persona amata.
Che la violenza è una delle cose nascoste fin dalla
creazione del mondo c’è lo diceva Rene Girard, probabilmente il massimo
studioso mondiale sul tema.
Ora che la violenza è presente anche in Svezia, non
mi stupisce, mentre invece mi stupisce, purtroppo, l’analisi molto macchinosa e
piena di elementi squisitamente già visti, con cui il giovane regista sceglie
di narrare gli episodi drammatici.
E’ un film che in svariate scene e scelte, mostra purtroppo,
una staticità e una ridondanza a sottolineare ed esplicitare alcuni particolari
che secondo me andavano messi da parte per puntare verso altri settori.
Da
questo punto di vista ne esce un film che seppur tecnicamente ben fatto, appare
insipido (potrebbe sembrare un paradosso vista la crudeltà intenzionale
espressa dai personaggi in diverse scene) ma che manca “l’obbiettivo” di
descrivere un malessere sociale presente ovunque.
Alla fine mostrando una violenza interna, annidata dentro la
comunità come un male inestirpabile e incurabile, Nillson ci dice che non per
questo è destinata ad avere il sopravvento sulle sue vittime, eppure, per
qualche strana ragione, non sembra convincere la sua presa di posizione.