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martedì 27 giugno 2017

Los Bastardos

Titolo: Los Bastardos
Regia: Amat Escalante
Anno: 2008
Paese: Messico
Giudizio: 4/5

Ventiquattro ore nella vita di Fausto e Jesus, due immigrati messicani illegali a Los Angeles che, come molti loro connazionali, aspettano ogni giorno che qualcuno gli offra un lavoro giornaliero. Oggi il lavoro che gli è stato offerto è molto ben pagato, invece. Un uomo gli ha chiesto di uccidergli la moglie. E Jesus esce di casa portandosi una pistola nello zainetto. Con lunghi piani sequenza, Escalante racconta la drammatica normalità degli eventi, che porteranno a un'esplosione di violenza improvvisa, disperata e incontrollabile.

“Sei mai stato all’inferno?” “Sì.”
Escalante ci mostra un inferno su cui si parla poco. Quello del dramma e della profonda inquietudine dei giovani precari messicani.
I due protagonisti del film sembrano per alcuni aspetti, o vagamente, ricordano l'indiano Deep di THE BRAVE anche se in quel caso erano 50 dollari per partecipare ad uno snuff-movie, un modo come un altro per tirare a campare sacrificando la propria vita per la sopravvivenza dei propri cari.
Anche il mondo di Escalante è lo stesso. Soldi per campare in cambio di favori da parte della classe media borghese. Soldi che anche in questo caso servono per sopravvivere.
In questo caso la realisticità e la messa in scena nonchè la scelta d'intenti del regista è formidabile perlomeno nell'aver realizzato un film formalmente raffinato e interessante, ma pur sempre brutale nelle scene all'interno della casa, mantenendo una forza interna e una struttura di fondo invidiabili.
Los Bastardos (il titolo è profetico e non risparmia la critica nell'individuare chi è il vero bastardo). Un film d'impatto e brutale che nella sua apparente staticità prende forma velocemente in una risposta esplosiva e incontrollata.
Un'opera che si prende il suo tempo con le sue pause nonchè i suoi silenzi. Un film che fagocita e cita tra le righe tanto cinema contemporaneo e Escalante si vede che ha voglia di farsi prendere la mano almeno dal punto di vista della messa in scena con alcuni virtuosismi e piani sequenza.
Uno spaccato sociale forte, ambiguo, un'opera morale che chiede e vorrebbe dare voce e speranza ad una fetta di popolazione messa alla gogna dallo stesso sistema capitalistico che li esclude, di fatto, per renderli gregari di tutti e di nessuno.