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martedì 5 luglio 2011

Ong Bak 3


Titolo: Ong Bak 3
Regia: Tony Jaa
Anno: 2010
Paese: Thailandia
Giudizio: 2/5

La leggenda di Ong Bak 3 inizia dopo che Tien ha perso la sua abilità di combattere e il suo amato patrigno al Cliff Wing di Garuda nel raid condotto da Jom Rachan. Tien è riportato in vita con l'aiuto di Pim così come Mhen e gli altri abitanti del villaggio Kana Khone. Nella profondità nella meditazione insegnata da Phra Bua, Tien finalmente è in grado di raggiungere il 'Nathayut'. Il suo talento è messo alla prova ancora una volta, quando i suoi rivali tra cui il la guardia armata d'orata del re, il killer misterioso in nero, e Bhuti Sangkha ritornano per il massiccio scontro finale.

Ong Bak è stata una saga lunga e sofferta. Inizialmente non si era pensato ad una trilogia e credo che neanche Jaa avesse mai pensato una cosa simile. Poi chiaramente il successo del primo capitolo aveva fatto conoscere al mondo le capacità del giovane performer che a tutti gli effetti è tra i figli di puttana più capaci che ci siano attualmente in circolazione.
Senza andare a vedere i video su Youtube per farsi un’idea delle sue qualità atletiche e marziali, i combattimenti all’interno del film e le coreografie(create e messe a punto dallo stesso Jaa) hanno saputo ridare enfasi e una carica esplosiva straordinaria al genere lasciando in secondo piano i vari Lee(Jet) e Chan.

Poi Jaa che proprio attore non è ha avuto un po’ di casini, ha litigato con il precedente assistente alla regia e si è trovato da solo a sclerare sul secondo capitolo assai più confuso, meno originale, ma con dei combattimenti sempre notevoli.
Infatti il secondo capitolo aveva quattro ore di girato e Jaa non sapeva più cosa prendere a ginocchiate.
Alla fine conosce questo Panna Rittikrai ed esce il terzo. Ad essere precisi i tre capitoli non sono una saga con un continuum ma ognuno di loro ha una storia assestante.

Il terzo a mio avviso è il più bello sotto tanti aspetti.
Partendo subito dal limite ovvero un plot abbastanza banalotto e una narrazione molto classica, pian piano si fa luce un viaggio dell’eroe particolarmente sofferto e spirituale(quasi quaranta minuti di agonia di un Jaa reso storpio e flagellato quasi peggio del Cristo di Gibson).
La fotografia e le inquadrature a volte sono eccellenti e dimostrano come il campione di Muai Thai abbia fatto dei passi in avanti così come il reparto tecnico decisamente più solido e che può permettersi un direttore della fotografia capace di tirare fuori il meglio da alcuni paesaggi mozzafiato.

Poi forse non era negli intenti ma la favola del re cattivo, degli incubi, dei tradimenti, del demone cattivo, dei presagi e tutto il resto fa pensare ad una classica leggenda thailandese che il film forse vuole omaggiare o prende solamente come punto di riferimento.
Strizzando l’occhio malignamente verso il destino finale del film devo dire che anche se puramente tamarro e con un bisogno di darsi quasi delle arie da profeta delle arti marziali, Jaa ancora una volta regala una pellicola densa di azione e qualitativamente parlando migliore delle altre.