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martedì 2 dicembre 2014

Sedia della felicità

Titolo: Sedia della felicità
Regia: Carlo Mazzacurati
Anno: 2013
Paese: Italia
Festival: TFF 32°
Giudizio: 4/5

Bruna è un estetista che fatica a sbarcare il lunario. Tradita dal fidanzato e incalzata da un fornitore senza scrupoli, riceve una confessione in punto di morte da una cliente, a cui lima le unghie in carcere. Madre di un famoso bandito, Norma Pecche ha nascosto un tesoro in gioielli in una delle sedie del suo salotto. Sprezzante del pericolo, Bruna parte alla volta della villa restando bloccata dietro un cancello in compagnia di un cinghiale. In suo soccorso arriva Dino, il tatuatore della vetrina accanto, che finisce coinvolto nell'affaire. Scoperti il sequestro dei beni di Norma e la messa all'asta delle sue otto sedie, Bruna e Dino rintracciano collezionisti e acquirenti alla ricerca dell'imbottitura gonfia di gioie. Tra alti e bassi, maghi e cinesi, laguna e montagna, Bruna e Dino troveranno la vera ricchezza.

“Avevo da anni una novella in un cassetto regalatami da mia sorella, studiosa di letteratura russa”
"La matrice comica è yiddish, dove ironia e catastrofe convivono. Spunto congegnale visto che per me la risata nasce spesso dalla catastrofe o dalla gente rovinata”. E per rendere bene l’idea di destino sventurato c’era bisogno di attori ‘stranieri’, o forestieri come si dice in Veneto, “che non appartenessero a quel territorio come Valerio e Isabella”
L'ultimo film di Mazzacurati ha diversi pregi, tra i quali quello di scardinare la commedia classica commerciale, che da noi è fonte di successo e che vede sempre i soliti noti a farla da padrone, coprendo ancora più di ridicolo un genere che si può dire abbiamo inventato noi italiani a tutti gli effetti.
Allora forse può sorprendere il caso per cui il suddetto film sia passato in sordina, non abbia quasi visto i cinema, e quasi di nascosto sia finito alla 31°edizione del TFF.
Con un cast misurato in cui prevalgono le comparsate di alcuni grandi nomi ( Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Natalino Balasso) la commedia del regista veneto, gioca sulle contraddizioni esistenziali, trasfigurandole e deformandole e creando alla fine, quasi una contaminazione su quello che, oggi come oggi, possiamo trovare in Italia, nel bene e soprattutto in un male astuto e malizioso.
Una commedia che strizza l'occhio all'avventura, c'è sempre di mezzo un tesoro, e quello che potrebbe sorprendere e che nonostante la freschezza e il lieto fine che già lo spettatore intuisce, riesce a mantenere un buon ritmo in cui soprattutto le gag hanno un impianto esplosivo e convincente e in cui il paradosso per antonomasia diventa il retroterra a cui si affianca la costruzione di quasi tutto l'impianto narrativo, adattandosi perfettamente ai toni e ai dialoghi pungenti e rivelandosi a tutti gli effetti funzionale e astuto.
Ancora un degli aspetti che vanno menzionati e sui cui il regista ha insistito è stato quello di creare una perfetta sintonia in cui soprattutto la tristezza non dovesse per forza rincorrere l'ironia come spesso e volentieri capita nelle nostre commedie.
Il merito più grosso è lo sguardo e l'idea di un certo cinema, che a 57 anni e dopo 14 lungometraggi, fa di Mazzacurati un regista imprevedibile e non omologabile, come il suo ultimo film ne è la prova lampante nonchè una fiducia nell'ottimismo e nel sorriso.
Un testamento prezioso.