Titolo: Invisible
Regia: Dimitri Athanitis
Anno: 2016
Paese: Grecia
Festival: Torino Underground Cinefest
5°edizione
Giudizio: 5/5
Quando Aris, un operaio trentacinquenne
viene licenziato senza preavviso, diventa ossessionato dall'idea di
farsi giustizia da solo. E'pronto a raggiungere il suo scopo quando
l'ex-moglie gli rifila il loro figlio di sei anni.
Altro istant-cult del festival.
Insieme a Freezer
i lavori più scioccanti sul mondo del lavoro. E manco a farlo
apposta entrambi arrivano dalla Grecia come a ricordarci che le
lancette si muovono e tutto continua a peggiorare da quelle parti.
Cinema indipendente che riflette senza
meccanismi di chissà quale specie, ma sondando e raccontando un
dramma realistico e attuale che dovrebbe sempre più farci riflettere
su dove queste politiche europeiste stiano traghettando alcuni paesi.
Prima di tutto i personaggi sono
fantastici, recitati da dio e con una psicologia mai banale ma in
grado di andare a fondo nelle problematiche e nelle scelte radicali.
Il protagonista poi ci ha messo così l'anima da renderlo quasi al
pari di alcuni attori neorealisti per come regga e si carichi sulle
spalle un dramma importante. Un elemento che ho apprezzato davvero
tanto è stato quello di come il protagonista Aris reagisce al duro
colpo del licenziamento. Semplicemente facendosene una ragione,
essendo una persona umile, senza fare ricorso a chissà chi (e poi da
chi andrebbe) finendo per portarsi dentro un male che lo annienta
poco alla volta. La scena in cui riesce ad entrare nella fabbrica
quando è chiusa e si mette al lavoro sulle macchine come dicevo
ricorda il miglior cinema di sempre italiano di impegno come nella
politica di Petri.
Qualcuno lo ha definito il film greco
dell'anno. Sono d'accordo.
Il finale poi è amarissimo.