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lunedì 31 marzo 2014

Man on Wire

Titolo: Man on Wire
Regia: James Marsh
Anno: 2008
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

In un luminoso mattino d'estate del 1974, il funambolo Philippe Petit camminò per più di un'ora lungo un cavo d'acciaio steso tra i due grattacieli più alti del mondo, le Torri Gemelle di New York, simbolo del progresso e del rinnovato ottimismo occidentale.

Man on Wire è uno di quei documentari tipici da festival, destinati per molti a diventare un piccolo cult. Crea una leggenda e in fondo quasi un mito, come quello di Philippe Petit, pazzo o genio, mistico o visionario, questo sta a voi stabilirlo.
Man on Wire è molto originale per il fatto che tratta una sfida dell'uomo originale e mozzafiato, se non altro per l'impresa svolta, più che come scelta e messa in scena del caper-movie.
Un documentario di un francese prodotto dagli inglesi.
Marsch non è ingenuo, anzi, è un regista, quasi un documentarista, che in fondo ha ben presente il cinema che più gli interessa.
Si appassiona ai progetti, alle storie, la sua filmografia è costellata di lavori molto differenti e partoriti con un grande coraggio, soprattutto contando che pochi dei suoi lavori hanno un taglio commerciale.
WINSCONSIN DEATH TRIP,THE KING,RED RIDING,PROJECT NIM,DOPPIO GIOCO, sono tutti completamente diversi e accattivanti nel loro bisogno di fare analisi, critica o di mostrare i lati spiacevoli e gli esperimenti di cui poco si parla.
L'unico grande problema di MAN ON WIRE è la durata che purtoppo lascia alcuni tasselli poco efficaci e che sembrano ridondanti per arrivare a chiudere i '90, così come alcuni passaggi (tutta la trittica sui documenti, alcune ripetizioni dentro i due edifici che mostrano le stesse immagini alternate in passaggi diversi, alcuni filmati di repertorio in un b/n abbastanza fuori luogo)
In fondo di folli utopie, al confine tra il gioco prodigioso, l'atto politico e la provocazione artistica, il cinema ultimamente, sembra farci conoscere numerosi protagonisti.
THE MAN ON WIRE è la follia di un uomo che in fondo però ci insegna una cosa bellissima: non c'è un limite a quello che l'individuo vuole e può fare.
Se come Petit, che crede con tutte le forze e trova dei pazzi come lui, che sposino la sua folle idea, allora tutto può essere possibile, anche una pazzia come quella delle Torri Gemelle.
Un altro particolare che ho apprezzato molto del regista è stato quello di non citare le due torri, semplicemente perchè non interesano e non sono funzionali alla storia, qui si racconta Petit non le Torri Gemelle.