Titolo: Willard e i topi
Regia: Daniel Mann
Anno: 1971
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Un giovane di nome Willard cerca uno
sfogo alle proprie frustrazioni ammaestrando un piccolo esercito di
topi che poi utilizza per una serie di vendette contro il suo odiato
principale.
Nella trasposizione del 2003, Willard
il paranoico, Willard
viveva con la madre malata per tutta la durata del film e aveva un
quadro clinico decisamente più psichiatrico rispetto al Willard
della trasposizione del 1971.
Per diversi aspetti, il film di Mann è
molto più interessante, per lo meno perchè apre lo scenario delle
gesta del protagonista senza relegarlo solo all'interno della
mansione dove abitava. Due scelte differenti pur rimanendo entrambe
valide.
Ma come per il Pifferaio Magico che in
realtà si vendica contro i signori che lo avevano truffato, qui
Willard pur senza avere un flauto sembra possedere una telepatia
strana e morbosa con i roditori in alcune scene decisamente
interessanti e originali come l'incontro con almeno tre di loro.
Certo l'approfondimento della psiche
del protagonista lascia il passo ad un insieme di azioni corali dove
si scontra con la popolazione a differenza del Willard chiuso dentro
se stesso e i suoi monologhi che viene accerchiato dagli stessi ratti
su cui pensa di avere il controllo.
Tra manipolazioni, un climax finale
drammatico e originale, di nuovo il cinema si interroga su questo
strano rapporto tra uomo e animale.
Mi ha fatto venire in mente il film
della Ramsay,Ratcatcher
,dove il piccolo protagonista cercava di farsi amici proprio i ratti
in una Glasgow poverissima che non sembrava aver nulla da offrire.