Titolo: Black Christmas(2019)
Regia: Sophia Takal
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Il college di Hawthorne è da sempre un posto tranquillo.
Tuttavia, con l'avvicinarsi delle feste natalizie, Riley Stone e le consorelle
della Mu Kappa Epsilon dovranno vedersele con uno stalker mascherato che
comincia a uccidere le ragazze una dopo l'altra. Man mano che i cadaveri
aumentano, Riley e le amiche metteranno in discussione tutti gli uomini che le
circondano.
Ricordo un BLACK CHRISTMAS in passato decisamente più
splatter dove l’assassino non si vedeva mai.
La versione prodotta dalla Blumhouse mi ha fatto per un
attimo pensare al bellissimo esordio di Oz Perkins February, dove alcuni
elementi erano parecchio simili come parte dell’isolamento nel college privato (lì
era di matrice cattolica) e le protagoniste. Ora mentre l’esordio di Perkins
portava al sovrannaturale giocato in maniera davvero ottima e ispirata, la
deriva in cui ci conduce Takal ovvero stregoneria+confraternita=liquido nero
che rende catatonici e spietati i neo-membri della confraternità sembra quasi
una barzelletta. In un film vietato ai minori di 13 anni dove il sangue non
compare quasi mai e dove i dialoghi insistono nel ripetere cose che già
sappiamo da tempo con tanto bene che posso volere alla nuova spinta di registe
donne (che spesso dimostrano di avere più palle della controparte).
Se da un lato le ispirazioni, il messaggio, la carica con
cui vengono montate le protagoniste, i tabù da sciogliere, il mistero da
celare, poteva essere dosato con più elementi sforzandosi in fase di scrittura
e nell’osare idee superiori, la confraternita viene ancora una volta
ridicolizzata (come è bene che sia) ma in maniera patetica dove alla fine, mi
spiace, il film sembra un poster che si scaglia contro la mascolinità difesa
dalle istituzioni, dove il maschio cattivo riesce a vincere sempre e alla
ragazza pura di cuore tocca diventare una vittima sacrificale o un capro
espiatorio. In alcune scene che hanno quasi del patetico (il balletto dove
Riley vede arrivare il suo aguzzino) questo pamphlet femminista che vuole
ricordarci come alcune cose accadano e non vengano prese in considerazione
purtroppo sprofonda sotto tutte le leggerezze lanciate e raccolte in un finale,
un climax dove arriva questa vendetta del manipolo di fanciulle rimaste
in vita (sembrava di vedere Avengers-Endgame quando il gruppo di eroine femmine combatte
Thanos, ma lì almeno aveva un senso).
Un peccato perché la messa in scena, la recitazione e
parte dell’atmosfera erano davvero interessati.
Ho un’idea da vendere alla Blumhouse che vale cento mila
volte questa scontatissima trama ed è cazzuta all’inverosimile però trattasi di
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