Titolo: Senna
Regia: Asif Kapadia
Anno: 2010
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Ayrton Senna da Silva nasce nel 1960 in una
famiglia benestante di San Paolo e a diciotto anni è già in Europa a disputare
i campionati internazionali di go-kart. Nel giro di pochi anni approda alla
Formula 1 e si contraddistingue per uno stile di guida spettacolare e
frenetico. Le sue autentiche prodezze automobilistiche, la forte devozione
religiosa e l'accesa rivalità con il compagno di scuderia Alain Prost, lo
portano presto a divenire una celebrità dentro e fuori dai circuiti. Per un
Brasile sempre più povero e martoriato, Ayrton diventa l'emblema del riscatto e
della vittoria, mentre per la Federazione della Formula 1, il giovane pilota è
un talento incapace di sottostare alle politiche di gioco e ai giochi della
politica.
Un documentario che narra in veste di biopic,
la storia di uno dei personaggi più amati della Formula Uno. Senza infamia ne
gloria, descrive la vita del pilota tra immagini di repertorio (per forza di
cose) senza ricorrere alla finzione (mettendo in scena pezzi di vita) elemento
che ho molto apprezzato e che forse non avrei saputo perdonare.
Kapadia dopo alcuni film da impiegato, ha
trovato la salvezza e una via di fuga nel documentario.
La sua descrizione parte studiando e
selezionando, si dice, quindicimila ore di materiale filmato, in cui il regista
ha assemblato interviste, servizi televisivi, riprese di competizioni e filmini
di famiglia, ricostruendo la folgorante carriera del pilota dal suo esordio in
formula 1, nel 1984, fino alla famigerata curva del Tamburello, dove finiscono
le sue gare e la sua vita.
E’un film di riscostruzione, quindi
difficilmente giudicabile dal punto di vista delle scelte e degli intenti del
regista. Quello che ne emerge è un affresco sulla persona, sul coraggio, sulle
scelte e sullo straordinario talento che troppo velocemente, come spesso
capita, si è concluso in tragedia.