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venerdì 18 marzo 2011

Prima linea

Titolo: Prima linea
Regia: Renato De Maria
Anno: 2009
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Torino, carcere "Le Nuove", novembre 1989. Un uomo di trentacinque anni racconta la propria storia. E' Sergio Segio, uno dei fondatori del gruppo armato "Prima linea", entrato in clandestinità a metà degli anni settanta, nella convinzione che l'uso della violenza fosse una scelta necessaria nel nome di una "rivoluzione". Condannato a molti anni di carcere, Segio ricorda i giorni del suo arresto, e prima ancora ricorda un giorno particolare: il 3 gennaio 1982.

Liberamente ispirato al libro di Sergio Segio 'Miccia corta' e scritto tra gli altri da Petraglia e prodotto da Occhipinti e dai fratelli Dardenne, il film che senza poi avere un motivo in particolare è stato oggetto di contestazioni ed ha avuto parecchi ritardi legati alla produzione, indaga l'universo in particolare di Sergio Segio sviscerandone sentimenti ed emozioni.
Partendo proprio dalla scelta degli attori, una poco convincente Mezzogiorno nei panni di Susanna Ronconi e Scamarcio nei panni di Segio che forse per la prima volta comincia ad avere come attore una parvenza di credibilità, non si capisce perché si debba ricorrere a due belli per due personaggi a cui non interessa aggrapparsi per un allaccio estetico.
Il film ripercorre i fatti salienti, la scalata e infine l'evasione di lei per mano di lui dal carcere di Rovigo nell' 82.
Il film è stato girato in diverse location italiane, non è assolutamente male, certo poteva essere approfondito meglio ma la scelta di De Maria è quella di mostrare forse come dicono anche i Dardenne un omicida che voleva un mondo migliore ma che infine si pente ed arriva a prendersi le proprie responsabilità condannando la violenza e gli atti estremisti. Lontano da compiacimenti e caratterizzato da un’atmosfera chiusa ed ermetica ottimamente ingrigita dalla fotografia di Gian Filippo Corticelli la prima linea non ha sentimentalismi patetici e non regala mai niente sotto il punto di vista delle immagini.
Coraggiosa comunque rimane la scelta di Occhipinti di rinunciare ai fondi dei beni culturali per non compromettere e strumentalizzare il soggetto rivisitato del libro, soprattutto dopo le contestazioni di Berardi che voleva che il film fosse vietato ai minori di 18 anni e che descriveva come desolante e potenzialmente pericoloso il tentativo di cercare di sedurre con attori affascinanti i giovani alle gesta dei terroristi facendone quasi apprezzare i loro comportamenti.
Il messaggio di De Maria è un altro e il film ne è la prova.
Interessante comunque per chi volesse approfondire anche i no di questo film leggere le opinioni di Rossella Martina.