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domenica 24 dicembre 2017

Most Beautiful Island

Titolo: Most Beautiful Island
Regia: Ana Asensio
Anno: 2017
Paese: Usa
Festival: 35°Torino Film Festival
Giudizio: 3/5

Le disavventure di una spagnola squattrinata che accetta, una sera, un lavoro ambiguo: andare, elegante, a una festa per farsi guardare. Ma la festa conduce a una stanza misteriosa.

Quando si dice metterci l'anima nelle cose.
Ana Asensio ha lasciato Madrid per la Grande Mela cercando fortuna. Infine è tornata in Europa a dirigere quest'opera prima. Ana Asensio è la regista e l'interprete di questo film. Ana Asensio è belllissima oltre che dotata di empatia e di una mimica facciale che dice tanto senza bisogno di molte parole.
Cosa fare per procacciarsi dei soldi? Fin dove si è disposti ad arrivare? L'assunto dell'esordio della regista spagnola è semplice quanto interessante e ricco di possibili e diverse interpretazioni.
Qui è la discesa negli inferi, quelli veri con rimandi a REPULSION e EYE WIDE SHUT (in piccola parte). Una condizione di povertà dove ancora una volta le "minoranze" sembrano vengono prese di mira e scelte da un addescatrice in un circolo vizioso di ricchi pronti a spendere qualsiasi cifra per l'ultima e bizzarra moda che si consuma in alcune cantine segrete.
New York non è Madrid sembra dire la Asensio. La grande mela è una macchina del fumo consumistica con tanti colori e alcuni possono accerare così tanto da portare ad azioni estreme raccogliendo il meglio e il peggio del genere umano.
Senza stare a fare spoiler perchè tutto il film è costruito sul climax finale, si vede o meglio si capta tanto quanto la regista si racconti attraverso le immagini. Non ne ha fatto mistero contando la sua esperienza vissuta in prima persona e sofferta quando era un'immigrata in un paese poco accogliente. Nel film li ha plasmati nella struttura di un thriller che segue la protagonista nei suoi tentativi non solo di sopravvivere, ma di sfuggire ai suoi fantasmi e soprattutto a stravolgere e rivoluzionare le catene con cui le donne di solito vengono imprigionate ma senza fare ricorso al revenge-movie o a stragi senza senso.

Da questo punto di vista il film vince il traguardo più grosso. La rivoluzione di Ana è più complessa, più variegata, sa di non avere possibilità contro il nemico e così decide di attaccarlo seguendo un'altra strategia.