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sabato 12 maggio 2012

Dark Shadow


Titolo: Dark Shadow
Regia: Tim Burton
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Nell'anno 1752, Joshua e Naomi Collins, insieme al loro giovane figlio Barnabas, salpano da Liverpool, Inghilterra, per cominciare una nuova vita in America. Ma anche un oceano non basta per sfuggire alla misteriosa maledizione che affligge la famiglia. Due decenni passano e Barnabas ha il mondo ai suoi piedi, o almeno la città di Collinsport, Maine. Barnabas, signore di Collinwood Manor, è ricco, potente e un esperto playboy, finché non commette il terribile errore di spezzare il cuore di Angelique che lo condanna a un destino peggiore della morte, trasformandolo in vampiro e seppellendolo vivo. Due secoli più tardi, Barnabas viene liberato involontariamente dalla sua tomba ed emerge nel diversissimo mondo del 1972. Tornato a Collinwood Manor, scopre che la sua un tempo grande proprietà è caduta in rovina. Ciò che rimane della famiglia Collins se la passa poco meglio, e ciascuno nasconde oscuri segreti.

L’ultimo film di Burton è una versione di parte sul filone dei vampiri (la serie “Dark Shadows” andata in onda dal 1966 al 1971 negli States, prima soap opera nella storia della televisione che avesse a che fare con fantasmi e, in generale, con il soprannaturale) per opera di uno degli autori americani da sempre più appassionanti in chiave gotica e fantastica. Ed è proprio la coniugazione tra l’anima gotica e il melodramma kitsch con i suoi elementi ultrapop a farla da padrona in questa sua ultima opera.Tutti sanno che da quando Burton ha messo su famiglia il suo cinema è cambiato, per molti più maturo, per altri meno grottesco riuscendo finalmente (per il grande pubblico) a strappare anche qualche risata.
Forse essendo di parte e preferendo più l’altro Burton, quello di BEETLEJUICE, non ho potuto fare a meno di andare a vedere questo suo ultimo lavoro. Il risultato è sorprendente per quanto concerne la scelta stilistica, le location (la magione con tutti i suoi passaggi segreti e le sue aree nascoste vale da sola la pena di essere vista), il make-up, la caratterizzazione dei personaggi e le immense atmosfere e scenografie (con tanti aiuti della c.g).
Ancora una volta però si sente quel leggero fastidio come di qualcosa di assolutamente convenzionale e moderno inserendosi come una sorta di avventura spazio-tempo.
Le gag che giocano sul risveglio del vampiro negli anni ’70 e il successivo incontro con la famiglia vanno bene ma seminano anche un andirivieni di sbadigli prima di arrivare a un secondo tempo più incalzante e pieno di colpi di scena. Burton forse perché stanco di aderire più alla sua parte tetra abbraccia l’umorismo ironico e il sentimentalismo passionale e commerciale (la scena finale con la protagonista ma anche la scena di sesso con la strega).
Tra il suo piccolo e sparuto VINCENT Burton crea Barnabas sulla scia di Nosferatu, sposando diverse analogie nella costruzione del vampiro e dando a Deep, da sempre suo attore feticcio, la possibilità di crearsi ancora una volta un altro fantastico personaggio della sua bizzarra e originale filmografia.
Il risultato è un universo dark in cui il protagonista gioca da sovrano indiscusso. A parte lui c’è la Carter anche lei nel suo terreno migliore e la Pfeiffer che sembra reinterpretare il ruolo che aveva in STARDUST.
Per essere una favola è decisamente scritta bene, si lascia guardare, piacevole e ben nutrita. Come però per i suoi ultimi film il regista sembra aver cambiato direzione dalle atmosfere da seguire collocandosi sicuramente come uno dei registi più amati dai bambini e dai genitori.
Dark Shadow sembra, proprio in questo caso, essere il film manifesto dopo LA FABBRICA DI CIOCCOLATO e ALICE IN WONDERLAND.