Dopo aver lasciato i servizi segreti, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica. Tuttavia, la pace conquistata si rivela di breve durata quando il suo vecchio amico Felix Leiter gli chiede aiuto.
Bond ormai è anzianotto e vuole andarsene in pensione. C'è un'altra 007 a sostituirlo più giovane e decisamente più avvezza all'obbedienza. Lui d'altro canto sembrava scomparso ma era in affari con la Cia. Ora vuole levarsi dai giochi e lo farà nel modo peggiore possibile.
No time to die e l'ultimo film di una
saga che vanta venticinque capitoli con remake e quant'altro trovando
alla regia un abile tecnico e mestierante, Fukunaga, il quale però
al di là dei meriti estetici non riesce a regalare le opere
consegnateci prima di lui da Mendes e soci. Il problema ancora una
volta è la scrittura non la regia. Il film dura molto ma non è
questo il problema. E' macchinoso, con un antagonista Safir
interpretato da Rami Malek che appare pochissimo senza mai incidere.
Tutta la psicologia e la caratterizzazione del cattivo fa acqua da
tutte le parti con la prova evidente dell'idea alla base della sua
vendetta e un terzo atto sicuramente confuso con quell'attacco
all'isola nemica che sembra un paradiso artificiale del male in tutti
i sensi. Troppo veloce e pirotecnico quando poteva esaminare un pò
di più quel male che Safir stava intessendo.
Qualcuno lo ha definito come il migliore della saga.
Qualcuno lo ha definito come il migliore della saga.
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