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lunedì 15 gennaio 2024

We're All Going to the World's Fair


Titolo: We're All Going to the World's Fair
Regia: Jane Schoenbrun
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

A tarda notte da qualche parte negli Stati Uniti, l'adolescente Casey siede da sola nella sua camera da letto, navigando in Internet. Ha finalmente deciso di accettare la World's Fair Challenge, un gioco di ruolo horror online. Mentre inizia a perdersi tra sogno e realtà, una figura misteriosa si avvicina.

Quando il cinema indipendente decide ancora una volta di sorprenderti piacevolmente con un film costato due lire, una buona idea e una ragazzina semplicemente molto dotata. Perchè è l'atmosfera del film a dire tanto. Quando ci si appresta a sondare e sfidare la rete nei suoi territori horror inesplorati non sai mai cosa può capitare. La World’s Fair Challenge è una delle tante sfide "a step" online in cui bisogna caricare i video del cambiamento che il gioco provoca in se stessi: il primo di questi è un selftape in cui, dopo essersi punti un dito e dopo aver macchiato lo schermo con il sangue, lo si guarda mentre proietta colori psichedelici.
In questo caso Casey è una ragazzina problematica che ama farsi del male, vive in mezzo alle montagne, orfana di madre, con un padre che non vediamo mai e per il resto passa tutte le giornate sul web o facendo passeggiate in mezzo alla neve in maniche corte. E finisce per voler dare un senso alla sua vita sfidandosi e filmandosi cercando anche lei nel suo piccolo di rendersi insidiosa e terrificante. Devo ammettere che ci sono state un paio di scene soprattutto quando Casey si filma mentre dorme davvero efficaci nella loro semplicità. E poi arriva l'altro, quello che con una maschera inizia a parlare con la ragazza chiedendole di fare delle cose. Il film non è un vero e proprio horror quanto più un dramma sul sociale con qualche accenno al cinema di genere ma dotato di una realisticità in grado di esplorare molto bene l'emotività e quello che sta dentro una ragazzina adolescente e tutte le sue difficoltà e paure.

mercoledì 18 ottobre 2023

Cassandro


Titolo: Cassandro
Regia: Roger Ross Williams
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Saúl Armendáriz, un wrestler amatoriale gay di El Paso, diventa famoso a livello internazionale dopo aver creato il personaggio di Cassandro, il "Liberace della Lucha Libre"

Ogni tanto mi chiedo se Gael Garcia Bernal sia rimasto ancora in parte racchiuso nel personaggio della MALA EDUCATION di Almodovar. La sua trasformazione in personaggi omosessuali è semplicemente fantastica riuscendo sempre a dare enfasi, pathos, caratterizzando molto bene ogni passaggio drammatico del film. Cassandro porta alla luce una vicenda piuttosto curiosa parlando dei lottatori "exotici" che cominciarono a salire sui ring vestiti da drag queen o con look palesemente diverso dalle maschere tipiche e locali dei lottatori messicani.
E qui scopriamo come sia stato difficile accettare questa categoria, da parte in primis del padre di Saul, della scelta di fare outing, dei primi outfit e infine la trasformazione finale che lo porta a diventare quasi un campione nella sua categoria. Ci sono tanti elementi sul sociale, mai troppo drammatici, ma intersecati bene i quali almeno non sono così esageratamente melodrammatici o stereotipati. Il film spinge molto sul coming out in una scena particolarmente bella prima di un incontro con un tifoso che ringrazia Saul diventando punto di riferimento per tutti quei ragazzi che grazie a lui riescono a trovare il coraggio di dirsi tanto in famiglia quanto al mondo.

sabato 30 settembre 2023

A thousand and one


Titolo: A thousand and one
Regia: A.V. Rockwell
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

I figli del ventre spietato di New York sono tutti uguali. Poco importa siano di pelle, idiomi e culture differenti, siano biologici, adottivi o rapiti da madri e padri reali o prestati dal destino. Sono tutti dei sopravvissuti diversamente resistenti in una metropoli che li osserva dall'alto, mentre cambia aspetto per non tradire una bussola vocazionale orientata al futuro.
 
A thousand and one è semplicemente un film stupendo, commovente e con i piedi per terra nel raccontare una storia sul sociale. Un film che parla di unione e di perdita, di ritrovamenti, di famiglia e di difficoltà. Ambientato nella Harlem tutta afro è un film di sentimenti, di bambini che vengono allontanati dagli assistenti sociali ma soprattutto della forza e della perseveranza di una donna disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole.
Un film semplice ma mai banale dove una coppia prova a diventare una famiglia senza sapere come fare..Inez e Lucky in questo rappresentano proprio quelle persone semplici e problematiche che discutono e litigano sempre ma credono nei valori e vogliono superare gli ostacoli e diventare quello che hanno sempre sognato pur provenendo da un'ambiente ostile come quello del carcere. Rockwell al suo esordio è pazzesco, sembra girare le scene come se le avesse sempre avute nella testa e dimostrando una sicurezza e uno stile inconfondibile.
Le interpretazioni rimangono emblematiche per un gruppo di attori sconosciuti che semplicemente vivendo queste scene riescono a dare pathos e un enfasi pazzesca.

martedì 6 giugno 2023

Nanny


Titolo: Nanny
Regia: Nikyatu Jusu
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Aisha, un'immigrata senegalese senza documenti, trova lavoro come tata di una ricca coppia di Manhattan. Mentre conquista facilmente l'affetto della loro giovane figlia Rose, diventa una pedina nel matrimonio della coppia. Perseguitata dall'assenza del giovane figlio che ha lasciato in Senegal, Aisha spera che il suo nuovo lavoro le dia la possibilità di portarlo negli Stati Uniti e condividere la vita che si sta rifacendo. Ma mentre il suo arrivo si avvicina, una presenza soprannaturale inizia a invadere sia i suoi sogni che la sua realtà.
 
In Nanny a colpire non è il tema dell'emancipazione, della maternità, dell'immigrazione, della perdita, del sacrificio e del dolore ma quello della servitù e di come sia difficile ora più che mai lavorare come "baby sitter" in una casa di gente benestante con un controllo pervasivo che passa dalle uscite, al cibo da mangiare, ai tempi da rispettare e tutto il resto. Questa sorta di sostituzione al ruolo genitoriale senza potersi affezionare più di tanto alla bambina del caso e dovendo fare soprattutto attenzione affinchè proprio Rose non si affezioni troppo a lei creando disagio nella madre. Una tematica relazionale che seppur vista centinaia di volte il film della Jusu, al suo esordio, riesce a trattare meglio della tematica folkloristica del film, la strega sirena, o del pesante ma abbastanza telefonato colpo di scena del secondo atto. Sicuramente un film sulla cultura afro che deve molto a Jordan Peele e di come abbia rimesso in auge alcune tematiche sulla disparità razziale, le disuguaglianze, il politicamente corretto, la mentalità bigotta e ottusa dei bianchi e molto altro ancora

martedì 18 aprile 2023

Escape from tomorrow


Titolo: Escape from tomorrow
Regia: Randy Moore
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

In un mondo di castelli finti e roditori antropomorfi, un epica battaglia inizia quando la sanità mentale di un padre disoccupato viene sfidata da un incontro casuale con due ragazze minorenni in vacanza
 
Randy Moore è un outsider che gira con bassissimi budget e semplicemente se ne frega delle regole. Il film infatti è stato girato illegalmente a Disney World tra Florida e California senza nemmeno che la multinazionale lo sapesse e quest'ultima ha semplicemente ignorato la pellicola anche perchè la critica del film si concentra nel disagio del suo protagonista e non nel parco a tema.
La troupe si è introdotta nei celebri parchi ed è stata filmata in segreto dal regista, utilizzando piccole telecamere, tra cui una Canon 5D Mark II, e occultando i microfoni. Un film curiosamente sperimentale, un b movie, dove la scelta del b/n risulta funzionale se non altro per come impatta a volte con alcune scelte di macchina nel filmare le giostre e alcuni accessori.
Escape parla di frustrazione quella di un padre verso due adolescenti minorenni che sembrano provocarlo (o è solo nella sua testa), in una paranoia che sfocia nel finale in un delirante viaggio alla ricerca di una figlia rapita da una regina cattiva e infine la scoperta di laboratori segreti sotto la Epcot’s Spaceship Earth dove viene impiantato qualcosa nelle menti di coloro che cercano di vedere qualcosa al di là delle semplici giostre e del divertimento. Un film che solo nel finale cerca di diventare leggermente politico disegnando se non altro la Disney come una sorta di religione globale, come osserva un interessante articolo del Chicago Sun-Times intitolato Disney magic: The terror of constant entertainment. L'opera di Moore prova da questo punto di vista ad essere leggermente polemico sul potere della globalizzazione per poi ritrarre velocemente la mano e far sembrare tutto una metafora come per la storia della strega cattiva. Di certo il finale veicola verso l'horror con un climax di forte impatto, forse il momento più folle e disallineato del film ma visivamente il più suggestivo.

venerdì 3 marzo 2023

Resurrection (2022)


Titolo: Resurrection (2022)
Regia: Andrew Semans
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Ragazza madre, con a carico una figlia quasi maggiorenne, concepita con uno sconosciuto, Margaret è anche un'affermata donna in carriera. Si vede occasionalmente con un amante, Peter, per soddisfare le sue esigenze sessuali. Conduce una vita apparentemente appagante, indipendente, priva di uomini che possano in qualche maniera condizionare la sua esistenza e, soprattutto, quella della figlia. Sino a quando inizia a vedere sempre più spesso un suo ex, David, che sembra seguirla. Da quel momento il comportamento di Margaret muta pericolosamente: si dimostra iperprotettiva nei confronti della figlia, al punto di spaventarla per atteggiamenti apparentemente irrazionali. Persino Peter, quando suggerisce di rivolgersi a uno psichiatra, viene aggredito e maltrattato. Margaret si confida con una collega di lavoro: ventidue anni prima, in vacanza con i genitori in Gran Bretagna, ha conosciuto David; la sua è stata un relazione tormentata, vissuta da sottomessa, torturata e umiliata. Ma, ancora peggio, finita tragicamente. Margaret ha avuto un bambino da David, Benjamin, partorito in segreto. Quel bambino è stato, letteralmente, divorato dal padre. Il passato torna ora ad angosciarla, conducendola sul baratro della follia.
 
Ci risiamo. Un altro mezzo capolavoro che non vedevo dai tempi di CENSOR e con cui il film ha diversi elementi in comune soprattutto il finale. Di nuovo una final girl ma di quelle cazzute che non usano quasi mai le mani ma dopo una discesa all'inferno e aver toccato il fondo emergono in tutta la loro virulenza maniacale e con una buona dose di follia a cui è difficile tornare indietro.
Rebecca Hall riesce con forza, ostinatezza e grinta a dare spessore e credibilità ad un personaggio
che ha deciso di essere dominante dopo essere stata dominata e umiliata, che ha scelto la rivalsa e il riscatto dopo violenze carnali e che rivedrà e ripagherà a caro prezzo uno stato psicologico alienante. E lo fa coadiuvata nella complicità dal suo carnefice David, in questo i due attori per assurdo affrontano la bizzarra realtà dei loro personaggi con assoluta normalità, indicando che Margaret e David sono stati a lungo impegnati in giochi mentali di co-dipendenza che, dopo un lungo intervallo, fingono a se stessi di essersi ripresi

giovedì 2 marzo 2023

Infinity Pool


Titolo: Infinity Pool
Regia: Brandon Cronemberg
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Lo scrittore in crisi creativa James Foster e sua moglie Em si recano in vacanza in un resort dell’immaginaria isola di La Tolqa. Sull’isola fanno amicizia con Gabi Bauer e suo marito Alban, più smaliziati degli altri due, che convincono la coppia a fare un giro fuori dai confini del lussuosissimo resort, un mondo in cui convivono violenza e orrore, l’ideale insomma per ricchi curiosi. Al ritorno, tutti ubriachi, James decide di mettersi alla guida dell’auto di Alban e investe un abitante del luogo. Dopo essersi lasciato convincere da Gabi a fuggire, il giorno dopo viene arrestato insieme alla moglie. La polizia però offre a James una via d’uscita: in cambio di una cauzione, lo cloneranno e gli permetteranno di assistere all’esecuzione del suo doppelgänger, praticata dal fratello minore della vittima. Un rito piuttosto usuale per chi può permetterselo, che si presenta presto come un’alternativa alla purificazione dal male e dal dolore.
 
Come sempre l'estetica di Cronemberg non si discute in questo suo terzo film che sembra portare avanti un'idea scifi apparentemente complessa ma in realtà più morbosa e articolata.
C'è anche da dire che il giovane e brillante autore rischia di schermarsi dietro star potenzialmente importanti, luci e location e giochi di macchina che a volte raccontano più della storia e mostrano più di quanto invece la narrazione debba fare. Ed è il caso di questo bellissimo film che pur non gridando al capolavoro lascia molti interrogativi. E' film di umiliazioni che in una politica d'autore più che mai denuncia il potere delle classi alte e il loro potersi permettere tutto ai danni di ogni cosa, soprattutto come in questo caso le copie di se stessi. E' per non soccombere all'agio e alla noia devono inventarsi modi crudeli e sadici di divertimento e di piacere. Tante citazioni diversi temi toccati in maniera blanda come l'insuccesso di James come scrittore e personaggi tutti in parte nel loro dare forma a personalità sgradevoli e patetiche risucchiati per forza di cose in un vortice vizioso.


martedì 20 dicembre 2022

Pleasure


Titolo: Pleasure
Regia: Ninja Thyberg
Anno: 2021
Paese: Svezia
Giudizio: 5/5

Quando la 19enne svedese Linnéa arriva a Los Angeles è convinta di avere le idee chiare: diventerà una star del cinema porno, con il nome d'arte Bella Cherry, e avrà fama e ricchezza. Ma la carriera che le si para davanti non è quella che si era immaginata: non basta essere bella, pragmatica e disinibita, bisogna anche pagare il prezzo ad un'industria dominata e gestita da uomini che non solo impongono il loro sguardo alle "attrici", ma riservano anche un trattamento comprensivo di umiliazioni e violenze che a poco a poco smettono di essere giustificatbili come "recitazione", o peggio ancora come "arte". Dunque a Linnéa toccherà decidere del proprio futuro alla luce delle nuove conoscenze apprese sul campo, e con dolore.
 
Corpi, corpi e ancora corpi. L'esordio di Thyberg senza usare mezzi termini è un capolavoro.
"Il film" sul mondo della pornografia contando che una tematica simile non è quasi mai stata affrontata nel cinema se non attraverso i documentari di AFTER PORN ENDS o brevi intromissioni come il film su John Holmes o la commedia di Paul Thomas Anderson.
Qui c'è quella che inizialmente vorrebbe essere per Linnèa una salita ma diventa giorno dopo giorno una discesa disperata all'inferno dell'industria pornografica vista come una realtà fredda e anonima. Il film testimonia come il voler diventare una ragazza "Spiegler" richieda lo smembramento emozionale di se stessi dalla rinuncia all'identità di genere, riflettendo un sociale privo di illusioni, alla sottomissione ad una gerarchia maschile e quanto è più che mai può diventare sofferto l'accesso alla fama, dove bisogna aumentare il volume dei follower acconsentendo alla mercificazione del proprio corpo abbandonandosi a scene degradanti pur di essere presi in considerazione.
Un film anticonformista che non lesina su nulla senza diventare mai gratuito o cercando di essere stucchevole ma rimanendo un'indagine intelligentemente originale e innovativa.
Alla fine nell'epilogo finale (una scena importantissima dentro la limousine) arrivata al culmine Linnèa fa la scoperta forse più semplice è scontata della sua carriera per cui sa benissimo che non avrà mai nessun potere, nemmeno su se stessa, diventando niente più che un corpo da sacrificare all'industria e allora prende la sua decisione


domenica 27 novembre 2022

Piggy (2022)


Titolo: Piggy (2022)
Regia: Carlota Pereda
Anno: 2022
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5

Spagna. Sara vive in un piccolo paese, alternando lo studio con il lavoro, dato che temporaneamente supporta i genitori nel negozio di macelleria. Soprannominata "Piggy", per il suo sovrappeso, è costretta a subire ripetuti atti di bullismo, che culminano un pomeriggio in piscina. Tre coetanee la maltrattato duramente, quasi affogandola e costringendola poi a tornare a casa senza vestiti. Dopo l'orribile esperienza, sconvolta e piangente, Sara scappa, disperata, fino a quando, lungo la strada, s'imbatte in uno sconosciuto: ha aggredito e rapito le tre ragazze e, nonostante sia stato visto in faccia, la risparmia. Apprende poi che è avvenuto un duplice delitto in piscina ma, per timore e per paura, evita di raccontare quel che ha visto.
 
Piggy è un film stronzetto e furbo. Inizialmente ti viene da pensare che tutta la trama verterà in un crescendo di bullismo (bully movie e body shaming) per poi svoltare verso il cinema di genere più avvezzo soprattutto nell'ambito del thriller, torture, horror e un finale clamorosamente splatter.
Una vicenda reale quanto indecifrabile nel modus operandi del serial killer e in quanto il sodalizio tra due disagi che si incontrano o meglio due diversità non propriamente accettate dalla comunità si uniscano come parti unite emotivamente da una sofferenza interna.
Quando assistiamo al body shaming tutti in un modo o nell'altro simpatizziamo ed enfatizziamo per la protagonista soprattutto quando anche in casa il rapporto ossessivo con una madre che la controlla per ogni cosa diventa il culmine di un ansia e un disagio che Sara cerca di sfogare come può. Allora questa sorta di complicità non meglio definita con il carnefice delle sue antagoniste diventa l'unica ancora di salvezza e passaggio verso una scoperta del piacere e del desiderio ma allo stesso la paura di poter amare e dover affrontare un serial killer.

domenica 9 ottobre 2022

Speak no Evil


Titolo: Speak no Evil
Regia: Christian Tafdrup
Anno: 2022
Paese: Danimarca
Giudizio: 4/5

La famiglia danese composta da Bjørn, sua moglie Louise e la loro piccola figlia Agnes, durante una breve vacanza in Toscana, fa la conoscenza di un'altra famiglia olandese: Patrick, la moglie Karin e il loro piccolo Abel. Rientrati in Danimarca, Bjørn e Louise ricevono una lettera d'invito da parte di Patrick e Karin, per trascorrere un week-end come loro ospiti in Olanda. Inizialmente incerti, decidono di accettare. Giunti a destinazione, dopo un incontro cordiale, alcuni atteggiamenti di Patrick e Karin mettono a disagio Louise, al punto che la coppia poche ore dopo decide di ripartire, in piena notte, senza avvisare.

Speak no Evil è un pugno nello stomaco di quelli così forti da toglierti il respiro e lasciarti a terra ad annaspare rimanendo in apnea per decine di secondi. E' un film con uno dei finali più sporchi, meschini e cattivi che seppur nella sua semplicità, nel cosa in fondo vuole comunicare, usa un meccanismo di scene tali da irretire e obnubilare protagonisti e pubblico.
Il segreto del film è la scrittura e ancora una volta lo fa indagando l'animo umano e le sue sfaccettature per quanto possa essere il mostro peggiore di tutti in ogni sua forma e diramazione.
Per questo al pari di FUNNY GAMES colpisce proprio perchè attacca le nostre sicurezze, le smonta e le destruttura sfinendoci e umiliandoci, provando una tale empatia e una tale verità in quanto accade e come viene narrato da lasciarci frastornati e ammutoliti.
Uno dei calvari più tosti e grotteschi visto negli ultimi anni, un film che devasta ogni tipo di speranza e dimostra come in alcuni casi non possa esistere un happy ending e di come il male non cesserà mai di esistere, di come sia pericoloso parlare con gli sconosciuti e di come ancora una volta accettare un invito possa compromettere la stessa esistenza, la propria e di chi ti sta vicino.

lunedì 19 settembre 2022

Dual


Titolo: Dual
Regia: Riley Stearns
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una donna opta per una procedura di clonazione dopo aver ricevuto una diagnosi terminale, ma quando si riprende i suoi tentativi di far ritirare il suo clone falliscono, portando a un duello all'ultimo sangue imposto dal tribunale.
 
Una costola slegata di Black Mirror, Dual potrebbe essere un corto nato con tale idea e poi sviscerato a film
Un'opera indipendente e slacciata dalle grandi produzioni che tesse una critica feroce e un tema che seppur già visto riesce ad essere scritto in maniera originale e mai superficiale facendo riflettere e dando risalto ai temi distopici del cinema di genere. Che valore può avere un clone umano che prova sentimenti ed emozioni? in grado di avere un'empatia ineguagliabile e di dare soddisfazione a tutto ciò che un partner esige? come si deve comportare la politica e la legge quando l'originale vuole sbarazzarsi del clone? è legale o non è legale? il clone può essere considerato come un essere umano al pari degli altri? Tanti temi etici come quello dell'insondabilità della vita e delle sue componenti fanno capolino e vengono sciorinati nel film di Riley Stearns regista del bellissimo Faults sul controllo mentale alle prese con la sedicente vittima di una setta religiosa e del grottesco e assurdo Art of self defence. Dove anche qui è chiaro e palese di come sappia mettersi in discussione creando matasse e temi da trattare mai banali. C'è ne fosse di cinema così colto e raffinato..



sabato 18 giugno 2022

You wan't be alone


Titolo: You wan't be alone
Regia: Goran Stolevski
Anno: 2022
Paese: Serbia
Giudizio: 4/5

In un villaggio di montagna isolato nella Macedonia del XIX secolo, una giovane ragazza viene rapita e poi trasformata in una strega da uno spirito antico.

Pensavo di aver visto ogni sorta di film sulle streghe ma Stolevski porta un'interpretazione del tutto nuovo ed efficace sul tema. Al di là degli eccessi nei manierismi tecnici dove pur con metodo il regista non è Terrence Mallick, la storia è un folk horror atipico con delle incursioni originali sul trasformismo della strega e su come essa per la prima volta si impossessi anche di corpi maschili.
You wan't be alone è un film drammatico, triste per come renda difficile la vita per i suoi personaggi, dove nulla viene lasciato al caso ma scandito con violenza, pianti dirotti, inconsapevolezza, sguardi e silenzi nella totale assenza di azione o di scene particolarmente concitate.
E' una fiaba molto nera che solo nel climax finale cerca di riappropriarsi di qualcosa che sembrava non conoscere, la dolcezza. La "mangiatrice di lupi" è una strega che c'è da sempre, come nel folklore e nella mitologia locale, passando da fattoria in fattoria per nutrirsi di sangue che le serve per le sue trasformazioni e chiedendo ogni tanto un tributo (una bambina).
La "vecchia zitella Maria" ha una storia molto triste, voleva solo essere amata, ma le hanno regalato solo violenza prima di bruciarla viva. La sua non è propriamente una vendetta ma l'aver bisogno di crescere un'adepta secondo le sue rigide regole tutte votate alla ricerca di sangue.
Un film molto intenso, teso e duro come il marmo per come nulla venga mai sdolcinato e dove le scene emotivamente "romantiche" seppur con il contagocce quando ci sono riescono ad essere empaticamente meravigliose.


domenica 27 marzo 2022

Fresh


Titolo: Fresh
Regia: Mimi Cave
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Gli orrori degli appuntamenti moderni visti attraverso la battaglia provocatoria di una giovane donna per sopravvivere agli appetiti insoliti del suo nuovo ragazzo.
 
Ormai trovare una trama originale nell'horror post moderno è davvero impresa ardua.
Fresh ha fatto molto discutere. Prodotto per il cinema dalla Legendary Pictures poi il Sundance e poi in streaming con Hulu. Un cannibal movie, un torture porn contemporaneo dove partendo da un contesto molto attuale, una ragazza che prova con le app a trovare il principe azzurro, finisce per il ritrovarsi nell'antro di una bestia. Steve non è il classico psicopatico, ma quel dongiovanni che cattura le fanciulle nei supermercati, fa il possibile per tenersi lontano dai social (anche se scoprirà essere impossibile anche se non per scelta sua) e ha un mercato nero per i soliti iper borghesi che si cibano di carne umana. In questo caso solo femminile pagandola delle cifre smisurate. Un inizio per alcuni aspetti anche ironico negli incontri di Noa con alcuni casi umani e qui i riferimenti a Tinder sono quanto mai palesati. L'incubo però è dietro l'angolo e la bravura di Stan dopo aver offerto da bere alle sue vittime drogandole è quella di accertarsi che non abbiano legami parentali.
Una casa di lusso, delle celle dove tenere in vita le fanciulle tagliando arti di qua e di là (a Noa verrà letteralmente tagliato il culo) e nel finale un revenge movie tutto al femminile. Tanta forma mi verrebbe da dire, poca sostanza anche se il cast funziona bene e i dialoghi e il ritmo non stonano mai riuscendo a conferire una via di mezzo per quanto concerne l'aver centrato l'atmosfera.
Di fatto non accenna mai a far paura per il carattere e lo sviluppo tra la storia di Noa e Steve, dall'altra quando deve iniziare a picchiare duro, si palesano alcune incertezze e alcuni stereotipi che lasciano presagire troppo in fretta come finirà la storia però dall'altra alcune scene riescono ad essere davvero macabre. E' un film incerto proprio negli intenti nel come viene sviluppata la suspance, nel come sembra sempre altalenante tra una storia d'amore mancata e l'inganno di lei cercando di fuggire da uno psicopatico che in fondo la ama. Però funziona.

venerdì 21 gennaio 2022

Coming home in the dark


Titolo: Coming home in the dark
Regia: James Ashcroft
Anno: 2021
Paese: Nuova Zelanda
Giudizio: 3/5

Un insegnante di scuola è costretto a confrontarsi con un atto brutale del suo passato quando una coppia di spietati vagabondi porta lui e la sua famiglia in un viaggio da incubo.
 
L'esordio alla regia di Ashcroft nonostante segua una trama abbastanza scontata ha degli imprevisti interessanti, ovvero di come sviluppa alcuni meccanismi classici destrutturandoli e rendendoli funzionali dal punto di vista dei colpi di scena e di dove voglia andare a parare la trama.
Due specie di bifolchi che spuntano dal "nulla" a rovinare il picnic di una coppia con i loro due figli. Comincia subito l'incubo ma non si spiega perchè questa coppia di redneck sia così cattiva dal nulla senza spiegare il perchè di tanto rancore. Verrà sciorinato durante il decorso del film dove appare ovvio dal secondo tempo in avanti dove voglia andare a parare con un finale per nulla scontato e un abbondante dose di violenza che nonostante l'uccisione improvvisa dei due figli, diventa una sorta di testimonianza del dolore per chi come Hoaggie, il protagonista, è riuscito a vivere nell'ombra nascondendo le proprie e altrui nefandezze.


venerdì 24 dicembre 2021

Rambler


Titolo: Rambler
Regia: Calvin Reeder
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Dopo essere uscito di prigione, un uomo solitario conosciuto come "The Rambler" intraprende un viaggio pieno di insidie attraverso piccole città e strade desertiche in un America pericolosa e corrotta. Lo scopo è il suo ricongiungimento con il fratello che non vede da lungo tempo.
 
Rambler è un film bifolco, sporco e disturbato. Un mondo ormai allo sbando, gente che sta letteralmente impazzendo, un western metropolitano dove incontriamo spesso lande desolate e campagne abbandonate. Un protagonista che parla poco e vede il mondo andare a pezzi con gente che esplode letteralmente. In questo viaggio dell'eroe, Rambler uscendo di prigione dovrebbe incontrare il fratello in un ranch e lavorare con lui mettendosi al riparo da tutte le vicende, quasi sempre schizzate o violente, che sembrano attirarlo come una calamita.
Ovviamente anche quando ci riuscirà si renderà conto che ha bisogno di altro, del degrado.
Di affetti verso una ragazza che sembra morire in ogni dove Rambler la segue o la insegue, in uno scienziato pazzo che caricandoselo in macchina, come in un circo freak prova a registrare i sogni delle persone con un macchinario che le fa esplodere. Rambler è indipendente, una scheggia folle e impazzita di un certo tipo di cinema che non si vede spesso, anzi molto di rado. Un film che nel suo non sense riesce a trovare una direzione e crea molto più di quello che dice e quando ingrana la marcia diventa una macchina da guerra.

lunedì 16 agosto 2021

Censor


Titolo: Censor
Regia: Prano Bailey-Bond
Anno: 2021
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Una ragazza indaga sul mistero della sorella scomparsa

Censor è il miglior horror finora del 2021 e manco a farlo apposta è inglese di una regista gallese.
Un film particolarmente malato e sadico in grado di elevarsi ad alta quota in un panorama molto mainstream dove ormai tanti titoli horror non riescono a fare ciò che devono: disturbare.
Censura, snuff, metacinematografico, found footage, slasher, splatter, politico e con una discesa agli inferi che non si vedeva da tempo. Censor parla di b-movie gore e ultra violenti senza quasi mai farli vedere allo spettatore mentre invece mostra i volti di chi li supervisiona. Ci fa entrare in un dramma con un senso di colpa mai superato, una sorta di eterna ricerca di qualcosa andato perso in un'infanzia strana con una coppia di genitori disfunzionali che non hanno mai accettato il dramma.
Censor prende Niamh Algar e la stravolge completamente facendola impazzire un pò alla volta prima di prendere una strada tortuosa e creare un climax ad hoc con un finale magnifico.
Censor è metaforicamente il taglio netto che Enid compie quotidianamente per lavoro con i film, ma allo stesso tempo un taglio netto (una censura) ai suoi ricordi che riesce a nascondere e ritrovarli quando vuole e allora il film maledetto "Don't go in the curch" risveglia quella ricerca e quella follia di credere in qualcosa che forse è solamente un trauma mentale o una ferita profonda che non guarirà mai.


mercoledì 2 giugno 2021

Koko di koko


Titolo: Koko di koko
Regia: Johannes Nyholm
Anno: 2019
Paese: Svezia
Giudizio: 3/5

Una giovane coppia perde la propria bambina di 8 anni in seguito ad una reazione allergica, proprio nel giorno del suo compleanno. Per l’occasione le avevano regalato un carillon che non avrà mai la fortuna di scartare.
 
Koko di koko è un altro film a tratti bizzarro sfruttando l'elemento spazio temporale come un vortice di umiliante terrore psicologico. Scopriamo questa coppia disfunzionale (soprattutto lei) che in seguito alla perdita della bambina dopo tre anni decidono di andare in campeggio in un posto osceno nel mezzo del nulla senza nemmeno aver ben chiaro come mai siano finiti lì.
E da qui o da lì inizia il calvario, l'inferno dove un triangolo composto da due bifolchi e un vecchio intrattenitore giorno per giorno umiliano la coppia uccidendoli in modi diversi. Nyholm trasforma un horror anche se sembra più grottesco e onirico ( come la dissolvenza a disegni composta da un trio simile a ornamento di un carillon che una bambina osserva da una vetrina) rispetto a un horror vero e proprio con disamina sul disagio sociale cercando di rappresentare e dare una metafora della perdita rappresentandola come un orrore ancestrale. Il tempo diventa un'arma scaraventando i suoi personaggi in un loop, al fine di esplorare il dolore in tutti i suoi terribili aspetti e ondate di disagio senza fine. In uno scenario da incubo che si ripeterà sei volte con alcune variazioni, come altrettante reazioni dell'inconscio (impotenza, senso di colpa, solitudine, ecc.) murati nel loro isolamento Nyholm cerca in tutti i modi di non farci empatizzare con i protagonisti, anzi facendoceli odiare, come una delle scene più forti quando Tobias dalla sua tenda guarda le torture alla moglie rimanendo impassibile senza fare nulla.

lunedì 20 aprile 2020

Greener Grass


Titolo: Greener Grass
Regia: Dawn Luebbe, Jocelyn DeBoer
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Jill e Lisa hanno accompagnato i rispettivi pargoli alla partita di calcio, e Jill decide di regalare la propria neonata all’amica. Nel frattempo, nel contesto suburbano in cui tutti guidano macchinine elettriche, una ragazza viene trovata cadavere. Questo non distoglie Jill e Lisa dalla loro gara personale, quella di riuscire a trionfare l’una sull’altra. La situazione precipita per Jill, già pentita di aver regalato la sua piccola Madison a Lisa, quando anche il suo maschietto Julian si trasforma in un cane.

I film dove regna il degrado e il non sense si sposano alla perfezione con un certo tipo di cinema indipendente americano. Soprattutto quando serve a contaminare il falso perbenismo di una classe borghese e destrutturare un impianto di buone maniere e bigottismo.
Greener Grass è una commedia surreale decisamente grottesca che si ispira a Waters cercando di mettere da parte però il trash e l’irriverenza per prendersi più sul serio, arrivando a trovare alcune scene decisamente spiazzanti e originali e altre traballanti e noiosette.
Un film anomalo e strano, perturbante a tratti con quell’atmosfera così patinata e colorata, giocata tutta come la scenografia su un’estetica che gioca un elemento estremamente rilevante nel film.
Bambini regalati ad altre madri, mariti e coppie invertiti, limonate tra adulti eccessivamente lunghe sbagliando il partner con tanto di bava finale, bambini che buttandosi in piscina si trasformano in cani con il risultato di ottenere finalmente attenzioni dai genitori, killer che agiscono nell’ombra a minare la pace assoluta della cittadina, rosa e azzurro predominanti in un quadro deformato da sorrisi che sembrano sparati e tenuti su con il botox.
Un film che maschera la follia dietro sorrisi plastici e apparecchi sempre all’avanguardia, che fa girare per la città con macchine elettriche da campi da golf finendo agli incroci dove volendo dare sempre la precedenza al prossimo si rimane incastrati. Elementi strambi e spiazzanti il film ne possiede molti, a volte troppi, pagando però il salario di voler essere un’analisi spietata senza mai essere davvero incisiva e scavare a fondo, dove in particolare nell’ultimo atto sembrano mischiarsi troppi accadimenti e l’irreale diventa così un gioco di forza da far perdere di consistenza alcune vicende che potevano essere di maggior impatto (Waters in questo è impareggiabile e forse inarrivabile).
Curioso come le due registe al loro stranissimo esordio siano anche le due protagoniste.


lunedì 23 marzo 2020

Hail Satan


Titolo: Hail Satan
Regia: Penny Lane
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La controversa influenza dei satanisti sulla politica USA

Essere satanisti ai nostri giorni non significa sacrificare cose, o fare atti osceni in luogo pubblico o dover per forza provocare qualcosa nell’altro culturale. Satanisti al giorno d’oggi come si interroga l’attenta Penny Lane può voler dire semplicemente aderire ad un altro culto (che non per questo va condannato).
Siamo in un’epoca in cui il dio delle guerre è la religione e ad oggi ne contiamo qualcosa come più di 4600.
Ora che male può fare un culto che si interroga partendo dalle intuizioni di Milton e il suo profetico Paradiso Perduto sulle origini del dio della materia e del re dei disobbedienti.
In breve, il Satanic Temple o la Chiesa di Satana è un’organizzazione composta da attivisti nonteisti che, pur non credendo nell’esistenza di Satana, almeno una buona parte, prendono la figura di Lucifero come simbolo di un’eterna lotta al sistema opprimente, alla tirannia, alla sovranità arbitraria religiosa che prevede la sottomissione a Dio.
I membri del Satanic Temple si descrivono come pacifisti, convinti sostenitori dei diritti umani (come quelli della comunità LGBTQ) e del pluralismo religioso, a scapito di poche religioni che controllano il mondo.
Se è pur vero che a parte mettere da parte Jex Blackmore e tutti coloro che usano manifestazioni violente per circoscrivere il loro credo, dall’altra parte il documentario traccia alcuni dati di fatto importanti per sostenere la continuità e la fidelizzazione cristiana in America come ad esempio combattere i comunisti visti come il male maggiore in tempo di guerra, oppure sempre per i cristiani alcuni esperimenti nati con il solo obbiettivo di accrescere il numero degli adepti,  come il film i Dieci Comandamenti e altre operazioni semi-reazionarie.
Si ride, non ci si prende troppo sul serio, sentiamo buona parte dei benpensanti e scopriamo tutta la galleria di fesserie prodotte e volute dai media negli anni per avere un nemico in comune: Satana e i loro seguaci.
In realtà il più grande nemico del pensiero libero e delle donne come dimostrano i fatti e sempre stato il Cristianesimo e gli altri monoteismi.
I sette fondamentali “comandamenti” su cui si basa il Satanic Temple sono:
1-One should strive to act with compassion and empathy towards all creatures in accordance with reason.
2-The struggle for justice is an ongoing and necessary pursuit that should prevail over laws and institutions.
3-One’s body is inviolable, subject to one’s own will alone.
4-The freedoms of others should be respected, including the freedom to offend. To willfully and unjustly encroach upon the freedoms of another is to forgo your own.
5-Beliefs should conform to our best scientific understanding of the world. We should take care never to distort scientific facts to fit our beliefs.
6-People are fallible. If we make a mistake, we should do our best to rectify it and resolve any harm that may have been caused.
7-Every tenet is a guiding principle designed to inspire nobility in action and thought. The spirit of compassion, wisdom, and justice should always prevail over the written or spoken word.
Alla faccia dei 10 comandamenti cristiani!

sabato 14 marzo 2020

Bad day for the cut


Titolo: Bad day for the cut
Regia: Brendan Mullin
Anno: 2017
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Donal, un contadino di mezza età, vive una vita semplice a casa con la madre. Quando questa viene uccisa, Donal va a Belfast in cerca di risposte e di vendetta, ma trova un mondo violento e un segreto sulla sua famiglia

I revenge-movie si sa sembrano aver detto tutto soprattutto quando gli si analizza in chiave action. Quando invece il dramma, i colpi di scena, i segreti famigliari, vengono esplosi in tutta la loro virulenza possiamo aspettarci storie che se non del tutto originali, riescono ad essere maledettamente interessanti.
Il film di Mullin ci porta a Belfast mostrandocela come un luogo a prima occhiata tranquillo dove ormai l’Ira a lasciato perdere non esistendo più se non in una sub-cultura criminale di poco conto, ma traffici di esseri umani vengono portati alla luce senza nemmeno il bisogno di nasconderli più di tanto.
Il concetto è la vendetta spietata di un contadino che abbraccia un fucile, cambia il colore del suo camper e si lancia in una spirale di violenza senza battere ciglio come se aspettasse solo quel momento per uscire da una quotidianità fatta di dialoghi con la mamma e bevute al pub parlando con la barista.
Donal impersonifica il buon uomo con pancetta e barba e una certa età chiamato a sacrificarsi per un dovere che non può lasciare incompiuto. Un apologo morale che nell’ultimo atto diventa cupissimo e tristissimo per le scelte che protagonisti e antagonisti dovranno sostenere. Il colpo di scena è intuibile già nel secondo atto, ma lo sforzo degli attori rende tutto l’impianto più credibile e sincero con un’empatia che tocca tutti i personaggi anche la cattivissima Frankie Pierce, la vera sorpresa del film abile nel far capire alla figlia quanto è importante finire i compiti e comportarsi bene in uno strano paradiso artificiale per poi spaccare teste e giustiziare come se fosse l’angelo della morte scesa in terra.
Condito con un black humor accattivante, prendendosi sul serio ma mai troppo, cedendo ad alcune buche nella sceneggiatura ma riprendendosi sempre in fretta, il film di Mullin è british fino alla radice. Un impianto dove fondamentalmente Donal senza rendersene conto apre porte sempre più pericolose, si trova a dover fare coppia con personaggi umili e che non riescono a portare a termine i loro compiti (la coppia di fratelli polacchi). Un film a cui ho voluto molto bene perché ha saputo creare ancora una volta una complessa analisi dei personaggi anche quelli secondari e con un finale triste quando spietato.