Titolo: Monos
Regia: Alejandro Landes
Anno: 2019
Paese: Colombia
Giudizio: 4/5
Patagrande, Ramo, Leidi, Sueca, Pitufo,
Perro e Bum Bum sono i nomi in codice di sette adolescenti isolati
dal mondo, sperduti sui monti della Colombia, che si allenano e
combattono. A prima vista potrebbe sembrare una specie di campo
estivo, un bizzarro ritrovo di ragazzini che giocano a fare i
soldati. Invece si tratta dello scenario iniziale di una missione
delicatissima: i sette adolescenti hanno con sé una prigioniera, una
donna americana che chiamano semplicemente "la dottoressa".
La debbono detenere per conto di una non meglio specificata
Organizzazione. Debbono anche però mungere e trattare bene una mucca
che si chiama Shakira. Quando quest'ultima muore i segnali di morte
iniziano ad addensarsi sul gruppo.
Monos è un film complesso e ambizioso intrappolato in uno spazio astratto nascosto da qualche parte in Colombia e come tale deve rimanerlo per proteggere l'anonimato degli affiliati ovvero la schiera scelta di bambini soldato dall'Organizzazione. Fino al secondo atto non ci è dato sapere molto, i dialoghi sono pochi e quasi criptati dal linguaggio che usano questi adolescenti, giovani-adulti costretti a imparare l'arte della guerra e della sopravvivenza stando sempre a contatto con tutte le dovute difficoltà. Come in molti casi bastano alcuni piccoli imprevisti o incidenti scatenanti a scoperchiare una normalità presunta e portare anarchia e ribaltamento delle regole.
Una mucca, uno del gruppo, l'amore, la
dottoressa, la radio, il potere, l'obbedienza cieca, la
sopravvivenza, sono questi gli elementi su cui il film da un certo
punto muove le sue pedine scardinando l'apparente normalità e
sistematicità degli eventi.
Questa allegra banda di giovani
militarizzati è conosciuta come "Monos", scimmie, vivono
sotto il crudele comando militare dell'immaginaria "Organizzazione",
probabilmente una sostituta delle Forze armate rivoluzionarie della
Colombia (FARC) in un contesto quello colombiano basato sulle azioni
autonome, sui meccanismi para-militari, sulla nascita di nuovi
contractors, sulla violenza in generale. Landes attraverso una fiaba
che sembra avere pure dei connotati post-apocalittici ci mostra la
crudeltà del suo Paese che non disdegna la schiavitù dei bambini.
Vivono in uno stato perenne di combattimento, con uno scopo generale
vago e l'obbiettivo del comando e di avere riconoscimenti in guerra
da parte dell'Organizzazione.
Monos si muove come un manifesto di
denuncia accattivante anche perchè di film su combattenti bambini e
adolescenti ne sono stati fatti, ma questa pellicola ha qualcosa di
speciale, soprattutto nel come viene sviluppato il rapporto tra di loro e la natura, i paesaggi e la fotografia che comunicano
molto più di quello che si pensa e accecano per i loro colori così
vivi e un verde che fatichiamo a percepirlo così selvaggio. La
natura diventa fondamentale, un legame, un'alchimia che i personaggi
sembrano asservire come se il potere della terra servisse a renderli
più forti. L'ambiente che dovrebbe e vorrebbe proteggerli diventa
una gabbia con il risultato che prima o poi si dovrà cercare una via
di fuga.