Titolo: Talvar
Regia: Meghna Gulzar
Anno: 2015
Paese: India
Giudizio: 4/5
Drammatizzazione del doppio omicidio di
Noida, avvenuto nel 2008 e balzato agli onori della cronaca. Vittime
furono una quattordicenne e la domestica che lavorava per conto della
sua famiglia.
Ispirato ad un reale caso di cronaca,
un film indiano che racconta un indagine sull'omicidio di
un'adolescente e del suo servitore. Talvar si inserisce nel filone
dei film di genere indiani che trovano spesso e volentieri spazio e
distribuzione su piattaforme on line senza quasi mai riuscire ad
essere distribuiti nei cinema ma trovando di rado qualche festival
internazionale.
Guilty altro titolo con cui il film è
uscito, sembra mantenere inalterato lo schema e il lavoro di
scrittura. Attingendo da un caso di cronaca che ha fatto molto
discutere l'opinione pubblica, è un film che Gulznar riempie di
particolari, in cui la caratterizzazione dei personaggi è
curatissima consentendo appunto di approfondire gli usi e costumi di
un paese remoto, la cui cinematografia drammatica è quasi
sconosciuta in Occidente dal momento che in molti pensano che l'India
sia solo Bollywood e limitando così la diversità di una
cinematografia molto variegata e complessa.
Un'altra opera in cui non c'è un
personaggio trainante, o meglio c'è un protagonista principale ma il
lavoro corale sviluppato dal regista è ottimo tale da mantenere una
buona alternanza tra momenti concitati ed altri più riflessivi, che
mettono in evidenza i paradossi della giustizia con momenti
decisamente surreali.
Da uno spunto di cronaca, Talvar è una
radiografia impietosa che fa male, denunciando la mentalità
dominante all'interno degli apparati di polizia indiani, fra
cialtronaggine, meschine rivalità professionali, stupidità,
carrierismo e sete di potere. Un bel film di "denuncia
civile" con un epilogo che coinvolge anche il sistema
giudiziario, lasciando l'amaro in bocca come si evince da quel
problema che "il 90% delle prove presenti nella scena del
crimine vennero di fatto distrutte a causa della negligenza della
polizia" come disse il CBI nella realtà. Perché la polizia,
che per prima venne sul posto, non si occupò di non fare avvicinare
nessuno nella scena del crimine, giornalisti, visitatori, amici,
parenti, vicini, tutti circolavano nella scena del crimine come se
fosse parco giochi. Sembra
fantascienza ma è tutto reale e nel film acquista un penso ancora
più sconvolgente.