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venerdì 26 aprile 2024

Poor Things


Titolo: Poor Things
Regia: Yorgos Lanthimos
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Oltre alle cicatrici che lo sfigurano e alle terribili menomazioni del suo fisico, Godwin Baxter deve a suo padre anche una sincera passione per il metodo scientifico e le pratiche chirurgiche. L'esperimento che più lo inorgoglisce è Bella, che tratta come una figlia. L'ha trovata cadavere, incinta di un feto ancora vivo, e le ha ridato il respiro e trapiantato il cervello del neonato. Ora Bella, già cresciuta e splendida nel corpo, cresce rapidamente anche nelle facoltà mentali, imparando a camminare, parlare e, soprattutto, desiderare. A nulla vale, a questo punto, il tentativo del suo creatore di fermarla: God(win) le ha dato la vita e, con essa, il libero arbitrio.
 
Le povere creature siamo noi umani troppo fragili e sempre eterni indecisi. Povere creature sono gli uomini ancora più fragili delle donne, i quali sembrano dividersi tra egocentrici, maniaci del controllo, cinici e timidi. L'ultima creazione di Lanthimos è un film incredibile in grado di elevarsi e allargarsi trattando una serie numerosa di tematiche e facendolo attraverso una galleria d'immagini artistiche ed estetiche semplicemente perfette nel loro elevarsi a diventare pittoresche e organiche. Frankenstein, Metropolis, pittori, quadri, letteratura, filosofia ma anche religione con quel bel riferimento a Costantinopoli quando il cinico mostra a Bella la crudeltà umana ricordando la scena del deserto della Bibbia in cui Satana cerca di persuadere il Cristo. Una donna che apprende velocemente il significato della vita con un processo di apprendimento graduale, partendo dalla scoperta del suo corpo, della sessualità, della libido in generale per approdare ad una coscienza di sé e della propria libertà sia come essere in quanto tale che come donna. Il piacere della scoperta che passa sotto ogni punto di vista, visivo, celebrale, estetico. Scenografie che rasentano la perfezione e recitazione al top danno quel motore in più che riesce a traghettare l'opera in un limbo estatico di emozioni.

We die alone


Titolo: We die alone
Regia: Marc Cartwright
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

L'introverso Aidan cerca la propria anima gemella, a modo suo. Finché crederà d'averla trovata...

Aidan è uno come tanti che soffre di solitudine ma non riuscendo a recarsi agli appuntamenti con i match sui social inscena degli inquietanti incontri in casa prendendo un manichino e fingendo di avere la ragazza di fronte. Solo in questo modo sembra riuscire a comunicare. Eppure a lavoro riesce ad essere se stesso e senza nemmeno accorgersene trova un'altra anima gemellata con la sua, Elaine, la quale solo nel finale vedrà un colpo di scena toccante quanto ormai slegato dagli intenti della storia. Chelsea e Aidan sono in parte la riprova di qualcosa che non funziona, di due psicopatie a confronto le quali cercano di avere la meglio sull'altro. Da una partenza molto soft e timida si passa alle maniere forti finendo in un vero e proprio bagno di sangue.

Duro del Road House


Titolo: Duro del Road House
Regia: Rowdy Herrington
Anno: 1989
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Un laureando in filosofia si diverte a fare il buttafuori in un locale notturno malfamato, il "Double Deuce". A un certo punto però il lavoro diventa sempre più pericoloso per via degli scagnozzi di un boss malavitoso. Alla morte di un suo amico il buttafuori-laureando porrà fine con un sanguinoso scontro alle prodezze del boss
 
Il duro del Road House doveva essere quel tipico esempio di cinema muscoli & arroganza, dialoghi tagliati con l'accetta, maschi alpha e mazzate a gogò. E' così è stato mettendo tra l'altro un attore che non aveva proprio quel fisic du role adatto a questo cinema di genere. Eppure fecero una cosa interessante. Scrissero una bella storia che seppur non abbia sotto trame o chissà quali peripezie di sceneggiatura faceva il suo e pure molto bene. Alla fine come molte pellicole di quegli anni venne dapprima ignorato per poi diventare un cult. Ci sono tanti elementi che contribuiscono alla resa del film dal cast alla presenza di Ben Gazzara come nemico e boss della cittadina e mafioso locale (non a caso un italo americano che si crea da solo u piccolo impero per poi venir distrutto dalla solidità e complicità di un gruppo di americani che credono nell'ideale di giustizia) ad un Sam Elliot sempre decisivo e in grado con quella faccia da schiaffi di fare la differenza e non ultima Kelly Lynch che a livello di bellezza rasentava la perfezione.
Un film che invecchia bene da lasciare in una botte e guardare ogni tanto per notare con quanta grazia riusciva a bilanciare dramma ed action movie

Road House


Titolo: Road House
Regia: Doug Liman
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Elwood Dalton è un ex combattente di arti marziali della UFC (Ultimate Fighting Championship) ritiratosi a causa del tragico esito di un incontro, il cui ricordo lo perseguita. Per tirare avanti si guadagna da vivere prendendo parte a match clandestini nei quali prevale senza difficoltà, finché la proprietaria di un Road House in Florida non gli propone l'incarico di buttafuori nel suo locale, messo sempre più a rischio dalle ripetute risse e violenze. Seppure riluttante, Dalton accetta e si ritrova presto a fare i conti con un boss criminale intenzionato a far chiudere il locale (per poi acquistare il relativo appezzamento di terreno) servendosi della propria banda di delinquenti e di un folle e pericoloso picchiatore.
 
Alla fine per essere una sorta di remake non è poi così male. Cambiano pochi elementi e tutti in negativo tranne quella scheggia impazzita di McGregor che recita se stesso e l'assenza di un villain vero e proprio. Mancano le donne, per assurdo la vecchia pellicola si sforzava di inserire molte più scazzottate mentre qui sono abbastanza centellinate, il pre finale nella barca è imbarazzante e alcune scelte di Dalton come quella di portare dei bifolchi in ospedale dopo avergli menati a dovere fanno storcere il naso. E' intrattenimento ma senza avere il brio e il ritmo giusto, dura tanto e alcuni momenti sono veramente tiratissimi dando al film una noia mortale che sinceramente da un film del genere non meritiamo. L'incontro finale tra Dalton e Knox riprende tanto dagli ultimi film di arti marziali indonesiani.

Sloterhouse


Titolo: Sloterhouse
Regia: Matthew Goodhue
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Alpha è una femmina di bradipo, è tenerissima e la sua nuova proprietaria la propone con successo come mascotte della sua sorellanza. C'è tuttavia un problema: la bestiola è intelligente quanto Ella, combina guai peggio di un gremlin e è sadica come Chucky
 
Sloterhouse è un film del cazzo, un b-movie in parte divertente ma che a livello di idee è pari a zero dove semplicemente si è slittato sulla scelta di sfruttare come antagonista un animale esotico puccioso per creare caos e disordine in un collage.
Per certi aspetti qualche sforzo lo si apprezza a partire da questa voglia di riprovare sugli animal movie come era successo per COCAINE ORSO, BLACK DEMON, TANK, CRAWL BENEATH, CABINET OF CURIOSITIES, BEAST solo per fare alcuni esempi. E' così partendo da uno degli scenari meno interessanti di tutti come una confraternita femminile in un piccolo college dove nessuna viene mai parzialmente caratterizzata e senza provare nessun tipo di simpatia, scopriamo che questa piccola belva killer con artigli in grado di squartare un coccodrillo beve birra, si fa i selfie sugli smartphone e chatta in allegria mettendo zizzania tra le studentesse, guida automobili e schiva i proiettili. Penso che questi elementi bastino a far capire a cosa ci troviamo di fronte.

mercoledì 27 marzo 2024

Runner (2022)


Titolo: Runner (2022)
Regia: Boy Harsher
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una donna senza nome urla traumatizzata dopo essere fuggita dal luogo di un massacro in un bosco. La osserviamo girovagare in un bosco e poi entrare dentro un locale. All’improvviso, una sequenza gore ci permette di comprendere la reale natura di questa figura trovando un'ignara quanto affascinante vittima che vive in una roulotte e da lì continuare il suo misterioso cammino.

The Runner è poco più di un mediometraggio. Un exploit artistico collettivo dove c'è tanta bella musica e un'idea di cinema sperimentale con questa ragazza selvaggia che vive di eccessi e di piaceri annusando e uccidendo ciò che la circonda. Un'esperienza audiovisiva tutta al neon dove seguiamo tristi vite solitarie dove ognuna cerca di trovare piacere come può abbandonandosi a sconosciuti senza temere quali possano essere le conseguenze. E' un mediometraggio di istinti senza apparentemente avere luogo e tempo con una locandina molto anni 80' e qualche accenno di body horror. I Boy Harsher hanno poi il merito di costruire una soundtrack potente e minimale capace di dare ancora più emozioni e atmosfera a delle immagini che non hanno bisogno di parole e dialoghi ma solo di occhiate e di vibrazioni synth/electrowave. Un horror sperimentale dove la storia è solo uno spunto senza di fatto rivelarne bene le congetture e senza una vera e propria chiarezza.
Un' opera audiovisiva da godere appieno senza farsi troppe domande.

Dream Scenario


Titolo: Dream Scenario
Regia: Kristoffer Borgli
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Matthews insegna biologia alla Osler University. È sposato con Janet ed è padre di due figlie, Hannah e Sophie. La sua esistenza è monotona ed è una di quelle persone che solitamente passano inosservate. Da un giorno all'altro comincia a comparire nei sogni degli altri. Sono persone che conosce oppure perfetti sconosciuti. Non ha mai un ruolo positivo. Nei primi sogni non fa nulla quando una persona si trova in pericolo. Ma successivamente, nell'universo onirico degli altri, diventa sempre più violento. All'inizio diventa celebre ma poi l'improvvisa notorietà gli si ritorce contro. Gli studenti non seguono più le sue lezioni, la sua presenza non è gradita nei locali pubblici, gli amici mandano via lui e la moglie a metà cena e anche la sua vita familiare va in frantumi. L'unico obiettivo che gli resta è quello di pubblicare il suo libro.
 
Borgli è un regista norvegese da tenere sott'occhio. Il perchè è semplice, ha già una sua idea di cinema di politica d'autore affermata nonostante abbia diretto pochissimo preferendo scegliere soggetti complessi e ambiziosi. Dream Scenario è un mezzo capolavoro, un film celebrale che ti entra dentro e racconta veramente tanto di questa società, del peso dell'inviduo, dei social e dei media. Sembra una specie di processo kafkiano in chiave post contemporanea.
Il tema dell'identità, dell'immaginario collettivo, di come un sogno possa trasformarsi molto velocemente in un incubo devastando la vita di un semplice uomo comune che vorrebbe finire di scrivere il suo libro continuando ad insegnare all'università conquistando i suoi alunni.
Disturbante ed onirico a tratti soprattutto nelle scene dei sogni, dove compare senza fare nulla ma come osservatore, quando comincia a trasformarsi in un sanguinario omicida come Freddy Krueger attaccando addirittura la figlia oppure raggiungendo scene formidabili di ironia drammatica con trovate tragicomiche e grottesche come nella scena in cui cercando di simulare nella realtà il sogno erotico che la studentessa fa di Paul, questo è così eccitato che dapprima raggiunge l'orgasmo solo perchè viene stimolato e poi scoreggia distruggendo in un secondo ogni piano erotico possibile.

Saltburn


Titolo: Saltburn
Regia: Emerald Fennell
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

2006. Oliver Quick frequenta l'Università di Oxford ma non riesce a integrarsi con gli altri studenti, molti dei quali provengono da famiglie ricche. Uno di questi è Felix Catton da cui è subito attratto. Un giorno gli presta la propria bicicletta dopo che la sua ha forato. Una sera invece è Felix che gli viene in soccorso dopo che non ha abbastanza denaro per pagare un giro di bevute. Il loro rapporto però non è paritario, anzi Oliver sembra essere sembra più dipendente dal ragazzo ma molte volte viene ignorato. Un giorno trova il modo di riavvicinarsi a lui quando gli racconta che suo padre, tossicodipendente, è morto. Così riesce a farsi invitare a Saltburn, nella sua enorme tenuta. Lì conosce la sua eccentrica che riesce gradualmente a conquistare e trascorrerà un'indimenticabile estate.
 
Saltburn è quel classico esempio del forestiero che entra in una famiglia borghese devastandola piano piano. TEOREMA, VISITOR Q e in qualcosina BORGMAN. Qui è tutto molto più moderno, la tematica riesce ad essere più accattivante e grottesca in alcuni passaggi come la scena delle mestruazioni o quella della vasca da bagno. Oliver da timido passivo aggressivo entra così in questa famiglia "di eccessi", tra i suoi rituali, il labirinto come giardino, un maggiordomo inquietante che non viene mai veramente descritto nei suoi intenti e continui accenni di una sessualità che non si vuole più contenere, di desideri malati e un potere da mantenere ed esercitare sugli ospiti.
Sesso & Potere. Due concetti che governano il mondo della famiglia Catton cercando di smorzare la noia con festini ad hoc e invitando timidi studenti per studiarli e azzannarli come viene presto a scoprire Oliver il quale però a sua volta ha un piano diabolico e meticoloso nel costruire e nel dipanare la sua operazione. Un thriller efficace, colorato, vivo, pieno di emozioni e sentimenti, di scene forti ma mai gratuite e di alcuni colpi di scena interessanti soprattutto per come vengono tratteggiati molto bene i personaggi.

True Detective-Season 4


Titolo: True Detective-Season 4
Regia: Issa Lopez
Anno: 2023
Paese: Usa
Stagione: 4
Episodi: 6
Giudizio: 4/5

Due investigatrici, Liz Danvers ed Evangeline Navarro si ritrovano assieme, dopo anni che non hanno lavorato a causa di divergenze per un vecchio caso di omicidio irrisolto, a indagare sulla misteriosa sparizione di otto uomini in una base di ricerca lì in Alaska. Le indagini metteranno in luce misteri sepolti sotto la neve, ma anche un macabro legame con il caso di omicidio irrisolto che ha fatto allontanare le due partner.

Diciamo che a dieci anni dalla prima stagione, la show runner Issa Lopez scelta da Pizzolato fa un lavoro egregio, riportando ai fasti la serie, trasportandola in mezzo ai ghiacci e alle nevi e scegliendo tutte donne protagoniste. L'inizio faceva pensare a qualcosa di carpenteriano o addirittura mi ha fatto venire in mente Hive di Curran per l'idea di far scongelare i corpi per poi studiarli (anche se in quel caso erano mummie con importanti accenni ai Grandi Antichi).
Funzona bene questa distorsione paesaggistica più buia e più fredda ambientata in Alaska, in grado di farti perdere in mezzo a bufere, il primo giorno di dicembre che inaugura un lungo periodo di tenebra perenne, dove il tempo diventa il principale antagonista e dove vivere e tessere rapporti sociali non è assolutamente facile. Soprattutto quando poi aldilà degli aspetti soprannaturali c'è una vera e propria lotta che vede responsabile un'azienda corrotta e la popolazione e la comunità degli Inupiat. Il caso di Anne poi, l'attivista che lottava assieme alla comunità locale per la chiusura di una miniera inquinante, ritrovata sei anni prima pugnalata a morte e quello degli scienziati. La bellezza è che tutti gli elementi siano legati, Night Country è minata da ossessioni e incubi legati al passato delle due protagoniste e in più avviene una spietata lotta contro la misantropia maschile. Una coppia che funziona molto bene fisicamente come opposti ma anche per come caratterizzata da una cinica e sboccata e altrettanto riluttante compagna, entrambe le coppie riunite per indagare, dopo una separazione astiosa, su un caso irrisolto che si presenta con nuove morti violente.


Dune part II


Titolo: Dune part II
Regia: Denis Villeneuve
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Atreides e sua madre Jessica si trovano tra i Fremen insieme al leader di un loro clan, Stilgar, e alla guerriera Chani. Dovranno però imparare a farsi accettare dall'intero popolo Fremen e soprattutto Paul, che Stilgar crede essere l'atteso Messia di Dune promesso dalle Bene Gesserit, dovrà concretizzare la propria profezia, per guadagnare uno sterminato e micidiale esercito e con esso avere la possibilità di vendicare suo padre, il Duca Leto. Ma la profezia che vede Paul non è solo un sogno di vittoria bensì un massacro di inaudite proporzioni, una guerra santa che incendierà l'intera galassia. Il barone Harkonnen intanto continua a tramare per prendere il controllo dell'impero e, di fronte ai fallimenti di Rabban contro i Fremen, decide di affidarsi a un altro più letale rampollo: Feyd-Rautha, che le Bene Gesserit ritengono possa dare alla luce la loro attesa bambina suprema.
 
L'unico peccato è quello di dover aspettare il 2027 per vedere la terza e ultima parte.
Dune part II è un'esperienza visiva immensa che può solo essere colta e compresa nella qualità elementale e sensoriale (il suono è quasi un personaggio del film) in un cinema che riesca a far provare così tante emozioni e fondere per scelte stilistiche, sound designeer, soundtrack, fotografia ed effetti speciali per fortuna pochi
Riesce forse ad essere leggermente superiore al precedente per quanto in opere come queste debbano venir valutate nella loro unione in questo caso una trilogia che meriterebbe poi come per quella di Jackson di essere fruita in tutta la sua completezza sempre in un cinema adeguato.
La storia è fondamentalmente divisa in due parti, senza scelte di montaggio per cambiare scenari ma rimanendo sempre nella stessa location raccontando la storia. L’ossatura mitologica, lo scontro tra luce e tenebre, il deserto di Arrakis per quasi metà film e poi la città e l'inizio della rivolta.
Quando lessi il romanzo anni fa mi resi subito conto che Frank Herbert aveva scritto qualcosa di molto politico, ideologico e rivoluzionario pieno di controcultura. I grandi temi della politica appena accennati nel primo capitolo qui vengono sparati come missili a partire dalla crisi ambientale, la tentazione maligna dello strapotere, l’effetto distruttivo della guerra, quello corrosivo dei fondamentalismi religiosi che fioriscono dalla povertà e dall’ignoranza. Un'esperienza immersiva dove si passa dallo studio della popolazione del deserto Freman alla scelta peculiare di prendere come nome di Muad’Dib, un piccolo topo autosufficiente che vive nelle dune.
Il rapporto con i vermoni e la cavalcata dell'anziano come a siglare e superare una prova quasi impossibile, la spezia e l'economia che muove e i compromessi che vanno presi dall'imperatore agli Harkonnen, l'acqua della vita con cui si vede il futuro e l'acqua che viene estratta dai corpi dei nemici per sopravvivenza come sistema di raffreddamento per arrivare a riempire la piscina delle anime come luogo spirituale di ritrovo.
Insomma un'altra esperienza visiva e sensoriale pazzesca

Manodrome


Titolo: Manodrome
Regia: John Trengove
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Disoccupato e in procinto di diventare padre di un bimbo con la compagna Sal, Ralph sbarca il lunario lavorando come autista per Uber. Costantemente a corto di denaro, Ralph è sull'orlo di una crisi di nervi, ma ne è solo in parte consapevole. Da un lato i traumi infantili mai sopiti, dall'altro la disoccupazione e le preoccupazioni economiche portano Ralph ad avvicinarsi alle idee di Dan, guru a capo di una setta sull'orgoglio maschile "contro la ginosfera". Inevitabilmente anche i suoi rapporti con Sal e con i clienti e passeggeri della sua auto si complicano sempre più. 
  
Sarebbe interessante chiedere a Trengove, regista queer sudafricano, quale terreno volesse esplorare all'interno di questo film, perchè il film funziona anche se non sempre bene nel voler scegliere trame e percorsi diversi inciampando spesso e scegliendo un finale che poteva essere davvero molto più interessante. Ma l'analisi sulla sessualità di Ralph è forse l'elemento migliore e intenso del film grazie a Jesse Eisenberg che come il prezzemolo ovunque lo metti sta nel dare un quadro di macho all'interno della palestra ed è perfetta come scelta di un white trash proletario problematico e mono facciale che non riesce mai ad esprimere emozioni e sentimenti affondandoli dentro se stesso.
Prima di raggiungere il burn out alla Travis Bickle, Ralph conosce questa setta di invasati misogini e la loro filosofia della ginosfera che ancora adesso pur avendo spulciato Kant non mi è chiara.
Una discesa all'inferno come appare scontato anche da alcune semplificazioni di troppo, alcune scene quasi non sense come quella di seguire il nero palestrato per farsi sodomizzare e poi ucciderlo come una sorta di ammissione/repressione.

Random Acts of Violence


Titolo: Random Acts of Violence
Regia: Jay Baruchel
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il disegnatore Todd Walkley e il suo editore Ezra hanno fatto fortuna grazie a un fumetto basato su un serial killer realmente esistito di nome Slasherman. Durante un tour promozionale per pubblicizzare l'ultimo capitolo del loro lavoro, fanno tappa nella città in cui vent'anni prima Slasherman aveva seminato il terrore. Al loro arrivo, però, si sussegue una nuova ondata di efferati crimini, stranamente simili a quelli raccontati da Todd. Speculazione e paranoia prenderanno presto il sopravvento, sollevando mille interrogativi sul nuovo misterioso assassino.
 
Nonostante la visione sia stata interrotta da diversi sbadigli e da un ritmo che in più parti ci mette davvero troppo ad ingranare, il film di Baruchel se non altro cerca di trovare qualche elemento originale nel soggetto e nella riflessione a cui porta questo slasher. Si parla di fumetti, in questo caso del torture porn che sembra materia naturale per la coppia di protagonisti senza moralismi o il fatto che squartare delle donne possa non piacere a Kathy la ragazza di Todd. Invece per fortuna siamo in America dove almeno da questo punto ognuno è libero di fare il cazzo che gli pare.
Se nella prima parte il villain viene generato e cresciuto a suon di tavolozze e omicidi, nella seconda parte e soprattutto nel climax finale dove ci sarà un tosto face to face, entrambi verrano messi di fronte alla responsabilità che ha di fatto l'arte e in questo caso del suo disegnatore Todd
nei confronti del suo pubblico scegliendo di mettere in scena la violenza estrema soprattutto sulle donne e del tipo di pubblico che questo genere finisce per attrarre che manco a farlo apposta è perlopiù composto dalle stesse donne che dimostrano di amare l'horror e il porno più degli uomini.

venerdì 8 marzo 2024

Holdovers


Titolo: Holdovers
Regia: Alexander Payne
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Hunham è professore di storia in un college del New England. Rigido ed esigente detesta gli studenti mediocri, figli dei ricchi benefattori che aspettano il diploma senza sforzo. Alla vigilia delle vacanze di Natale è incaricato di vegliare e di sorvegliare i ragazzi che non hanno nessun posto dove andare. Tra loro, in altezza e spirito, spicca Angus Tully, allievo brillante e problematico 'dimenticato' dalla madre. Ostinati e diversamente inadeguati al mondo, Paul e Angus sono costretti a socializzare sotto lo sguardo paziente di Mary Lamb, cuoca della scuola che ha perso il suo unico figlio in Vietnam. Ma l'isolamento e il Natale accorceranno le distanze e li costringeranno a 'rompere le righe' e a 'mettersi in riga'.
 
A ripensarci facendolo decantare, l'ultimo film di Payne fa davvero tenerezza ed emotivamente lascia decisamente qualcosa.
Un film di sentimenti, di emozioni, di formazione, di incontri, di fragilità e di come si ha bisogno quando si rimane soli, di avere attorno qualcuno e creare in un qualche modo un concetto di famiglia. Rimanere da soli in un collegio per svariati motivi da chi ha osato attaccare il sistema, da chi viene messo da parte dai propri genitori o ancora da chi ha perso un figlio in Vietnam.
Giammatti è strepitoso gli viene cucito un ruolo congeniale per le sue potenzialità e peculiarità.
Paul Hunham è una versione testarda, stronza e rancorosa di John Keating. Rigido con i suoi alunni e palesemente frustrato e alcolizzato ma ancora più veniale con i rettori e chi non rispetta le regole brandendo un suo personale codice morale pronto a tornargli contro senza mai fargli fare quello scatto che per anzianità e competenze dovrebbe avere. Payne è bravo a sbrodolare a profusione emozioni senza però mai renderle stucchevoli o sdolcinate ma alternando sempre quel leggero sadismo soprattutto tra Paul e Angus supervisionati e messi in riga dalla matrona Mary Lamb

Mondo dietro di te


Titolo: Mondo dietro di te
Regia: Sam Esmail
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Amanda, pubblicitaria, è sotto stress e sempre più misantropa. Quando convince il marito Clay a prendersi una piccola vacanza fuori da New York insieme ai due figli Archie e Rose, tutto sembra andare per il meglio. Finché alcuni avvenimenti difficilmente spiegabili cominciano ad accadere e i dispositivi digitali ed elettronici sembrano non funzionare più. Quando alla porta di Amanda e Clay bussano un uomo di colore e la figlia, dicendo di essere i padroni di casa, la tensione comincia a salire.
 
L'elemento di fondo che riesce meglio a creare e generare panico e inquietudine sono i non detti dettati dalla paranoia. Quella paura che nasce in ogni individuo di farsi una propria idea su cosa stia succedendo e su quanto sia importante staccarsi da tutto e tutti per mettersi in una nuova quarantena come il profetico discorso con Kevin Bacon che qui interpreta il perfetto bifolco complottista e nazionalista, il quale rende e raccoglie ciò che per anni si è seminato in una parte d'America.
Quando l'orrore non è chiaro, non si confa con un nemico in carne e ossa ma resta a galla come qualcosa di indefinito e tutt'altro che chiaro genera i mostri dentro e fuori ognuno di noi.
Esmail gira bene, sceglie i tempi adatti con cui palesare e nascondere, crea una tensione crescente facendo in modo che ogni spettatore scelga la proria interpretazione individuale.
La scena delle macchine che partono da sole, la baita e i cervi, il bunker e alcune riprese dall'alto soprattutto nel finale lasciano basiti di fronte a quanto forse non sappiamo e di come la tensione cresce proprio quando non abbiamo le risposte o non ci sembra di vedere il pericolo imminente

Warrior-Iron Claw


Titolo: Warrior-Iron Claw
Regia: Sean Durkin
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nel 1979 Fritz Von Erich, un wrestler massiccio e tenace, sogna il titolo di campione del mondo e per costruirsi un'immagine di successo noleggia con fatica un'auto di lusso. Non gli sarà bastato, ma anni dopo avrà comunque fatto abbastanza soldi da comprarsi un piccolo ranch e mettere su una nutrita famiglia. Ora la sua missione nella vita è far sì che siano i figli a conquistare l'agognata cintura, ma il primo è morto a soli cinque anni, Kevin è imponente e abile sul ring però incespica al microfono, Kerry si è dato all'atletica e solo David sembra avere tutti i numeri necessari. Il più giovane Mike invece è meno muscoloso e pure meno interessato al wrestling, nonostante le pesanti pressioni del padre. Quando gli Stati Uniti decidono di non partecipare alle Olimipiadi di Mosca, Kerry torna a casa e il padre indirizza anche lui verso il ring, aumentando ulteriormente la competizione tra fratelli.
 
Al cinema come sempre tutto è più bello ed enfatizzato. Warrior-Iron Claw era uno di quei film che aspettavo senza capacitarmi del perchè forse la tematica o il fatto di vedere Carmy e gli altri tutti imbolsiti alle prove con una storia di puro dramma. Il giardino delle vergini suicide al maschile. Perchè è così in un film che alterna sempre passaggi molto belli con scene e momenti di pathos a volte esagerati che affondano la pellicola e la narrazione. La storia di un gruppo di fratelli che si amano quasi incapaci di amare tutto ciò che sta al di fuori di loro. Di una vita quasi in cattività con un padre padrone che specula, crede e inonda di aspettative e umiliazioni i propri figli prendendo di fatto quasi sempre lui la scena a differenza di quelli che dovrebbero essere i protagonisti.
Un finale strappalacrime che forse è il momento più bello del film e un peccato per come tutta la parte legata agli steroidi e gli agenti dopanti venga messa da parte e mostrata in rarissimi momenti.

Monarch-Legacy of Monster-Season 1


Titolo: Monarch-Legacy of Monster-Season 1
Regia: AA,VV
Anno: 2023
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 10
Giudizio: 3/5

Dopo la battaglia tra Godzilla e i Titani, che ha rivelato al mondo l'esistenza dei mostri, una famiglia si mette in viaggio per scoprire i suoi segreti sepolti e un'eredità che la collega a Monarch.
 
Probabilmente tutti avevano delle remore su questa serie pensando soprattutto al fattore costi e quindi un budget incredibile per poter mettere in scena alcuni Titani che abbiamo e non abbiamo ancora visto e non è detto che vedremo in futuro. In Monarch si parla tanto di potere, di questa agenzia di come nasce e con quali ideali soprattutto agli inizi molto antropologici e scientifici per poi cedere il passo agli interessi militari che prevalgono. Parte dopo un prologo ambientato nel 1973, la storia si sposta nella Tokyo del 2015 collegandosi direttamente agli eventi del G-Day di Godzilla, e introducendo la squadra "del presente", per poi di fatto giocare con le linee temporali di presente e passato rivelando indizi e mettendo in luce colpi di scena.
Nasce con l'ambizione forte di creare quell'espansione del MonsterVerse di Legendary Pictures, inaugurato nel 2014 dal GODZILLA di Gareth Edwards, e da lì KONG-SKULL ISLAND,GODZILLA II-KING OF MONSTERS e per finire GODZILLA VS KONG.
Pur amando i Kaiju ho davvero apprezzato lo sforzo, lo sviluppo, la produzione, la cura incredibile con cui siano stati creati i Titani e in quel finale dove compare proprio un altro importante protagonista.
Ho amato vedere Kurt Russel in un ruolo niente affatto scontato, di sicuro uno dei personaggi meglio caratterizzati rispetto ad altri più derivativi senza contare che non sempre il gruppo dei giovani protagonisti riesce ad essere convincente. Ci sono in particolare due episodi davvero inconcludenti e soporiferi che prendono solo tempo regalando noia e scelte di trama deprecabili.
Se fosse durata sei oppure otto episodi avrebbe avuto molto più successo.
Cio nonostante è ovvio che arriverà un sequel contando dove la storia si è fermata, in quell'assedio dove i nostri ritrovati i propri compagni dopo gli sbalzi temporali e congiungendo vecchi e nuovi, avranno a che fare con tutti i Titani risvegliati per scongiurare un nuovo G-Day.

Nimona


Titolo: Nimona
Regia: Nick Bruno, Troy Quane
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un cavaliere viene incastrato per un crimine che non ha commesso, e l'unica persona che potrebbe aiutarlo a dimostrare la sua innocenza è Nimona, un'adolescente mutaforma che potrebbe anche essere uno di quei mostri che ha giurato di uccidere.
 
Da ricordare più per la forza dei suoi mezzi, per le tecniche adottate, per lo stile quanto mai innovativo e spregiudicato e per essere politicamente scorretto (a modo suo) nel tratteggiare sempre temi sociali come l'inclusione di qualcuno di diverso, le diseguaglianze sociali e molto altro ancora con tematiche gender fluid e cavalieri che non vedono l'ora di amarsi l'un l'altro.
In Nimona come sempre il ritmo è concitato si vede che c'è stato un bel lavoro di ricerca e di creazione di un world building dove convergono proprio gli influssi tra animazione e videogame, confezionato in un look and feel da medioevo cyberpunk.
Nimona poi ha un flash back che arrotonda quello stile d'animazione rendendolo forse l'elemento più tradizionale seppur poi mostri la nostra protagonista come un vaso di Pandora quando deve scagliarsi contro l'avversario diventando in pochi minuti un complesso nugolo di trasformazioni da far impallidire la lotta tra Merlino e maga Magò.

Silent Night (2023)


Titolo: Silent Night (2023)
Regia: John Woo
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Vigilia di Natale. Durante uno scontro a fuoco per le strade della città tra due gang di narcotrafficanti, un proiettile colpisce un bambino, uccidendolo. Il padre, Brian, insegue i narcos per le strade e viene ferito alla gola, perdendo la voce. Dopo la convalescenza in ospedale la sua unica ragione di vita sarà vendicarsi e sterminare la gang che ha causato il massacro.
 
A me è sembrato di vedere una brutta copia del CORVO in chiave polizziottesca.
John Woo è sempre stato un autore talentuoso e la sua filmografia ne è una riprova nonostante gli anni passino per tutti e ciò che Hollywood offre spesso non è proprio ciò che si vuole. Detto questo forse perchè sono partito con delle aspettative molto alte per cui non sono riuscito ad amare particolarmente questo film pur vedendolo due volte e soffermandomi come sempre sulla capacità dell'autore di girare alcune scene d'azione, soprattutto di sparatorie e inseguimenti, mettendo un attore mascellare e un plot narrativo veramente molto striminzito. Un revenge movie dove in questo senso la perdita della voce di Brian rende il film privo di dialoghi e quasi muto, un dispositivo che consente a Woo di asciugare al massimo il suo cinema, di concentrarsi sull'essenziale ma allo stesso tempo perdendo pathos e caratterizzando in maniera debole il suo protagonista.

Acquaman e il regno perduto


Titolo: Acquaman e il regno perduto
Regia: James Wan
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Arthur Curry, alias Aquaman, ha messo su famiglia e suo figlio ancora in fasce già dimostra il potere di parlare con i pesci. Purtroppo il suo "lavoro" di re di Atlantide non va altrettanto bene: un consiglio xenofobo e protezionista blocca le sue riforme e impedisce che il popolo subacqueo collabori con il mondo di superficie per fermare il riscaldamento globale. Il quale subisce una drastica accelerazione per mano dell'arcinemico di Aquaman: Black Manta. Questi, guidato dalle visioni di un sinistro tridente nero, ha iniziato a impiegare il leggendario Oricalco, riscaldando tanto i mari quanto le terre emerse.

Con alcuni sequel è difficile dire se riescono a fare peggio del precedente. Acquaman è un perfetto esempio di cinema muscolare, ironico, con Momoa sempre più protagonista affiancato da Mera la sua compagna che per le vicende legate ad Amber Heard quasi non compare e un Wilson crepuscolare. C'è ancora una volta troppa c.g, l'idea dell'isola con le creature mutanti poteva dare quel qualcosina in più contando che il villain è poca cosa così come il suo piano criminale per distruggere l'umanità creando una sostanza tossica in un finale che vanta i peggiori b-movie americani pieni di sparatorie e barili pronti a esplodere. Il rapimento del figlio di Aquaman, l'intrusione nel carcere in mezzo al deserto per salvare il fratello Orm e il finale in cui Arthur decide di allearsi con il genere umano per combattere l'inquinamento è degno di un finale della Troma.

sabato 17 febbraio 2024

Fargo-Season 5


Titolo: Fargo-Season 5
Regia: AA,VV
Anno: 2023
Paese: Usa
Stagione: 5
Episodi: 10
Giudizio: 5/5

I nuovi episodi sono ambientati in Minnesota e North Dakota, nel 2019. Dopo che una serie inaspettata di eventi ha messo Dorothy “Dot” Lyon nei guai con le autorità, questa casalinga del Midwest, apparentemente tipica, si ritrova improvvisamente catapultata in una vita che pensava di essersi lasciata alle spalle.Lo sceriffo del North Dakota, Roy Tillman, è alla ricerca di Dot da molto tempo. Allevatore, predicatore e costituzionalista, Roy crede di rappresentare la legge e quindi di esserne al di sopra. Al suo fianco c’è il suo fedele ma inetto figlio, Gator. Che cerca disperatamente di dimostrare il suo valore al padre. Peccato che sia senza speranza. Così, quando si tratta di dare la caccia a Dot, Roy arruola Ole Munch, un oscuro vagabondo di origine misteriosa.Con i suoi segreti più profondi che iniziano a svelarsi, Dot tenta di proteggere la sua famiglia dal suo passato. Ma il suo affettuoso e ben intenzionato marito Wayne continua a correre da sua madre, Lorraine Lyon, per chiedere aiuto. CEO della più grande agenzia di recupero crediti del paese, la “Regina del debito” non è stata particolarmente impressionata dalla scelta del figlio di scegliere moglie e non perde occasione per esprimere la sua disapprovazione. Tuttavia, quando l’insolito comportamento di Dot attira l’attenzione del vice della polizia del Minnesota, Indira Olmstead, e del vice del North Dakota, Witt Farr, Lorraine nomina il suo consulente interno e consigliere principale, Danish Graves, per aiutare sua nuora. Dopotutto, la famiglia è la famiglia. Ma Dot ha un talento inquietante per la sopravvivenza. E con le spalle al muro, sta per dimostrare perché non si dovrebbe mai provocare una madre Lyon.

Fargo è una delle serie tv più belle di sempre. Ammetto di non aver visto la quarta stagione che a detta di molti è indubbiamente la peggiore scimmiottando su alcuni stereotipi mafiosi e portando Gomorra in America. In quest'ultima vengono ripresi alcuni punti forti della serie ovvero il tema del grottesco come risposta disperata ad alcune scelte scriteriate, dove si alternano crudeltà e ingenuità senza parlare mai di un totale predominio ma lasciando sempre quel dubbio su come verranno disegnati e caratterizzati alcuni personaggi. Come sempre emerge una critica sociale su tutto ciò che concerne la moralità dubbia della società e di alcuni personaggi e fin dove possa spingersi la legge. Ci sono tanti bei personaggi, c'è il revenge movie, la final girl, torture, rapimenti, omicidi, esoterismo, rituali, perdono e sacrificio. Nel finale c'è una di quelle sparatorie che non si vedevano da tempo con uno scontro che si rifà molto ad alcuni fatti accaduti alla Casa Bianca per quella che concerne la dipartita di Trump in questo caso tra bifolchi cowboy conservatori e una fetta di quella democrazia e l'Fbi in un vero e proprio bagno di sangue.
Alla fine ciò che conta è rimanere umani come nella scena finale con Munch. «Con questa stagione volevo davvero affrontare il tema del debito», ha detto il tuttofare. «Qualcosa come i due terzi degli americani hanno un debito non trascurabile, ma nessuno ne parla mai perché si prova vergogna, c’è molta moralità in questo. C’è anche qualcosa di molto “coeniano” nell’idea che se hai un prestito studentesco e ci vogliono 20 anni per ripagarlo, se lo ripaghi, sei una brava persona. E se non lo ripaghi, sei una persona cattiva, ma non lo saprai per 20 anni. Quindi, per quei 20 anni, sei sia una brava che una cattiva persona. C’è una dualità che trovo davvero interessante».