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giovedì 4 gennaio 2018

A Ciambra


Titolo: A Ciambra
Regia: Jonas Carpignano
Anno: 2017
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Pio, 14 anni, vive nella piccolo comunità Rom denominata A Ciambra in Calabria. Beve, fuma ed è uno dei pochi che siano in relazione con tutte le realtà presenti in zona: gli italiani, gli africani e i suoi consanguinei Rom. Pio segue e ammira il fratello maggiore Cosimo e da lui apprende gli elementi basilari del furto. Quando Cosimo e il padre vengono arrestati tocca a Pio il ruolo del capofamiglia precoce che deve provvedere al sostentamento della numerosa famiglia.

Carpignano è un autore giovane e molto interessante. Questo lungometraggio assieme a Mediterranea
rappresentano temi di attualità e contenuti scomodi a cui l'italo americano con madre afro-americana ha deciso di prestarsi e focalizzarsi.
Il risultato và oltre l'aspettativa almeno per questo esordio dopo il corto che ha vinto alla Mostra del cinema di Venezia. A Ciambra mostra prima di tutto una comunità con tutte le sue regole e lo fa molto bene, tenendo conto di tutto, dagli aspetti antropologici, dando ampio spazio ai personaggi, facendo un lavoro squisito per quanto concerne il dialetto e infine è un film sul sociale di formazione con un ritmo invidiabile.
I film controcorrente destinati al cinema che parlano di rom non sono molti. Il regista si trova ad aver tra le mani un esordiente che spacca la quarta parete dando un'interpretazione magistrale e un cambiamento al suo personaggio impressionante quanto spontaneo e realistico.
Come nel precedente film ci troviamo di nuovo in Calabria, per raccontare il rapporto tra rom e africani nella zona di Gioia Tauro, dove c’è una sorta di enclave, la Ciambra appunto, con casermoni in cui le due comunità vivono gomito a gomito.
Interessante notare come per il film il regista prediliga una messa in scena con un montaggio morbido e telecamera e inquadrature fisse, per il resto seguiamo le vicissitudini di Pio e della sua famiglia allargata. In quasi due ore non manca praticamente nulla. Forse l'unica critica è una certa voglia di narrare il più possibile inserendo anche alcuni passaggi che ho trovato eccessivi come il gruppo di fasci che lancia le molotov contro il campo rom (attuale e doveroso sottolineare questa barbarie ma forse andava trovato un altro momento nel film) ma a parte davvero piccoli elementi e alcune ripetizioni, il film è davvero una bomba e questo Carpignano sembra proprio sapere il fatto suo.