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domenica 27 marzo 2022

Calibro 9


Titolo: Calibro 9
Regia: Toni D'Angelo
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Le 'ndrine dei Corapi e degli Scarfò sono in guerra, e in mezzo a loro finisce l'avvocato penalista Piazza, che aveva ordinato ad una hacker di dirottare un trasferimento fondi da cento milioni rimbalzato attraverso mezzo mondo e si è visto soffiare sotto il naso il bottino dalla hacker stessa. Il bottino apparteneva alla 'ndrangheta e si sa, "rubare alla mafia è un suicidio": dunque Piazza è un uomo braccato a livello internazionale. A dargli una mano è Maia Corapi, che è stata la sua compagna molti anni prima, ed ora ha ricevuto l'incarico di proteggerlo. Intorno ai due si aggirano un commissario che "si è stancato di perdere" e un ex carcerato, Rocco Musco, che molto tempo prima ha ucciso l'assassino del padre di Piazza, Ugo.

Calibro 9 è il sequel di MILANO CALIBRO 9 un cult dell'indiscusso maestro Fernando Di Leo.
50 anni dopo, D'Angelo figlio del celebre cantante neomelodico con il quale aveva esordito proprio nel cinema torinese Empire con UNA NOTTE, dopo una buona prova con Falchi torna al crime-movie, cercando di ritagliarsi una hall of fame con un sequel che per quanto c'è la metta tutta sfigura senza arte ne parte di fronte alla regia monumentale e la messa in scena di Di Leo (torno a ribadire uno dei migliori registi di genere italiano di sempre).
Calibro 9 non è esente da molteplici difetti, come ad esempio cercare di alzare sempre troppo la posta, con scene e inseguimenti a volte volutamente forzati quando è palese che non si hanno i mezzi e gli stuntman per realizzarli. Ci sono tantissime scene di torture, di violenza, la vendetta dei camorristi arriva implacabile, il ritmo a volte proprio perchè troppo serrato non riesce a sembrare realistico al punto giusto e le prove attoriali di certo fanno rimpiangere Moschin, Leroy, Musco (qui interpretato da Placido) e la Bouchet. Pur premiando lo sforzo, il limite forse è proprio nell'eccesso di forma guardando troppo al cinema hollywoodiano trasformandosi da un potenziale noir ad un action che non ha però la forza e il budget e il fisic du role degli attori americani. E' un film che lavora per esaltazione, concedendo colpi di scena discutibili (in realtà il migliore possiamo dire che sia nel finale) alternando scene di fatto abbastanza discutibili che rischiano di sfociare nel trash come il flirt tra Bocci e la Rappoport durante una sparatoria.