Titolo: Peninsula
Regia: Sang-ho Yeon
Anno: 2020
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5
Dong-WonGang è un ex soldato che
riesce a fuggire dalla penisola coreana, luogo ormai infestato da
zombi e trasformata in un ghetto da altre nazioni che cercano di
fermare la diffusione del virus. Rimandato con un equipaggio in
missione per recuperare qualcosa, l'uomo entra nel porto di Incheon
per raggiungere Seoul ma viene attaccato. Qui scoprirà che sulla
penisola sono presenti ancora molti sopravvissuti non ancora
infettati.
Senza riuscire ad eguagliare i fasti
del suo predecessore, Peninsula è l'esatto opposto scegliendo
l'esterno e gli spazi aperti a differenza della location isolata, il
treno, del primo capitolo.
Sembra esserci tanta carne al fuoco ma
in realtà non è così. Il film è girato in maniera come sempre
stratosferica dai coreani che dimostrano una tecnica e una perizia
nei particolari e nella fotografia come nella messa in scena
assolutamente perfetta. La storia è un banale pretesto per mandare
un manipolo di anti eroi in mezzo alla pandemia e in un'isola ormai
abbandonata dal resto del mondo come dicono alcuni americani
intervistati, consapevoli che il virus ha toccato solo quella parte
dell'Oriente. Tante sparatorie, inseguimenti, sub culture che cercano
di sopravvivere creando comunità dedite al dominio e a trovare
schiavi da far massacrare dagli zombie in giochi malsani e perversi.
Dong troverà come Jena Plissken (la trama da b movie è quella)
aiutanti e traditori, corrotti e bambine prodigio, gregari e vittime
sacrificali. Peninsula non ha nulla di quella critica di Train to Busan
e quando prova a ricercarla è tiepida diventando una corsa contro il tempo dove si cerca di catturare insieme più zombie possibili con una c.g a volte esagerata come nelle scene in macchina dove Min-jeong sembra conoscere a memoria tutte le strade e le scorciatoie possibili.
e quando prova a ricercarla è tiepida diventando una corsa contro il tempo dove si cerca di catturare insieme più zombie possibili con una c.g a volte esagerata come nelle scene in macchina dove Min-jeong sembra conoscere a memoria tutte le strade e le scorciatoie possibili.
Un film godibile per gli appassionati e
per coloro che cercano come sempre un prodotto superiore alla media
per tecnica e messa in scena ma che rimarrà sotto le righe per
quanto concerne la storia e l'idea alla base che faceva presagire a
qualcosa di più complesso e ambizioso.