In una comunità montana riprende piede il vecchio mito di una bestia mostruosa quando scompaiono dei ragazzi e si viene a sapere di una serie di morti orribili e brutali.
Finalmente ritornano anche loro in cattedra. Al loro settimo film alcuni dei paladini del new horror francese tornano a fare i conti con un polar atipico. A L'INTERIEUR, LIVID, AUX YEUX DES VIVANTS, LEATHERFACE, KANDISHA, CASA IN FONDO AL LAGO, hanno saputo dire la loro anche se soprattutto l'ultimo mi è sembrato di un livello non paragonabile ai precedenti e se non avessi letto chi erano gli autori non ci avrei creduto. Detto questo hanno provato a sperimentare uscendo da un terreno che sapevano seminare e raccogliere molto bene e cercando una strada più diversificata e complessa in termini di sceneggiatura che guarda a caso non è loro. E' così abbiamo un polar folkloristico dove i nostri creano e dipanano diverse metafore su chi è davvero la preda e il torturatore prendendo solo in prestito l'idea dei due forestieri e delle forme ancestrali credute nel villaggio per metterci di fronte l'effetto del passaggio di questo martirio sui ragazzi e di come vengano lasciati vuoti e con una violenza incredibile da far esplodere. I crismi e la politica d'autore dei due registi tra fotografia e tasso di gore è riconducibile, alcune location come la scuola abbandonata nel finale sembra davvero dare l'idea di una discesa all'inferno devastante per tutti coloro che ci entrano ma per quanto concerne gli intenti di sceneggiatura, purtroppo a dare un colpo in negativo risulta proprio il climax finale