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sabato 14 gennaio 2012

Almanya-La mia famiglia va in Germania


Titolo: Almanya-La mia famiglia va in Germania
Regia: Yasemin Samdereli
Anno: 2011
Paese: Turchia
Giudizio: 3/5

Protagonista del film è Hüseyin Yilmaz, patriarca di una famiglia turca emigrata in Germania negli anni ‘60. Dopo una vita di sacrifici, ha finalmente realizzato il sogno di comprare una casa in Turchia e ora vorrebbe farsi accompagnare fin lì da figli e nipoti per risistemarla. Malgrado lo scetticismo iniziale, la famiglia al completo si mette in viaggio e alle nuove avventure nella terra d’origine s’intrecciano i ricordi tragicomici dei primi anni in Germania, quando la nuova patria sembrava un posto assurdo in cui vivere. Lungo il tragitto, però, vengono a galla molti segreti del passato e del presente e tutta la famiglia si troverà ad affrontare la sfida più ardua: quella di restare unita.

La frase più bella la dice un bambino all’altro prima che parta per la Germania dicendogli “Ho saputo che in quel paese pregano un uomo morto appeso a una croce cibandosi del suo sangue e della sua carne”.
La Samdrerelli scrive, assieme alla sorella(entrambe guarda a caso tedesche di origini turche), e dirige una commedia sull’integrazione che strizza l’occhio a EAST IS EAST ma non solo, tessendo per certi versi una struttura già vista anche in altri film americani abbastanza indipendenti come OGNI COSA E’ILLUMINATA o LITTLE MISS SUNSHINE.
Semplice, tradizionale, divertente, commovente e contemporanea.
La cosa che più stupisce di queste commedie è proprio il taglio assolutamente narrativo e con una struttura molto on the road che sa bene come intersecare le diverse parti e le diverse generazioni con dei dialoghi precisi e attenti al confronto generazionale. Samderelli racconta un viaggio, le sorti di una famiglia, le difficoltà dell’integrazione e un complesso processo di tradizioni e origini per arrivare a una sorprendente analisi del concetto d’identità soprattutto visto sotto gli occhi del nipote del nonno protagonista.
Importante il concetto finale che Yasemin insieme alla sorella dopo parecchie stesure di copioni esprime a proposito della memoria e del film che ci ricorda come questi lavoratori stranieri erano invitati dal governo tedesco e che hanno dato un enorme contributo alla stabilità economica del paese, inoltre avevano il diritto di restare e i loro figli e nipoti sono cittadini tedeschi a tutti gli effetti. Questo è quanto dice il nostro film: siamo qui e per noi è giusto così.
Yasemin insieme al buon Fatih Akin sono due tra i turchi più interessanti della nuova generazione che intrattengono, sanno far ridere ma sanno anche inquadrare i problemi dei loro paesi senza dimenticare la memoria storica dei loro predecessori.
Forse la nota che la regista espone dovrebbe essere re-interpretata dagli attuali governi, mettendo da parte la solita triste nota che qui da noi non c’è lavoro.
Guarda a caso, quelli che più lavorano, sono proprio gli stranieri.