Titolo: Morte ti fa bella
Regia: Robert Zemeckis
Anno: 1992
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
A Beverly Hills, due donne si
combattono da tempo: Madeline Ashton, stella del musical, ed Hellen
Sharp, scrittrice di successo. Sono ormai non più giovani e creme e
belletti rientrano nell'uso quotidiano per sconfiggere il processo
d'invecchiamento. Madeline è abituata a portar via gli uomini alla
rivale e l'ultimo ad essere stato circuito è Ernest Menville, un
medico specializzato in chirurgia plastica, che ha sposato. Non
basta, però: le due donne vogliono l'eterna giovinezza e fanno
ricorso alla misteriosa pozione della celebre maga Lisle. Il dottor
Ernest, già frastornato dall'aggressività di sua moglie, si ritrova
costretto a ingurgitare la pozione per poter curare per sempre le due
donne, per una volta alleate. Il medico però si ribella e,
insultato, scompare per rifarsi una vita, vivere una vita normale:
fare dei figli e poi invecchiare senza ambizioni di vita eterna.
Molti anni dopo la sua morte sarà l'inizio della fine per le due
donne...
Zemeckis è stato un importante regista
americano che al di là di aver diretto una trilogia diventata cult,
si è sempre interessato al cinema a 360° dirigendo tra i progetti
più diversi e disparati.
Come tutti i grandi registi e autori,
nel suo capello magico alcune opere sono state possiamo definirle
minori, progetti incauti che non hanno saputo mordere a dovere
(CONTACT, FORREST GUMP, VERITA' NASCOSTE, POLAR EXPRESS, A CHRISTMAS
CAROL, WALK, FLIGHT).
Il film in questone del 1992 invece è
ancora oggi una delle commedie grottesche più ispirate e divertenti
di quel periodo. Zemeckis qui dimostra con una macabra commedia
satirica la sua vena più funzionale, insieme a quella ironica, dove
non la smette mai provocare la scienza arrivando a costruire tesi
sinoniche con quel periodo, arrivando a costruire la sua metafora più
matura e complessa scritta con l'ausilio dei sempre presenti Martin
Donovan e David Koepp (che per il cinema scrivevano tutto e di tutto)
L'idea di poter diventare immortali.
Il processo di invecchiamento corporeo
in relazione inversa ai ricordi della giovinezza perduta era materia
già trattata da diversi registi ai tempi di Zemeckis trattandoli in
chiave sci fi come Gilliam in BRAZIL. Qui quasi tutta l'azione come
un dramma da camera è concentrato in una villa con atmosfere gotiche
ed evidenti rimandi alla letteratura e filmografia horror.
Dalla seconda parte anche se seminato
da elementi narrativi sparsi nel primo atto, c'è tutta quella
critica alla vanità del mondo delle star, ossessionato dalla
conservazione del corpo e dalle icone dello star system. Il desiderio
di cercare di aderire a una immagine interiore che si discosta da
quella esteriore, mentre si scoprono le prime rughe e la chirurgia
estetica prova a riempire vuoti che sono solo mancanze di autostima e
di affetto vengono prese alla lettera e il gioco al massacro tra le
due protagoniste ai danni dell'unico maschio inutile e succubo
diventa tutt'altro che scontato.