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mercoledì 6 febbraio 2019

Creed 2


Titolo: Creed 2
Regia: Steven Caple Jr.
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Adonis Creed ha tutto. Tutto quello che un atleta e un uomo possono desiderare: il titolo di campione del mondo dei pesi massimi e l'amore di Bianca, a cui chiede di sposarlo. Ma a un passo dalla felicità, il passato torna e lo sfida. Il suo fantasma ha il volto e i muscoli di Viktor, figlio di Ivan Drago, che trentaquattro anni prima ha ucciso suo padre sul ring. Sconfitto da Rocky Balboa, abbandonato dalla consorte e dimenticato dal suo paese, Ivan cresce il figlio a sua immagine e cerca il riscatto al suo fianco. Adonis accetta di combattere contro Viktor ma Rocky non ci sta. Almeno fino a quando il suo pupillo non comprenderà la sola cosa per cui valga la pena incassare pugni e assestarne: la famiglia.

Ci sono numerosi fan di Rocky. A me è sempre sembrata una lagna lunghissima e inespressiva come il suo protagonista.
Creed 2 è un sequel di una serie di sei film. Una lunga ed eterna storia d'amore tra Stallone e la boxe e tutti quelli che sono arrivati dopo (figli, nipoti, mogli morte, vecchi nemici che tornano, glorie che nascono), una soap opera in pieno spirito yankee.
Ora i perchè del film sono chiari e lampanti come il bisogno di chiudere un dittico che alla fine poteva essere molto peggio e così per fortuna non è stato.
Il problema per me è sempre uno: scegliere per chi tifare. Come per la Guerra Fredda che qui ha diversi motivi per cui possa essere collegata, ho da sempre preferito i russi e in più Viktor Drago ha una storia molto più interessante del suo rivale Adonis Johnson che come il suo attore Michael B. Jordan risulta fastidiosissimo.
Si ribaltano i ruoli. I russi sono i poveri e reietti sconfitti rintanati in Ucraina con i loro sensi di colpa mentre in America abbiamo il ricco pugile della middle class che sembra un ormone impazzito sbattuto qua e là.
Il film non regala nessuna sorpresa, i dialoghi sono stucchevoli come non mai, Stallone a differenza di Lundgren, sembra molto più in là con l'età, è tutto dall'inizio alla fine suona esageratamente convenzionale dove anche quando Drago nel finale getta la spugna sembra per certi versi ridicolo.
Un film che il pubblico e il botteghino voleva e il risultato è appunto quello che il botteghino e il pubblico esigevano.
Uno degli accessori che ho apprezzato e non mi aspettavo è stato quello di Ludwig Gorannson di rispolverare il celebre tema di Bill Conti.