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lunedì 7 ottobre 2019

Campione

Titolo: Campione
Regia: Leonardo D'Agostini
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Christian Ferro sembra avere tutto dalla vita: a vent'anni, vive in una megavilla con più Lamborghini in garage, ha una fidanzata influencer, migliaia di fan adoranti e un contratto multimilionario con la AS Roma. Ma la sua brillante carriera di attaccante è messa a rischio dal carattere iracondo e dalla bravate cui si abbandona, istigato da tre amici che lo provocano accusandolo di essersi "ripulito". Il campione infatti viene dal Trullo, quartiere periferico della Capitale, e ha alle spalle anni di miseria e degrado, un padre assente e una madre scomparsa troppo presto. Non c'è personal trainer, psicologo o life coach che tenga: Christian continua a comportarsi come un asociale, coperto dall'impunità che accompagna quei campioni cui il pubblico perdona (quasi) tutto. È a questo punto che il presidente della Roma decide di far affrontare a Christian l'esame di maturità, per inculcargli un po' di disciplina e migliorarne la pessima reputazione. Al fine di preparare il ragazzo all'esame il presidente ingaggia Valerio Fioretti, un professore di liceo che dà lezioni private dopo aver lasciato l'insegnamento in classe. Valerio non sa nemmeno chi sia Christian Ferro (difficile da credere, per uno che abita a Roma....) e accetta l'incarico a fronte di un compenso mensile che è tre volte il suo ex stipendio. Ma anche lui ha qualche esame esistenziale da superare.

Il gioco del calcio si è visto poco nel cinema, in particolare in quello italiano.
La storia dell'esordio di D'Agostini prodotto da Matteo Rovere e Sibilia è un classico escamotage per parlare di drammi quotidiani, la fuga dalla realtà, i disagi sociali, cercare di mettere la testa a posto, insomma i classici ingredienti che parlano di storie di successo e solitudine. A fare la differenza nonostante una trama abbastanza prevedibile, è la sinergia tra gli attori, la messa in scena, qualche momento divertente e una recitazione che cerca di puntare in alto dove in fondo l'unico vero protagonista è Accorsi.
La relazione tra il professore e il campione della Roma ha tutte le carte in regola, partendo basso per poi cercare di far emergere tutte le difficoltà e i piedi per terra di una persona semplice che si rapporta con un ragazzo pieno di problemi con i suoi pregi e i suoi difetti, con l'obbiettivo di fargli passare gli esami cercando un sistema per fargli apprendere i concetti e qui gli schemi del calcio diventano una bella trovata per trovare l'alleanza che mancava. Quello che funziona e che da brio alla storia è proprio quella di aver caratterizzato due personaggi uno molto demotivato e con un dramma alle spalle e l'altro il tipico viziato e indisciplinato che ha ottenuto tutto troppo in fretta. La loro amicizia diventa così l'escamotage che porta avanti tutto il film cercando di renderlo autentico per quanto possibile e per quanto pu fare la commedia italiana spesso finendo per arsi autogol. Non è questo il caso per fortuna.