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venerdì 4 aprile 2014

Pusher

Titolo: Pusher
Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 1996
Paese: Danimarca
Giudizio: 3/5

Frank, uno spacciatore che è anche cocainomane, sta per vivere la peggiore settimana della sua vita. Dopo aver venduto droga ottenendone meno di quanto previsto si ritrova in un grosso guaio. Deve rendere al serbo Milo una grossa somma a cui se ne aggiunge una esorbitante perché, mentre trattava un importante affare con uno svedese, è stato catturato dalla polizia e ha versato tutto il quantitativo di droga (avuta da Milo) nel lago. Ora deve trovare in tempi brevissimi tutti i soldi.

Refn e i suoi esordi. L'opera prima del regista danese è un film duro, pulp, volutamente sporco, frenetico in alcune parti e fondamentalmente privo di autocompiacimenti.
Bodnia (BLEEDER) ha il viso perfetto, la classica faccia da cazzo che non porta a nulla di buono e Copenaghen diventa una metropoli notturna piena di puttane e spacciatori.
Sembra il territorio ideale per il regista, che di fatto girando quello che doveva essere un corto, ha creato invece la sua piccola pillola cult underground riuscendo a mischiare uno stile asciutto e sintetico, con un realismo e un certo gusto estetico che svilupperà e concentrerà nei film successivi.
A livello tecnico c'è poco da dire. Il regista gira con una camera a spalla ( a volte ci sono dei movimenti che potremmo definire esagitati) sfrutta luci naturalistiche e mostra una Copenaghen grigia e semi-vuota. Introdotto da una presentazione didascalica dei cinque personaggi principali (Frank, Vic, Tonny, Milo, Radovan) e scandito da sette capitoli giornalieri (da lunedì a domenica), Pusher è il primo di una piccola saga di tre capitoli, con delle impennate rock durante l'arco del film, con alcuni momenti di ferocia inusuale e delle esplosioni di brutalità (come la scena in cui massacra di botte il suo socio Tonny) e delle trovate a volte decisamente funzionali (come occultare queste scene oscurando la macchina, oppure strizzando l'occhio ad uno stile orientale che ha fatto molta scuola in questo campo, e di cui Refn dimostra di conoscerne bene le basi).
Pusher sicuramente ha tantissimi difetti e in fondo come storia è persino troppo banale nel suo svolgimento. Eppure in tutto questo cazzeggio infinito a cui assistiamo c'è un certo fascino.



martedì 15 novembre 2011

Pusher


Titolo: Pusher
Regia: Matthew Vaughn
Anno: 2004
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

XXXX. Un businessman come tanti altri, in un business come tanti altri: la droga. Come ogni mercato, quello della cocaina ha le sue regole. Prima fra tutte, quella di uscire di scena quando i tempi sono maturi. E XXXX ha intenzione di ritirarsi, per godersi i guadagni illeciti di una vita.

The pusher è liberamente tratto dal romanzo L'ultima partita di J.J. Connolly, ed è stato adattato per il grande schermo dallo stesso autore. Non è un brutto film, gli attori non sono male (forse il peggiore è proprio il protagonista Craig), è inglese ed è un noir.
Il problema di Pusher, primo film di Vaughn che sfornerà il suo miglior film KICK ASS, è quello che non aggiunge nulla al genere. Un film con molti dialoghi, spiegazioni sul come e il dove viene smerciata la droga e i giri di mano tra i boss e via dicendo.  Il resto è tutta roba già vista senza neanche lesinarsi troppo dal rendere la sceneggiatura più accattivante o meno banale. E così tra continui richiami ai film che hanno già trattato la materia quello che rimane impresso della pellicola a parte qualche scena è ben poco.