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martedì 22 marzo 2011

Sangue vivo

Titolo: Sangue vivo
Regia: Edoardo Winspeare
Anno: 2000
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

In una cittadina del Salento vive Pino, musicista di pizzica del gruppo Officina Zoe. Pino alterna le serate in cui si esibisce con il gruppo, al lavoro di contrabbandiere di sigarette di cui si vergogna ma che non può fare a meno. Pino ha una famiglia da mantenere: moglie, figli, madre, un’altra donna e il fratello più piccolo Donato. Pino nel corso del tempo ha accumulato anche un debito con la Scu(Sacra Corona Unita)a cui deve restituire 20milioni.L’unico modo è quello di andare a prendere una ragazza, minorenne, ma lui questo non lo sa, in Albania e portarla in Italia.

Pino è un uomo con i coglioni. Nonostante il processo per le merci di contrabbando che si conclude ottimamente e i rimorsi per l’accidentale morte del padre, Pino riesce comunque a regalare momenti d’indimenticabile felicità alla famiglia. Il fratello Donato, dotato di un talento incredibile con il tamburello, vive nella noia e nella depressione. Esce con dei ragazzi più sbandati di lui, di cui uno appartiene pure al gruppo mafioso. Donato si buca e non si tira indietro quando c’e’ l’occasione di farsi un po’ di soldi, rapinando la posta del paese con i soldi appena arrivati per tutti i pensionati.
La rapina fallita sfocia in un epilogo letale…
Splendido dramma-sociale in cui fa da sfondo un bellissimo Salento con i suoi posti, almeno parzialmente, incontaminati.
La sceneggiatura dialettale sottotitolata è fortissima. Capita sempre più raramente la possibilità di vedere un film italiano completamente parlato in dialetto, è un peccato perché il dialetto è quanto di più vivo ed è a mio parere un linguaggio che si sta sempre più perdendo negli anni.
L’affresco sulla povertà della Puglia è sicuramente attualissimo. Mentre Pino campa come può, pur avendo almeno la soddisfazione di sfogarsi con il tamburello, Donato rappresenta la rinuncia di chi condanna senza puntare il dito, di chi preferisce aggirare il problema per non affrontarlo a testa alta.
I dialoghi a volte volutamente forzati, la sceneggiatura non priva d’eccessi e difetti, riesce sicuramente a convincere.
Pino Zimba(musicista leader del gruppo Officina Zoè)ci regala un’interpretazione fisica molto equilibrata. Riesce a rimanere pienamente credibile, come d’altronde tutta la storia del film, regalando bravura musicale alternata all’impulsività del suo comportamento. Pino è un uomo che non ama farsi mettere i piedi in testa e lo dimostra benissimo nel rapporto con i mafiosi albanesi e con il boss della Scu.
La musica della pizzica è ottima per rappresentare momenti di gioia e vita popolare, ma anche per rappresentare quel clima tragico in cui si sposano benissimo le storie dei personaggi.