Titolo: Shrouds
Regia: David Cronemberg
Anno: 2024
Paese: Canada
Giudizio: 4/5
Rimasto vedovo di Becca da quattro
anni, Karsh ha faticosamente trovato il modo di elaborare il lutto,
benché in maniera peculiare. Grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari
ha fondato una società, GraveTech, che fabbrica sudari speciali, che
permettono di riprendere con videocamere i defunti e di farli
osservare post mortem ai congiunti attraverso un dispositivo
elettronico. Soprattutto Karsh può così osservare Becca in ogni
momento, anche da morta. Così facendo, scopre un'anomalia nelle ossa
di Becca, come se queste stessero mutando sottoterra. Nel frattempo
il cimitero GraveTech dove è sepolta Becca subisce un atto di
vandalismo e di hacking informatico, apparentemente riconducibile a
un gruppo di ecoterroristi islandesi. Maury, cognato di Karsh, e
Terry, sua ex moglie e sorella di Becca, identica a lei tranne per
carattere e acconciatura, pensano che siano coinvolti servizi segreti
russi e cinesi, interessati alle potenzialità strategiche offerte
dai sistemi GraveTech.
A 82 anni David Cronemberg ha ancora
voglia di sperimentarsi e osservare i cambiamenti globali e
tecnologici. Continua la sua voglia di ricerca e di cimentarsi con
aspetti e sfere diverse della scifi come in questo caso la sua
esplorazione dei confini tra tecnologia, corpo e mente, offrendo una
riflessione profonda sul dolore e sulla memoria. Shrouds mi ha
colpito molto per la forma e meno per la sostanza. Un film che
definire minimale nella messa in scena non vale l'idea di cosa voglia
davvero significare a partire, ed è forse la metafora perfetta del
film, la dimora in cui vive Karsh un luogo essenziale e privo di
accessori dove sembra esserci la più totale aderenza con un concetto
voluto di privazione e di eccezzionali trovate visive ed estetiche
come la vasca da bagno in cui rimane immerso per stimolare la propria
psiche. Shrouds è un film che funziona molto quando riflette, meno
quando mostra o quando il ritmo comincia a prevalere nell'indagine.
Le ossessioni storiche di Cronenberg
ritornano puntualmente: voyeurismo; mutazione del corpo, qui oltre la
vita; sessualità libera(ta) nella sua morbosità; necessità di
esperire fino in fondo qualcosa di estremo e metafisico che la
società ignora, condanna o non comprende. Il protagonista, un
Vincent Cassel trasformato anche a livello fenotipico in alter ego
del regista, elabora il lutto a suo modo, ma durante il processo -
visto dai più come malato e sacrilego - avvicinandosi a zone
percettive che gli erano sin qui ignote.