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venerdì 26 aprile 2024

Road House


Titolo: Road House
Regia: Doug Liman
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Elwood Dalton è un ex combattente di arti marziali della UFC (Ultimate Fighting Championship) ritiratosi a causa del tragico esito di un incontro, il cui ricordo lo perseguita. Per tirare avanti si guadagna da vivere prendendo parte a match clandestini nei quali prevale senza difficoltà, finché la proprietaria di un Road House in Florida non gli propone l'incarico di buttafuori nel suo locale, messo sempre più a rischio dalle ripetute risse e violenze. Seppure riluttante, Dalton accetta e si ritrova presto a fare i conti con un boss criminale intenzionato a far chiudere il locale (per poi acquistare il relativo appezzamento di terreno) servendosi della propria banda di delinquenti e di un folle e pericoloso picchiatore.
 
Alla fine per essere una sorta di remake non è poi così male. Cambiano pochi elementi e tutti in negativo tranne quella scheggia impazzita di McGregor che recita se stesso e l'assenza di un villain vero e proprio. Mancano le donne, per assurdo la vecchia pellicola si sforzava di inserire molte più scazzottate mentre qui sono abbastanza centellinate, il pre finale nella barca è imbarazzante e alcune scelte di Dalton come quella di portare dei bifolchi in ospedale dopo avergli menati a dovere fanno storcere il naso. E' intrattenimento ma senza avere il brio e il ritmo giusto, dura tanto e alcuni momenti sono veramente tiratissimi dando al film una noia mortale che sinceramente da un film del genere non meritiamo. L'incontro finale tra Dalton e Knox riprende tanto dagli ultimi film di arti marziali indonesiani.

mercoledì 27 marzo 2024

Dune part II


Titolo: Dune part II
Regia: Denis Villeneuve
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Atreides e sua madre Jessica si trovano tra i Fremen insieme al leader di un loro clan, Stilgar, e alla guerriera Chani. Dovranno però imparare a farsi accettare dall'intero popolo Fremen e soprattutto Paul, che Stilgar crede essere l'atteso Messia di Dune promesso dalle Bene Gesserit, dovrà concretizzare la propria profezia, per guadagnare uno sterminato e micidiale esercito e con esso avere la possibilità di vendicare suo padre, il Duca Leto. Ma la profezia che vede Paul non è solo un sogno di vittoria bensì un massacro di inaudite proporzioni, una guerra santa che incendierà l'intera galassia. Il barone Harkonnen intanto continua a tramare per prendere il controllo dell'impero e, di fronte ai fallimenti di Rabban contro i Fremen, decide di affidarsi a un altro più letale rampollo: Feyd-Rautha, che le Bene Gesserit ritengono possa dare alla luce la loro attesa bambina suprema.
 
L'unico peccato è quello di dover aspettare il 2027 per vedere la terza e ultima parte.
Dune part II è un'esperienza visiva immensa che può solo essere colta e compresa nella qualità elementale e sensoriale (il suono è quasi un personaggio del film) in un cinema che riesca a far provare così tante emozioni e fondere per scelte stilistiche, sound designeer, soundtrack, fotografia ed effetti speciali per fortuna pochi
Riesce forse ad essere leggermente superiore al precedente per quanto in opere come queste debbano venir valutate nella loro unione in questo caso una trilogia che meriterebbe poi come per quella di Jackson di essere fruita in tutta la sua completezza sempre in un cinema adeguato.
La storia è fondamentalmente divisa in due parti, senza scelte di montaggio per cambiare scenari ma rimanendo sempre nella stessa location raccontando la storia. L’ossatura mitologica, lo scontro tra luce e tenebre, il deserto di Arrakis per quasi metà film e poi la città e l'inizio della rivolta.
Quando lessi il romanzo anni fa mi resi subito conto che Frank Herbert aveva scritto qualcosa di molto politico, ideologico e rivoluzionario pieno di controcultura. I grandi temi della politica appena accennati nel primo capitolo qui vengono sparati come missili a partire dalla crisi ambientale, la tentazione maligna dello strapotere, l’effetto distruttivo della guerra, quello corrosivo dei fondamentalismi religiosi che fioriscono dalla povertà e dall’ignoranza. Un'esperienza immersiva dove si passa dallo studio della popolazione del deserto Freman alla scelta peculiare di prendere come nome di Muad’Dib, un piccolo topo autosufficiente che vive nelle dune.
Il rapporto con i vermoni e la cavalcata dell'anziano come a siglare e superare una prova quasi impossibile, la spezia e l'economia che muove e i compromessi che vanno presi dall'imperatore agli Harkonnen, l'acqua della vita con cui si vede il futuro e l'acqua che viene estratta dai corpi dei nemici per sopravvivenza come sistema di raffreddamento per arrivare a riempire la piscina delle anime come luogo spirituale di ritrovo.
Insomma un'altra esperienza visiva e sensoriale pazzesca

60 minuti


Titolo: 60 minuti
Regia: Olivier Kienle
Anno: 2024
Paese: Germania
Giudizio: 3/5

Il lottatore di MMA Octavio ha solo un'ora per raggiungere il compleanno della figlia, altrimenti rischia di perderne la custodia per sempre. Per arrivare in tempo, dunque, deve far terminare il prima possibile l'importante incontro che ha in programma per quella sera, cosa che non piace ad alcuni dei malavitosi che hanno scommesso grandi somme sul combattimento.
 
E' un film adrenalinico 60 minuti, un concentrato d'azione che corre, mena, salta, investe, minaccia qualsiasi cosa che tocca prendendo un fisic du role e facendolo correre per un'ora per tutta Berlino alla ricerca di una torta per poter tornare dalla figlia prima che le venga definitivamente tolta da avvocato e assistenti sociali. In questa rincorsa Octavio salta un incontro falsato di MMA dove un gruppo di mafiosi hanno investito una grossa cifra finendo indebitati con dei russi che seppur si vedono solo in una scena, quella nei sotterranei, basta per far capire la pericolosità delle parti in gioco. E' una storia che va drittissima, il nostro protagonista è in un luogo e deve raggiungerne un altro, stop. Berlino appare come un posto dove valgono una serie di regole non scritte utili solo a rendere ogni cosa il più cool possibile. 60 minuti vale soprattutto e quasi solo per le scene di combattimenti realizzate quasi tutte da stunt professionisti dove una menzione particolare c'è l'hanno quelli della scena nella palestra e quella nella discoteca (giusto per strizzare l'occhio a John Wick 4). Alla fine è ignorante quanto divertente, semplice quanto mai troppo stupido.

venerdì 8 marzo 2024

Holdovers


Titolo: Holdovers
Regia: Alexander Payne
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Paul Hunham è professore di storia in un college del New England. Rigido ed esigente detesta gli studenti mediocri, figli dei ricchi benefattori che aspettano il diploma senza sforzo. Alla vigilia delle vacanze di Natale è incaricato di vegliare e di sorvegliare i ragazzi che non hanno nessun posto dove andare. Tra loro, in altezza e spirito, spicca Angus Tully, allievo brillante e problematico 'dimenticato' dalla madre. Ostinati e diversamente inadeguati al mondo, Paul e Angus sono costretti a socializzare sotto lo sguardo paziente di Mary Lamb, cuoca della scuola che ha perso il suo unico figlio in Vietnam. Ma l'isolamento e il Natale accorceranno le distanze e li costringeranno a 'rompere le righe' e a 'mettersi in riga'.
 
A ripensarci facendolo decantare, l'ultimo film di Payne fa davvero tenerezza ed emotivamente lascia decisamente qualcosa.
Un film di sentimenti, di emozioni, di formazione, di incontri, di fragilità e di come si ha bisogno quando si rimane soli, di avere attorno qualcuno e creare in un qualche modo un concetto di famiglia. Rimanere da soli in un collegio per svariati motivi da chi ha osato attaccare il sistema, da chi viene messo da parte dai propri genitori o ancora da chi ha perso un figlio in Vietnam.
Giammatti è strepitoso gli viene cucito un ruolo congeniale per le sue potenzialità e peculiarità.
Paul Hunham è una versione testarda, stronza e rancorosa di John Keating. Rigido con i suoi alunni e palesemente frustrato e alcolizzato ma ancora più veniale con i rettori e chi non rispetta le regole brandendo un suo personale codice morale pronto a tornargli contro senza mai fargli fare quello scatto che per anzianità e competenze dovrebbe avere. Payne è bravo a sbrodolare a profusione emozioni senza però mai renderle stucchevoli o sdolcinate ma alternando sempre quel leggero sadismo soprattutto tra Paul e Angus supervisionati e messi in riga dalla matrona Mary Lamb