Titolo: Thor-Ragnarok
Regia: Taika Waititi
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Il ritorno di Thor ad Asgard si fa
amaro quando scopre che Loki si è sostituito al padre Odino sul
trono, spedendo quest'ultimo in un ospizio terrestre. Ma il peggio
deve ancora arrivare: Hela, sorella maggiore e dea della morte, sta
per uscire dalla sua prigione e vuole vendicarsi su Asgard.
Il percorso di avvicinamento alle Infinity Wars, destinate a riunire e forse cambiare per sempre l'universo cinematografico Marvel (MCU), sembra interminabile e passa da episodi intermedi che, inevitabilmente, godono di un interesse limitato.
Il percorso di avvicinamento alle Infinity Wars, destinate a riunire e forse cambiare per sempre l'universo cinematografico Marvel (MCU), sembra interminabile e passa da episodi intermedi che, inevitabilmente, godono di un interesse limitato.
E alla fine siamo arrivati al terzo
capitolo di Thor, uno dei miei super eroi preferiti.
Ed è con immenso dispiacere che arrivo
alla terza e ultima bocciatura.
Tre film, tre insuccessi.
Tuttavia per quest'ultimo fracassone
omaggio agli anni '80 ( e ora basta, già STRANGER THINGS è
diventata la serie bella che piace a tutti senza un minimo di idee
originali) ma qui al timone c'era un regista che mi garbava assai,
grande amante dell'umorismo (elemento che ha decretato la morte di
questo ultimo capitolo). Prima di tutto non ho la risata facile e
infatti non ho mai riso per tutto il film, ma Waititi è quello di
WHAT WE DO INTHE SHADOWS e HUNT FOR THE WINDERPEOPLE due film che mi
avevano affascinato per tanti motivi bizzarri e diversi che facevano
davvero ridere ma per gli elementi squisitamente intellettuali, qui
invece sembra valere la regola "lo scemo ride sempre" e
aggiungerei per tutto il film.
Qui la politica d'autore di Waititi,
che si ritaglia e interpreta anche quattro personaggi dentro il film,
non riesce ad emergere appieno. O meglio, una grossa parte del
pubblico riderà sguaiatamente e proclamerà la vittoria del film.
Secondo me è un ibrido pieno e ricolmo di elementi kitsch a non
finire (che ottengono spesso e volentieri l'effetto contrario).
Ma qui c'è il Ragnarok che per chi non
avesse studiato nulla di mitologia nordica è il top delle battaglia
divine. Quella a cui noi assistiamo è l'ennesima tamarrata, tutta
giocata nel finale, con esplosioni, palazzi che si distruggono,
martelli che si spezzano,
demoni del fuoco potentissimi che
vengono imprigionati e presi per i fondelli da eroi che gli volano
attorno (il demone di cui si parla andatevi a vedere chi è
realmente), Valchirie patinate come non mai in quadri estetici che
dovrebbero essere significative ma che invece sono solo effetti
noiosi per una fotografia che non sapeva più cosa inventarsi (e
allora il taglio alla Zack Snyder mi porta a dare testate forti al
muro). Parliamo poi di lui. Chris Hemsworth è un attoruncolo
incapace che vive di muscoli e di risate fasulle e che ha dimostrato
la sua politica armandosi in remake orrendi, assurdi e iper
reazionari come RED DAWN, inneggiando la bandiera yankee, remake
dell'insulso film del'84. Hulk manco a chiamarlo in causa fa una
brutta figura contando che mai e poi mai può e deve essere un
personaggio comico (ma quando hai un mostro di bravura come Mark
Ruffalo, se non sai dirigerlo bene, lui fa ciò che vuole)
Loki rimane per me un mistero per come
quest'attore sia stato esageratamente pompato dai media, critica e
pubblico.
Il migliore, la palma d'oro, se la
becca Jeff Goldblum, assieme alla bellissima Cate Blanchett, in un
ruolo perfetto e inquietante, dove sembra per un attimo, anche se ci
riesce molto meglio, a creare quel mistero tra bene e malvagità
totale come succedeva per Ego nei GUARDIANI DELLA GALASSIA 2.
E siamo infine al diciassettesimo film
del Marvel Cinematic Universe.
Ora si sta arrivando verso l'Apocalisse
di AVENGERS:INFINITY WARS