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lunedì 27 aprile 2015

Vizio di forma

Titolo: Vizio di forma
Regia: Paul Thomas Anderson
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Doc Sportello, hippie suonato che ciondola sulla spiaggia di Gordita Beach e investigatore privato a tempo perso, è avvicinato dalla sua ex Shasta Fey, che gli affida un caso complicato. Insospettita dagli intrighi attorno al suo nuovo amante, il palazzinaro Wolfmann, vuole prevenire un suo ricovero coatto. Doc non fa in tempo a cominciare le indagini che finisce per essere accusato di omicidio dall'amico-nemico Bigfoot, ispettore della Omicidi.

Anderson è un autore che sa il fatto suo.
Indipendente e anticonformista, ha già raggiunto da molto tempo una profonda maturità artistica che manca a quasi tutti i registi che fanno parte della Hollywood degli oscar e di alcuni film bidone, furbi e plastici come un panino del McDonald.
Vizio di forma è complesso, atipico, molto lungo e composto da almeno 24 personaggi da ricordare durante l'arco della narrazione.
In un'unica parola, un film divino che ho amato dalla prima all'ultima scena.
La prima volta ci ho capito quasi nulla, la seconda qualcosa in più, la terza nonostante abbia apprezzato ancora scena per scena, sono riuscito a divertirmi cogliendo numerosi approfondimenti, riflessioni, sotto-storie e parecchi collegamenti.
Un mosaico in cui il regista si diverte, mischia, ritorna alla casa base e infine ti lascia di stucco per come riesce comunque ad averla vinta lui (nel senso che tutto torna e nulla e lasciato al caso).
Pynchon non è uno scrittore facile.
Sembra quasi spartire una parte della sua anima, come in questo caso, in un noir puro con il Gonzo journalism e la controcultura americana e Doc, un Phoenix/felino perfetto, sembra la contaminazione di diverse anti-eroi cinematografici.
Sette romanzi dello scrittore per sette film del regista.
Senza stare ad osannare il talento della crew di attori e di attrici scelti, vale la pena concentrarsi su quel vizio di un sistema malato di autoproteggersi sapendo bene di avere alcune mine vaganti al suo interno. Come accade per la burocrazia e la politica, così, e siamo negli anni '70, con una voce off ci viene presentata questa matassa di elementi che mischia indagini, corruzione, federali corrotti, sette, pantere nere, ebrei-nazisti su motociclette, fratellanza ariana, yippie, spie, pirati con svastiche tatuate sul collo, etc.
Nulla è come sembra e non perchè siamo in un'epoca in cui gli yippie e i giovani in generale hanno perso contro un sistema troppo abile e furbo a camuffare i giochi di potere, ma perchè la paranoia era intrisa nelle sconfitte di ognuno e alla fine come Doc ci fa giustamente notare, si salvano i valori più semplici ed eterni come l'amicizia e l'amore.
Un film che raggiunge l'apice per quanto concerne la scrittura, prima il romanzo ma la sceneggiatura di certo non scherza, e una capacità di tenere tutte le parti in prima fila senza perdere smalto nella narrazione.
Solo un autore può riuscirci e Anderson dimostra di essere uno dei registi più talentuosi della sua generazione.