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lunedì 20 luglio 2020

A good woman is hard to find


Titolo: A good woman is hard to find
Regia: Abner Pastoll
Anno: 2019
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Crescere un figlio da sola non è semplice. Ne sa qualcosa Sarah, una giovane rimasta da poco vedova che vive in quartiere controllato da un crudele narcotrafficante. Suo figlio Ben non parla più dal giorno in cui ha visto il padre accoltellato a morte all'interno della loro stessa proprietà. La polizia non ha fatto nulla e Sarah è oramai sull'orlo dell'esaurimento quando un giorno uno spacciatore locale fa irruzione nella sua abitazione. Temendo per Ben, decide di aiutare l'uomo che ha bisogno di nascondere ciò che ha rubato al boss del quartiere. Così facendo, questi continua ad andare e tornare dalla sua casa e Sarah, pur non sapendo come comportarsi, sa che deve fare qualcosa prima che sia troppo tardi.

Pastoll diresse nel 2015 Road Games un thriller insolito che vantava una scrittura e una piega degli eventi abbastanza originale in un mercato ormai omologatissimo confermandosi come un indie autoriale e inserendo il regista tra quelli da tenere d'occhio. A quattro anni di distanza conferma un film meno originale nella scrittura ma che riesce a divertire (cercare le pile per il proprio vibratore può non essere così facile, ma si è disposte a tutto) a lasciare interdetti a creare sinergie assurde, in un film girato in 16 giorni che passa dal dramma famigliare all'home invasion, al noir grottesco fino alla vendetta della final girl. Un film british al 100% che alterna una forte carica ironica a scene di sorprendente brutalità senza lesinare qualche inaspettato colpo di scena.
E poi c'è lei Sarah che tiene sulle spalle tutto il film dando filo da torcere ad ogni maschio alpha della pellicola, lasciandoli tutti allo sbando e prendendo lei il controllo della situazione alternando stati d'animo molto reali e soprattutto non puntando sui soliti stereotipi della femme fatale.
Emancipazione, indipendenza, farla finalmente pagare ad un commesso di un supermercato troppo ficcanaso dopo aver demolito un boss e i suoi gregari. Il titolo del film è profetico così come la trasformazione della protagonista che arriverà a tagliare a pezzi il cadavere di Tito, estrarre da una testa mozzata una pistola, colpire a colpi in faccia armata di vibratore. Un noir spietato e mai troppo sopra le righe capace di intrattenere, far riflettere, divertire e infine stupire con una buona dose di sangue e violenza.