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venerdì 26 aprile 2024

Morto Nao Fala


Titolo: Morto Nao Fala
Regia: Dennison Ramalho
Anno: 2018
Paese: Brasile
Giudizio: 4/5

Stênio lavora in obitorio e parla con i cadaveri. Uno di questi gli rivela segreti che innescano una spirale di violenza: per vendicarsi di un tradimento, Stênio incrocia i passi di una gang criminale.
 
Finalmente dopo averlo cercato insistentemente per ormai sei anni, quando pensavo ormai di doverci rinunciare, sono riuscito a mettere le mani su questo film che ancora una volta è la dimostrazione di come il cinema brasiliano sia più vivo che mai, con una forza narrativa e carica dirompente di voler comunicare temi di ogni genere, riuscendo a creare una sua filmografia di genere di grandissimo impatto narrativo e di messa in scena.
Ghost story, grottesco, gore, thriller, dramma sociale e personale dimostrano ancora una volta quanto il soprannaturale e le tematiche folkloristiche siano nel dna di questo paese e delle sue forme per raccontarsi e mostrare uno spaccato di degrado umano e di alcune favelas sempre più abbandonate a loro stesse e alla lotta tra clan. I cadaveri rianimati dalle parole di Stenio riescono sempre grazie all'uso tra mascheroni e digitale a brutalizzare e rendere dei veri e propri mostri alcune anime che chiedono solo perdono quando invece si troveranno a cercarsi giustizia da sè.
La discesa all'inferno finale e la scelta di Stenio per salvare i pochi cari che gli rimangono è qualcosa di davvero toccante sapendo bene che non potrà mai esistere un happy ending.

domenica 26 novembre 2023

Casa dei fantasmi (2023)


Titolo: Casa dei fantasmi (2023)
Regia: Justin Simien
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ben è un astrofisico che si innamora di una medium e realizza una macchina fotografica quantistica, teoricamente in grado di immortalare i fantasmi... solo che non ne ha mai trovati. Anni dopo essere stato ridicolizzato dalla comunità scientifica per la sua invenzione, ha cambiato lavoro: ora fa la guida turistica a New Orleans, ma è depresso e alcolizzato. Nel mentre Gabbie e suo figlio Travis si trasferiscono in una villa infestata non lontano dalla città e i fantasmi gli impediscono di lasciarla. Chiedono così aiuto a un prete, che contatta Ben, ma le cose prendono una brutta piega e i quattro dovranno rivolgersi anche a una medium e uno studioso di storia locale. Riusciranno a scongiurare la maledizione della casa prima che sia troppo tardi?
 
Qualche mese fa sono entrato nella casa dei fantasmi di Disneyland Paris. Vi dico solo che è stata più emozionante l'attrazione del parco al film, che comunque non rimane affatto male in termini di storia, messa in scena e maestranze coinvolte. La Disney trova una via di mezzo con un film di fantasmi, scricchiolii, evocazioni per coinvolgere tutti i target possibili e regalare avventura e poca paura quanto più qualche leggero brivido alla piccoli brividi. E' più una parata di star che cercano di rendere guardabile un lavoro che soprattutto in termini di scrittura appare troppo didascalico e con un ritmo che spesso entra a gamba tesa sulla narrazione così come alcuni dialoghi decisamente fuori misura dove le risate sono sempre ostentate

sabato 13 maggio 2023

Fenomenas-Indagini occulte


Titolo: Fenomenas-Indagini occulte
Regia: Carlos Theron
Anno: 2023
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Tre donne di mezza età che indagano su eventi paranormali sono messe alla prova quando il loro leader spirituale padre Giròn scompare. Aiutate da un giovanissimo studente di fisica, saranno chiamate a risolvere il mistero della casa dove l’uomo è stato assalito da una figura sconosciuta, incontrando una coppia che sembra perseguitata da fantasmatiche presenze. Ispirato al gruppo Hepta realmente esistito.
 
Se non altro agli spagnoli non manca il coraggio. Mi aspettavo di trovare tra i produttori esecutivi del film un nome come quello di De la Iglesia è invece così non è stato. Simpatico e con tanta ironia il thriller soprannaturale di Theron ma allo stesso tempo senza farsi mancare l'atmosfera e i canoni dell'horror classico. Un film con un certo ritmo e sostenuto da buone interpretazioni che riesce a crearsi un suo mood impattante mischiando ritmo, ironia, colpi di scena, dialoghi ben scritti e qualche scena decente di spavento. Costruisce e distrugge in continuazione e a farlo per prime sono proprio le protagoniste da chi sembra aver perso colpi, chi non credendoci più, chi seguendo la via, ma alla fine tutte vengono rimesse nel calderone per aiutare il loro mentore. Devo dire che la prima parte è sicuramente la migliore. Nel finale il soprannaturale straborda lesinando quasi in alcune scene il trash, con troppi rimandi a questo spirito inquieto (l'inquisitore) e troppi momenti quasi action che minano tutto ciò di buono che si è costruito precedentemente. E'un film di genere pimpante e con brio. Un'opera simpatica in grado di intrattenere, dare adito ad una storia buona e sostenuta da un trio incredibile che riescono a dare ottime prove senza mai scavalcarsi a vicenda.

Deadstream

Titolo: Deadstream
Regia: Winter Brothers
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Shawn Ruddy, influencer caduto in disgrazia e schiavo dei suoi follower, decide di riguadagnare la popolarità perduta con lo stunt più esagerato possibile. Promette di passare la notte nella casa infestata più celebre della zona senza mai scappare - pena l'annullamento del contratto con lo sponsor - e promette di registrarsi in diretta streaming mentre esplora la villa abbandonata. Il suo arrivo, però, risveglia uno spirito malvagio in cerca di vendetta.
 
Deadstream è un mockumentary di quelli che potevano se non altro avere ottimi spunti per rendersi simpatici. Il fenomeno degli youtuber (così come molte altre piattaforme e social più recenti) ormai pur di fare visual e cercare nuovi iscritti sono capaci di fare qualsiasi cosa arrivando a perdere la dignità come in tanti hanno già fatto o continuano a fare. Shawn Ruddy il protagonista, che poi è lo stesso Winter attore e regista, fa di tutto per stare antipatico e in questo il film ci aveva visto bene con delle belle premesse dando però troppo per scontato il fatto che andrà a bussare alla porta sbagliata.
Il personaggio di Chrissy non funziona in termini di fedeltà alla materia narrativa e poi i jumpin scare nel finale, per fortuna almeno old school, non riescono a infondere un'atmosfera di tensione al ritmo e alla trama. Bisogna anche riconoscere ai Winter Brothers dopo l'ottimo segmento To Hell And Back di V/H/S/99
di provare almeno ad essere dissacranti e politicamente scorretti mandando in vacca e all'inferno questi personaggi scriteriati che ora più che mai inquinano la rete in cerca di un ascolto per sedare le loro lacune mentali.

lunedì 20 febbraio 2023

Junji Ito Maniac


Titolo: Junji Ito Maniac
Regia: Shinobu Tagashira
Anno: 2023
Paese: Giappone
Stagione: 1
Episodi: 12
Giudizio: 4/5

The Strange Hikizuri Siblings segue una coppia che studia i fantasmi e partecipa alle sedute spiritiche di una famiglia disfunzionale di sei fratelli.
The Story of the Mysterious Tunnel e Ice-Cream Bus sono incentrati su un laboratorio che indaga presenza fantasmagoriche radioattive e su un camioncino dei gelati che fa letteralmente squagliare di passione
Hanging Balloon è la cronaca dell’invasione di palloncini giganti assassini
Four x Four Walls e The Sandman’s Lair registrano i dispetti del diabolico Soichi nei confronti del fratello che cerca di studiare e la discesa nella follia di un uomo perseguitato dal suo alter ego di un’altra realtà
Intruder e Long Hair in the Attic sono ambientati in case dove Oshikiri sente misteriosi passi e Chiemi si trasforma in uno spirito di vendetta
Mold e Library Vision parlano di luoghi portatori di morte – la prima è divorata dalla muffa e la seconda è arredata con una libreria i cui libri ossessionano il proprietario.
Tomb Town segue Tsuyoshi e Kaoru raggiungere una cittadina dove le tombe sono erette nel punto esatto in cui si ritrovavano i morti al momento del decesso.
Layers of Terror e The Thing that Drifted Ashore narrano di Reimi, una donna fatta di strati di sé stessa come gli anelli di un albero e di una creatura marina con strani ospiti dentro di sé
Tomie indaga l’esistenza di una studentessa con un segreto spaventoso
Unendurable Labyrinth e The Bully sono incentrati su tre ragazze ospiti di un monastero buddista e di una ragazzina che bullizza un bimbo più piccolo
Alley e Headless Statue hanno per protagonisti un giovane che va a vivere accanto a un vicolo dove si è consumato un delitto e un artista che costruisce manichini senza testa
Whispering Woman e Soichi's Beloved Pet narrano di una donna incaricata di istruire una ragazzina su ogni singola azione e sul ritrovato Soichi alla prese con un adorabile gatto maledetto.

Per chi non conoscesse le opere di Ito, questa serie antologica potrebbe essere un primo valido approccio. Nonostante si sia detto peste e corna di questa ennesima serie targata Netflix, il risultato non è affatto male. Certo alterna cose molto buone con altre meno, ma rimane una carrellata generale sulla politica d'autore e sulle suggestioni che passano nella mente dell'outsider nipponico.
Abbiamo di tutto in quella che appare spesso con un'atmosfera grottesca, macabra e disturbante.
Maledizioni con tanto di evocazioni grazie a sedute spiritiche, spettri, fenomeni paranormali, vecchi personaggi che tornano come Tomie la femme fatale immortale e Soichi che a causa della sua carenza di ferro ama tenere in bocca dei chiodi e non ultimo Uzumaki. C'è tanto body horror, orrore cosmico, case infestate, j-horror, la muffa che corrode la casa, entità mostruose, teste a palloncino che terrorizzano e impiccano la gente, la famiglia di personaggi inquietanti, in tutto questo facendo un exursus che oscilla tra il grottesco, l'horror e il folclore giapponese.
Pur avendo una gestione diversa rispetto all'impatto della storia, alle vicende narrate, ad uno sbilanciamento di ritmo per quanto concerne la narrazione e la sensazione di un cliffhanger finale non proprio ben riuscito, la serie si dimostra più che valida. Una visione onirica, un incubo di qualcuno dei protagonisti, se non dell'autore stesso che propone spessissimo narrazioni in cui l'inquietudine sale col procedere delle vicende e dove violenza e orrore seguono spesso un'escalation folle e sanguinosa in grado di tenerci con gli occhi fissi sullo schermo fino all'ultimo secondo.

lunedì 2 gennaio 2023

They live in the grey


Titolo: They live in the grey
Regia: Vang brothers
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Claire, mentre indaga su un caso di abusi su minori, scopre che la famiglia è tormentata da un'entità soprannaturale
 
They live in the grey già dal nome assurge come una sorta di condanna per una donna fragile con il dono di vedere i morti e quasi tutte le loro raccapriccianti sorti. Claire lavorando come assistente sociale sugli abusi a danno dei minori è sempre combattuta tra una deontologia professionale e l'empatia di essere stata anche lei madre e questa particolarità emerge molto sia in aula di tribunale che durante le sue incursioni a casa delle famiglie disfunzionali dove arriva come una sentenza senza nessun avvertimento.
Il film dei fratelli Vang si ispira a molte fonti ma cerca in se quel guizzo per cercare di ritagliarsi un posto suo nel genere e riesce tuttavia a farlo anche se con un ritmo molto lento e una narrazione che non sempre riesce a creare quell'atmosfera da lasciare ipnotizzato lo spettatore. Quando ci riesce come nelle dure manifestazioni degli spiriti vendicativi o nel delirio che rischia di far sprofondare Claire in un limbo di follia, allora il film grazie anche ad una messa in scena sterile, elegante e senza mai mettere l'acceleratore, funziona con un finale amaro come le scelte e il compromesso che la protagonista dovrà accettare

venerdì 4 febbraio 2022

Come True


Titolo: Come True
Regia: Anthony Scott Burns
Anno: 2020
Paese: Canada
Giudizio: 4/5

Sarah è un'adolescente ribelle tormentata da continui sogni macabri. Sperando di porre fine ai suoi incubi, accetta di prendere parte a uno studio universitario sul sonno diventando inconsapevolmente il canale per una nuova orribile scoperta.
 
Cosa sappiamo dei sogni e cosa vorremmo non sapere. Più ci addentriamo nella psiche e nella fase Rem e più le scoperte potrebbero portare a incubi senza più possibilità di ritorno soprattutto quando si interfacciano con la realtà.
In Come True la log-line come per LINEA MORTALE sembra quella di non sfidare il subconscio e cosa esso rappresenta per ognuno di noi. Una ricerca scientifica sperimentale che punta alla ricerca di archetipi collettivi riferiti da tutti i pazienti che si prestano al trattamento.
Sarah però la cui quotidianità sembra fuggire sempre da qualcosa portandola a dormire in un parco con un sacco a pelo e rifiutare i rapporti con la madre, avverte qualcosa che la sta piano piano distruggendo psichicamente. Una forza paranormale intra psichica, delle ossessioni cyber-memetiche che la legano a qualcosa di terribile e spaventoso come la sua insonnia sembra portare a pensare. Sci-fi, horror, ghost story, i temi di Burns, giovane videomaker, sono ambiziose ma peculiari di un certo cinema horror post-contemporaneo originale oltre che innovativo.
La ricerca di sondare e dare immagini ai nostri incubi, una scienza ancora nuova tutta nelle mani di un gruppo di ricercatori spaventati ancor più dei volontari che si prestano all'esperimento.
Come True sembra farci sprofondare continuamente in un oblio, ha dalla sua le musiche sempre funzionali degli Electric Youth, una protagonista da urlo e sembra attingere da alcuni cult degli anni '90 per creare un ibrido nuovo, fresco e altamente esplosivo.

martedì 2 novembre 2021

Casa in fondo al lago


Titolo: Casa in fondo al lago
Regia: Alexandre Bustillo, Julien Maury
Anno: 2021
Paese: Francia
Giudizio: 2/5

Ben e Tina, giovane coppia, si dilettano nel realizzare filmati particolari da postare su internet nella speranza di ottenere sufficienti visualizzazioni da arrivare alla fine a guadagnarci. L'oggetto dei loro filmati sono luoghi misteriosi, maledetti o giù di lì. La loro ricerca li porta a un lago in Francia che dovrebbe essere misterioso, ma è invece un normale luogo turistico pieno di villeggianti. Ben è deluso, mentre Tina vede di buon occhio l'opportunità di fare, per una volta, la semplice turista. Però Ben parla con un tipo del luogo, Pierre, che gli rivela l'esistenza di un ramo isolato del lago, in fondo al quale si trova una casa rimasta sepolta dall'acqua quando la vallata venne inondata di proposito e il lago venne creato, una trentina d'anni prima. Ben e Tina si fanno scortare da Pierre e poi si immergono, sino ad arrivare alla casa in fondo al lago. Dentro, trovano molto di più di quanto cercavano e un mondo misterioso, ignoto e spaventoso si apre ai loro occhi.
 
E'dura anche per me dover dare un'insufficienza a due dei miei registi francesi contemporanei preferiti. Eppure è così. Cosa può davvero fare paura in fondo ad un lago o sott'acqua? Squali, coccodrilli, orrore cosmico, le scelte ci sonoa nche se non sono molte. Ma non i fantasmi, o meglio delle sorti di zombie-fantasmi.
Sembra uno di quei teen-horror confezionati dalla Universal la quale ha scelto la coppia di registi per le loro capacità sperando in un mezzo miracolo. Se Bustillo e Maury hanno accettato per prendere un sacco di soldi affinchè possano regalarci qualche altra chicca allora sono perdonati.
Ma se così non fosse e allora rimaniamo quasi quaranta minuti a vedere una casa abbandonata in fondo al lago con pareti pitturate di sangue, morti incatenati e un cinema con pellicole in 8mm.
Sono serio purtroppo è così. Se poi ci mettiamo la possessione e altri clichè narrativi piuttosto scontati il risultato è un evidente passo indietro, anzi un tuffo dal trampolino da cui non riesci più ad emergere. Terzo atto completamente in sordina, girato male e messo in scena ancora peggio.

martedì 11 maggio 2021

Triangle-Mistero alle Bermuda


Titolo: Triangle-Mistero alle Bermuda
Regia: Lewis Teague
Anno: 2001
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Decisi a recarsi a pesca, quattro amici noleggiano un'imbarcazione da un certo Louis Morgan e dalla sua fidanzata. Ma dopo aver attraversato un fitto banco di nebbia, il gruppo si ritrova a bordo di una vecchia nave di linea data per scomparsa parecchi anni prima...

Triangle è un modesto film di serie b che senza troppe pretese riesce a intrattenere confrontandosi con il mistero delle Bermuda, una nave fantasma, una minaccia non meglio precisata e nel primo atto ingredienti vudù che poi andranno dispersi in mare. Se ci mettiamo poi un ritmo incalzante, delle prove attoriali nella media e qualche intuizione soprattutto per quanto concerne l'atmosfera dentro la nave e con delle musiche funzionali, il film riesce a non annoiare mai cercando sempre la giusta tensione senza però avere mai scene particolarmente creepy o macabre scegliendo morti canoniche e classiche. Se avesse lesinato meno sulla violenza o sulla cattiveria avrebbe potuto davvero fare la differenza nei suoi dichiarati limiti.


giovedì 3 dicembre 2020

Dark and the Wicked


Titolo: Dark and the Wicked
Regia: Bryan Bertino
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

I fratelli Louise e Michael sono costretti a tornare nella fattoria di famiglia, nell’entroterra americano, per assistere la madre nell’accudimento del padre, costretto a letto e ormai in fin di vita. Louise e Michael si rendono però ben presto conto che la madre assume comportamenti particolarmente strani e paranoici, frutto non solamente dello stato di salute del marito, ma anche di qualcosa di diverso, misterioso e sinistro. Con il susseguirsi di eventi agghiaccianti e inspiegabili, i fratelli comprendono che una forza invisibile e maligna aleggia sulla loro casa, ed è pronta a impossessarsi di tutti i membri della famiglia.

Avercene di Bryan Bertino e di atmosfere inquietanti senza dover far nulla di che ma sfruttando bene un senso di angoscia e una paura permanente all'interno di una piccola fattoria.
Una location, due fratelli, tanti sensi di colpa, due anziani che semplicemente non c'è la fanno più assistendo impotenti a qualcosa che si sta impossessando della casa. Qualcosa che non ci è mai veramente dato sapere, trattandosi di una presenza che sembra cibarsi della morte stessa, arcaica e intelligibile. E così tra ululati notturni di bestie che puntano il gregge di capre, visioni inquietanti notturne, entità malvagie, mali invisibili, presenze e possessioni, suggestioni e allucinazioni, entriamo nell'orrore domestico e soprannaturale dell'ultimo intenso dramma di Bertino, a mio avviso il suo film più personale e maturo dopo Monster(2016).
Un'opera che si prende molto sul serio con pochi e attenti dialoghi, tanti primi piani, facce devastate dall'angoscia e dalla voglia di mollare e andarsene dimenticando i fantasmi del passato per non dover soccombere ad uno stato di ossessione costante (il climax finale per Michael è un colpo al cuore). Con un ritmo lento e minimale Bertino ci mette su un vassoio una prelibatezza dolorosa e lacerante, una situazione disperata che diventa sempre più devastante non lasciando spazio alla salvezza o alla speranza.

domenica 22 novembre 2020

Body Cam


Titolo: Body Cam
Regia: Malik Vitthal
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una poliziotta assiste a un un incidente in cui un collega, e altre vittime, vengono uccise da una misteriosa creatura.

Malik Vitthal dopo il suo esordio con Imperial Dreams, sceglie un horror virato verso un dramma sociale e un certo tipo di cinema di denuncia. America. Polizia. Scontri ormai ingestibili contro la comunità afro e una decisione per supervisionare l'operato delle forze dell'ordine ovvero far filmare tutto con una body cam personale sulla divisa di ogni agente in servizio.
Parte molto bene quest'horror riallacciandosi al ghost movie, con uno stile che in più riprese e telecamera a mano, segue il delirio che si sta abbattendo come una piaga su un particolare distretto di polizia facendo perlomeno intuire che qualcosa deve essere successo.
La nostra protagonista che a da poco perso il figlio ed è rimasta sospesa dal servizio per otto mesi avendo tirato un pugno in viso ad un razzista, cerca di muoversi con calma senza arrendersi e sfidando l'omertà dei suoi colleghi.
Immagini di videosorveglianza, spiriti vendicativi, cadaveri spolpati a cui vengono staccati denti e pezzi del corpo. Tutti questi elementi rendono il thriller soprannaturale di Vitthal una piccola sorpresa nonostante l'evolversi della storia e il climax finale siano scontati all'ennesima potenza, senza nessun colpo di scena, risultando derivativo ma al tempo stesso dotato di un ritmo e una messa in scena che non calano mai regalando azione e suspance.

Oltre il guado


Titolo: Oltre il guado
Regia: Lorenzo Bianchini
Anno: 2014
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

L'etologo e naturalista Marco Contrada rimane intrappolato all'interno di un villaggio su cui regna una misteriosa maledizione.

E poi arrivano le sorprese quelle belle. Un ottima prova quella di Bianchini, un horror low budget che sfrutta quanto di meglio possa regalare, strizzando l'occhio ad un certo tipo di found footage e mockumentary, usando la mdp nella maniera più funzionale possibile, azzerando attori e recitazione e giocando tutto con un atmosfera inquietante e un senso di smarrimento che accompagna protagonista e spettatore. Un luogo imprecisato in una campagna nebbiosa dove la solitudine imperversa e dove il nostro Marco svolge un lavoro quasi da eremita documentando i danni di cinghiali e riprendendo delle non meglio precisate situazioni in cui comincerà a vedere sembianze anomale. Ombre di quelle che a tutti i versi cominciamo a scoprire come una maledizione a danno di alcune bambine in una località sconosciuta oltre il fiume. I pro sono tanti a riprova che con una buona idea si possono confezionare un buon lavoro puntando su ciò che si ha senza montarsi la testa. Alcune scene creepy funzionano a dovere e alcune immagini con le bambine riescono davvero a incutere paura e creare un mood inquietante. Pochi, quasi nessuno, gli errori di script e di messa in scena tra i quali è doveroso ammettere una lacuna come nella scena del furgone che misteriosamente sparisce (non saranno state le bambine spero..) forse volendo lasciare quel senso di mistero e sospensione dell'incredulità.
Per il resto ci troviamo di fronte ad un'opera matura fatta di silenzi, dialoghi a zero se non contiamo la coppia di vecchi sloveni e l'unità presente nel finale a supervisionare ciò che sta accadendo.




lunedì 27 luglio 2020

In Fabric


Titolo: In Fabric
Regia: Peter Strickland
Anno: 2018
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Un'ondata di disgrazie affligge i clienti di un grande magazzino che, durante il periodo di vendite invernali, entrano in contatto con un abito maledetto. Passando da una persona all'altra, il vestito porterà con sé devastanti conseguenze...

Strickland è un regista che ho sempre amato, seguito e tenuto d'occhio vista la sua politica d'autore così ambigua, personale, grottesca e stratificata. Una filmografia complessa in cui ha sempre scelto strade tortuose e plot narrativi mai banali e decisamente controcorrenti, in grado di evolvere le menti degli ignari spettatori che ogni volta non sanno con cosa dovranno confrontarsi.
Pochi film ma tutti decisamente al limite. Duke of BurgundyBerberian Sound StudioKatalin Varga, l'episodio finale e forse il più bello di Field guide to evil.
In Fabric assieme all'episodio della guida al diavolo, può essere annoverato come una sorta di horror soprannaturale, una ghost story atipica, post contemporanea, attuale quanto complessa e stratificata e politicamente molto impegnata a cercare di dare un suo personale parere sul consumismo e i suoi effetti perversi e le conseguenze inattese.
Se da un lato la componente erotica è sempre molto forte quanto elegante, l'assurdo d'altra parte trova una collocazione comoda e coerente con le vicende legate al vestito che fluttua e per cui chi lo indossa se ne trova prigioniero diventando una sorta di marionetta condannata a distanza dalla demoniaca capo commessa, la sinistra officiante del rito dei saldi. Glamourizzando il terrore ed estraendo da esso attraverso una messa in scena visiva eccellente tutto il potenziale estetico, dalla mortifera bellezza a momenti di totale non sense come la scena della lavatrice per siglare il grottesco oppure il rituale delle streghe nel negozio d'abbigliamento. Come sempre poi l'aspetto esoterico entra in gioco per fare sì che sia l'oggetto a dominare la persona e non il contrario.
Strickland si fa aspettare ogni volta ma quando esce deraglia sempre con incursioni, omaggi al cinema, e tanto altro ancora che lo rendono un talento irregolare e non omologabile.

lunedì 4 maggio 2020

Field guide to evil


Titolo: Field guide to evil
Regia: AA,VV
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Field guide to evil in tempi di folk-horror e cicli antologici è una piacevolissima sorpresa per svariati motivi. Vuoi il suo essere passato inosservato, vuoi perché racchiude alcuni registi che amo molto (Evrenol, Strickland, Gebbe, Franz & Fiala, Smoczyńska) vuoi perchè tutte le storie si concentrano su leggende poco conosciute ognuna scandagliando un luogo diverso.
Sono dei corti dove il peso della narrazione si impone e di fatto riesce a far sì che alcuni lavori riescano a esercitare maggiori suggestioni rispetto ad altri, chi per gusti personali o chi perchè sembra andare ad approfondire antiche superstizioni. Favole nere tramandate nei villaggi, dove protagonisti sono mostri, elfi, demoni annidati nei boschi e miti malefici che prendono corpo. L’orrore insito nel folklore, che attraversa il tempo secolare e gli spazi geografici, condensato in un’antologia di otto racconti che esplora il lato più oscuro della tradizione ambientati in passati scaramantici e insidiosi.

The Sinful Women of Höllfall
I registi di Goodnight Mommy ci portano in Austria uno dei paesi più complessi al mondo al livello di cinema per parlarci dell'elfo Trud e di un amore omosessuale tra due donne che come tale deve essere punito perchè a quei tempi semplicemente non poteva essere accettato.
Haunted by Al Karisi – The Childbirth Djinn
Evrenol di Baskin e Housewife ci porta nella sua terra la Turchia per parlarci del demone Karisi, il demone del parto che si presenta con le sembianze di una donna ma anche di un gatto o di una capra. Uno dei corti più complessi, girato quasi tutto all'interno di una stanza e con questo alternare dialoghi e silenzi, dove gli stati della madre malata e il suo delirio in crescendo creano inquietudine e mistero. Come sempre il tocco del regista dimostra una scelta perfetta dei tempi narrativi, un montaggio eccellente e quella cattiveria innata nell'anima della politica d'intenti dell'autore che spesso e volentieri sfocia nel gore estremo.
The Kindler and the Virgin
La regista di Lure ci porta in Polonia un paese che amo alla follia per regalarci una delle storie più lente e minimali, giocata con una fotografia tetra tutta incentrata sui toni bluastri dove questa entità, una donna, sembra ammaliare questo giovane profanatore di tombe in cerca della saggezza.
Un corto molto complesso che tratta a differenza degli altri, assieme a Strickland la magia intessendola di suggestioni, inquietanti presenze, scene di cannibalismo e molto altro ancora.
Beware The Melonheads
Calvin Lee Reeder è uno dei pochi registi di cui non ho ancora potuto guardare nulla prima di questo corto. Ed è un peccato perchè pur non infilandosi come nei precedenti in una leggenda vera e propria mischia esperimenti nucleari alla Craven con protagonisti dei bambini malvagi e una sorta di potere psichico. Capitanati da un losco nano, gli umanoidi destabilizzeranno un simpatico equilibrio famigliare mordendo fisicamente con colpi bassi. Con uno stile molto sporco a tratti amatoriale e senza l'impiego massiccio di c.g, il corto di Reeder è il più bifolco tra i corti visti finora, quello che per assurdo sembra prendersi meno sul serio, un colpo alle costole che riesce a farsi portatore di una sua mitologia più cinematografica che altro, in fondo divertente.
What Ever Happened to Panagas the Pagan?
Yannis Veslemes ci porta in Grecia per una favola davvero disturbante che sfocia come contro altarino delle gioie natalizie ma a differenza del Krampus ci parla del Kallikantzaros,
creatura mostruosa che, secondo la tradizione, manifestandosi sotto stati alcolemici molto alti, vive sottoterra tutto l’anno fino al giorno di Natale, quando visita le case per arrecare οgni sorta di angherie alle persone
Palace of Horrors
Ashim Ahluwalia ci porta in India in un palazzo che sembra un incubo o una suggestione per farci entrare in un incubo in b/n dove una galleria di creature deformi sembra rappresentare e conciliare la metafora di un paese dilaniato dalle malattie e dallo sfruttamento
A Nocturnal Breath
Dalla Germania la regista di Tore Tanzt ci parla del Drude, uno spirito malevolo che lascia il corpo del posseduto per diffondere malattie sterminando greggi e bestiame lasciando la gente in povertà e vittima di ignominie e persecuzioni prima in assoluto la stregoneria. La persona come la bestia giace esanime fino a quando lo spirito non ritorna nel suo corpo
The Cobblers’ Lot
Dall'Ungheria l'ultimo segmento è di un regista fantastico che seguo da diversi anni, Strickland (Berberian Sound StudioDuke of BurgundyKatalin Varga) portandoci in una fiaba muta e onirica, suggestiva quanto ancestrale e magica, in una ricerca disperata per arrivare alla donna amata. The Princess’s Curse procede incalzante in questa rivalità fraterna in un eclatante manifesto funereo grazie ad immagini estremamente evocative e poetiche.

Girl on the third floor


Titolo: Girl on the third floor
Regia: Travis Stevens
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Tubi scoppiati, muri crepati e materiali non meglio identificabili non era ciò che Don Koch si aspettava quando ha convinto la moglie Liz di poter rimettere in sesto da solo la nuova casa vittoriana che hanno preso. Sconvolto, sotto costrizione e tentato dalle sue vecchie debolezze, Don finirà presto per scoprire che la residenza ha alle spalle una storia tanto oscura quanto sordida per cui non sarà tanto facile restaurarla.

Girl on the third floor è la ciliegina sulla torta dove gli ingredienti horror sulle case infestate si danno appuntamento per organizzare una bella orgia di sangue. C'è così tanto assorbimento di opere cinematografiche in questo film che citarle tutte vorrebbe dire scrivere un'altra recensione (quindi fate questo bel giochetto quando lo guarderete).
Gli spunti iniziali sono pochi e quanto mai dei classici sul cinema di genere, ma il fattore predominante è quello per cui si prendono più direzioni, dalla vicina anonima che sembra una sorta di deus ex machina sapendo in fondo già tutto, alla famigliola americana che si appresta a cambiare vita (anche se il protagonista proprio non ci riesce) e poi incursioni che avvengono in maniera esagerata, alzando sempre di più la posta fino al capitolo finale dove ovviamente viene mischiato tutto (fantasmi, mostri, orge, palline che creano trasformazioni fisiche devastanti, la casa che potrebbe da sola definirsi il mostro per le nefandezze compiute al'interno) e molto altro ancora.
Un film che solo in alcuni momenti in cui Don costruisce la nuova dimora sembra allungare e rendere noiosetto il ritmo, ma per il resto c'è tanta e concitata azione, il film non è che un bignami di tante cose già viste mischiate e raffazzonate, ma alla fine non delude mai e tra cadaveri incollati male dentro le pareti e una bella Lolita che si nutre solo di cazzi per tormentare il malcapitato ci viene concesso un bell'intrattenimento.
Due parole sulla crew. Stevens sta nella produzione dell'horror come una sorta di Jason Blum. C.M. Punk (altro lottatore di wrestling impiantato nel cinema) sembra Bruce Campbell venuto male ma senza sfigurare e per finire Sarah Brooks è una topa mozzafiato


giovedì 16 aprile 2020

Uninhabited


Titolo: Uninhabited
Regia: Bill Bennet
Anno: 2010
Paese: Australia
Giudizio: 3/5

Una giovane coppia si reca in campeggio su un'isola corallina, remota e deserta, solo per scoprire che non è disabitata come si credeva…

Uninhabited come dimostra il titolo, non nasconde la sua essenza e gioca tutto su un’atmosfera decisamente curiosa almeno nel primo atto per andare via via scemando. Una coppia di attori che cerca di mettercela tutta, un’isola desolata (anche se qualche segno premonitore viene lanciato dalla guida che gli accompagna) e per il resto il film gioca molto sulle suggestioni senza far vedere quasi mai nulla con questi echi e pianti che provengono dal bosco in grado di far pensare a una moltitudine di pericoli.
La parte migliore rimane un primo atto dove tra insidie acquatiche e tracce lasciate vicino alla tenda, arriviamo alla piccola capanna in mezzo alla foresta dove i punti di forza, a mio avviso, crollano miseramente. Probabilmente tutti si aspettavano un mostro o una creatura, qui i fantasmi del passato, un libro “maledetto”, la capanna di Coral e l’isola che sembra comportarsi come un’entità fanno tutto il resto.
Lo spunto da eco vengeance poteva essere una modalità per dare forza e consistenza alla trama che soprattutto nel finale cerca di caricarsi troppo deragliando da una suggestione iniziale che rimaneva l’aspetto migliore. Capita poi ad un certo punto una coppia di personaggi che sembrano portare il film verso tutta un’altra direzione. Deboluccio ma con quella strana atmosfera australiana che amo e che come per Long Weekend gioca tutto di allusioni e atmosfera.

mercoledì 22 gennaio 2020

History of horror


Titolo: History of horror
Regia: Ely Roth
Anno: 2018
Paese: Usa
Stagione: 1
Episodi: 7
Giudizio: 3/5

E'un progetto complesso, didascalico, citazionista, un compendio di tutto quel vocabolario horror che i fan di genere conoscono a memoria e di cui questi episodi contengono quelle rare prelibatezza che in parte ci erano sfuggite.
Siamo di fronte a AMC Visionaries: Eli Roth’s History of Horror, docu-serie tv in 7 puntate facente parte di un nuovo show della AMC, che Roth ha voluto fare a tutti i costi come una sorta di banca della memoria di alcuni grandi maestri, delle loro testimonianze viventi con interviste ai più grandi rimasti e le loro storie, esperienze e curiosità e soprattutto retroscena.
Tanti gli ospiti, da quelli a lungo termine come alle comparse. Nomi sulla bocca di tutti che prevedono scrittori, registi, sceneggiatori, attori, produttori. King, Tarantino, Peele, Blum, Englund, Blair, Zombie, Nicotero, Curtis, Elijah Wood, Landis, Linda Blair, Jack Black, Hedren, etc.
7 episodi per sette tematiche differenti che vanno dallo slasher in due puntate, possessioni demoniache, mostri, vampiri e fantasmi.
History of horror è una sfida in parte vinta se contiamo che progetti di questo tipo sono atipici, quanto allo stesso tempo una carrellata di notizie che tutti i fanatici dell'horror conoscono quasi a memoria fatta eccezione per le curiosità legate a particolari sul set a detta degli autori.
Resta comunque una visione molto convincente, con tanti spezzoni di cult dell'horror, dell'analisi di un sotto genere che piace più alle donne che agli uomini, l'impatto che i singoli aspetti hanno avuto sulla società e sull'immaginario collettivo e che negli ultimi anni è diventato un fenomeno di massa con produttori assatanati e saghe interminabili e opinabili con tanto tempo rubato da saghe come TWILIGHT o THE WALKIND DEAD e in tutto questo, tantissimo cinema che rimane fuori, ai posteri, e che avrebbe dovuto chiamarsi forse History of American horror.
Se si pensa che proprio Roth che ama il cinema di genere italiano e avendo fatto dei remake molto discutibili tenga fuori Bava, Argento, Fulci, Deodato e tanti altri senza stare a pensare al cinema europeo come quello orientale, l'operazione fa storcere il naso sperando che se ci sarà un futuro, verrà analizzato anche un altro continente e il peso specifico che ha comportato in parte per la nascita del cinema horror americano.
Gli episodi hanno comunque un buon ritmo alternando sketch, frasi memorabili, scene indimenticabili e diventate cult per alcuni film, il tutto in una durata di 40'.


lunedì 30 dicembre 2019

Beetlejuice-Spiritello porcello


Titolo: Beetlejuice-Spiritello porcello
Regia: Tim Burton
Anno: 1988
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una coppia di giovani sposi muore in un incidente stradale. Tornano come fantasmi nella loro vecchia casa che però è abitata da una famiglia di cialtroni di città. Dopo aver cercato di spaventarli, i due chiamano in aiuto uno spiritello simpatico, sboccato e pasticcione, a nome Beetlejuice, che, dopo alcune difficoltà iniziali, riuscirà nell'impresa

Beetlejuice è in assoluto uno dei miei film preferiti di Burton. Inquietante, colto, maturo, con tanto horror e tante risate, con un aldilà pressochè perfetto dove tra le tante cose ci viene mostrata una burocrazia assurda come succedeva in Brazil e per finire alcune canzoni e balletti indimenticabili.
Beetlejuice poi crea e distrugge, mondo normale e mondo straordinario, una casa che sembra infestata dove all'interno c'è un plastico della stessa città in cui è ambientata la vicenda e dove all'interno dimora il demone evocato. Un gioco di scatole congeniale e sempre perfetto che riesce a dare quel taglio particolareggiato alla storia, rendendolo un film indefinibile e una prova di riuscita coniugazione di generi.
Un cult assoluto dove a conti fatti non sembra mancare proprio niente e dove anzi Burton sembra inventarsene sempre una nuova senza mai smettere di aggiungere elementi nuovi e quasi sempre solidi per la narrazione. Di fatto crea forse involontariamente una sua piccola mitologia del soprannaturale con personaggi indimenticabili, libri esoterici e soprattutto la costruzione del ruolo narrativo di spirito. Tra i ghost-movie, tra le tante etichette che il film si porta a casa, sicuramente è uno dei più ambiziosi, originali, uno dei più ben fatti e divertenti anche se come dicevo con alcune scene grottesche che rimandano molto anche ad un certo espressionismo contaminato dalla pop art del regista. Una creatività fortissima che sembrava non avere confini, un esperimento fino ad allora che non si era mai visto in una commedia, diventando un unicum nel panorama cinematografico del periodo e un’autentica lezione di scrittura cinematografica moderna


Sposa cadavere


Titolo: Sposa cadavere
Regia: Tim Burton
Anno: 2005
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Nell'Europa dell'Ottocento un giovane e talentuoso pianista, infila, senza saperlo, un anello di fidanzamento al dito di una donna morta. Quando questa si risveglia, conduce Victor nel mondo dell'aldilà.

La sposa cadavere è un'altra perla dell'animazione che il noto regista ci regala dopo aver già sfornato due piccoli capolavori e aspettando il 2012 con il bellissimo Frankenweenie(2012).
The Corpse bride sempre molto malinconico, prende la struttura di un'antica storia folkloristica ebrea del XVI secolo, aggiornandola e dandole uno spirito più auto-ironico in alcuni momenti e immettendone all'interno una suggestiva storia di fantasmi e l'immancabile storia d'amore.
Per essere il terzo film in stop-motion, il film ha una storia complessa essendo stato pensato inizialmente come un titolo in carne e ossa. All'ultimo minuto si pensò però di sperimentare una nuova tecnologia, rendendolo la prima produzione d'animazione ad essere girata tramite ripresa con camere fisse e in digitale.
L'atmosfera sempre malinconica e macabra con toni cupi, la presenza importante delle noti dolenti dell'immancabile Elfman, il romanticismo dark al massimo, rendono il film una vera e propria favola nera di cui il nostro regista e autore e un poeta riuscendo a creare il target perfetto per tutte le età.
Il film riesce divertendo e struggendo al tempo stesso, ad essere efficace sotto tutti i piani, con personaggi caratterizzati molto bene in grado e dotati di un'enorme umanità in alcuni casi soprattutto quando sono i morti (come succedeva per il cult Beetlejuice-Spiritello porcello) confermando di come Burton ami e tratti il mondo dei morti con una vena divertita e dandole una mitologia tutta sua, molto classica che per certi aspetti sembra aderire ad alcune simbologie religiose messicane o dell'America latina.

venerdì 15 novembre 2019

Scary stories to tell in the dark


Titolo: Scary stories to tell in the dark
Regia: André Øvredal
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Mill Valley, Pennsylvania, 1968. Si approssima la notte di Halloween. Stella, giovane studentessa solitaria con ambizioni di scrittrice, si lascia convincere dai suoi due soli amici, Auggie e Chuck, ad andare a fare pazzie durante la notte. Come prima cosa tirano un brutto scherzo al bulletto Tommy, che se lo merita, ma reagisce con vendicativa determinazione. In precipitosa fuga, i tre vengono salvati da Ramon, di passaggio in città. Fatta amicizia, Stella propone a Ramon e agli altri di andare nella vecchia casa infestata della famiglia Bellows, dove una volta viveva la leggendaria Sarah, una ragazza che, tenuta segregata dai familiari nello scantinato per motivi misteriosi, raccontava storie orrorifiche attraverso le pareti ai bambini che venivano ad ascoltarle e che poi, si dice, facevano una brutta fine. Stella trova il libro dei racconti di Sarah e le cose volgono subito al peggio.

Succedono tante cose in quello che sembrava un trittico di storie dell'orrore ma che invece ha mantenuto una base solida narrando una storia organica con svariate vicende, tante location diverse e piani narrativi che sembrano rincorrersi a mosca cieca.
Il film voluto da Del Toro non era affatto facile. Coniugare racconti dell'orrore per ragazzi, micro storie alcune lunghe un paio di pagine e inserirle in un contesto come quello del '68 in cui succedevano vicende complesse come la guerra del Vietnam mentre nella settima arte Romero scardinava le regole con il suo film più celebre. Un film che rientra perfettamente in un quadro di racconto di formazione fantastico con quella che viste le premesse sembrava una sorta di operazione nostalgica e che solo in parte possiamo dire sia stato così.
Ovredal dopo Troll Hunter e Autopsy of Jane Doe dimostra il suo incredibile talento, con il suo film più ambizioso, complesso, difficile da gestire vista la moltitudine di maestranze coinvolte, il cast allargato, un insolito cocktail di generi che mescola ghost stories, mostri, spauracchi, trasformazioni, enigmi, complotti e segreti da custodire nonchè il bisogno di gridare la verità e riscattare vittime innocenti.
L'aver coniugato tutto in un unico film dandogli un target che mettesse d'accordo diverse fasce d'età, senza lesinare sulla paura, rimanendo creepy al punto giusto e con un paio di scelte congeniali che per gli amanti del genere saranno difficili da dimenticare rimane un'operazione non facile e non alla portata di tutti.
Alvin Schwartz che ha scritto le storie da cui il film è tratto andrò subito a reperirlo.
Delle storie che sembrano strutturate in maniera diversa quando poi il fil rouge è lo stesso, assorbite da tutti i fruitori con effetti diversi, jump scared che però finalmente non sono gettati via giusto perchè la produzione lo impone, qui tutto è molto più articolato, curato in ogni singolo fotogramma, minimale quando deve e spaventoso quando ci regala alcuni mostri per fortuna abbastanza originali (l'ospedale e la cella).
Schwartz, Ovredal e Del Toro sembrano interessati alla scoperta dell'ignoto che per un ragazzino potrebbe davvero risultare molto più profondo di quanto sembri per un adulto, c'è poco sangue, ma l'orrore resta come un'ironia di fondo che in alcune scene smorza i toni senza trascurare un'atmosfera perfetta che piomba lo spettatore in alcuni incubi innocenti spostandoli da una parte all'altra muovendoli sulle corde dei suoi giovani protagonisti, facendogli vivere alcuni dei più importanti scenari che da sempre il cinema horror si è impegnato a farci scoprire.