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domenica 19 novembre 2023

Ballerina


Titolo: Ballerina
Regia: Chung-Hyun Lee
Anno: 2023
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Un tempo Ok-Ju lavorava come guardia del corpo ed era una delle migliori: eccellente in attività fisiche come le arti marziali, il combattimento con la spada, l'uso delle armi e la guida sportiva di moto e auto. La migliore amica di Ok-Ju è Min-hee, ballerina di grande talento. Un giorno, quest'ultima chiede un favore all'amica: vuole che Ok-ju la aiuti a vendicarsi di Pro Choi. Ok-ju non esiste a mettere in pericolo la propria vita pur di aiutare Min-hee.

Ballerina è un action coreano sporco e cattivo con la final girls che ultimamente sta riscuotendo un ottimo successo in patria e non solo Jun Jong-seo. La sua affiliazione con Hyun Lee dopo CALL sembra ormai metterla sui binari per farla diventare l'attrice feticcio del regista.
Ballerina è scoppiettante e non si ferma mai, mostra Ok-Ju cazzutissima dalla prima scena della rapina contro dei balordi fino a scovare una rete criminale di prostituzione e droga dello stupro. Mostra personaggi squallidi che filmano e seviziano donne, torturano e hanno coperture in lussuosi alberghi dove filmare snuff movie e altro. E' un film che fila via velocemente, non sembra voler dire molto mostrando un revenge movie in piena regola ma fatto con i contro cazzi come sono solito muoversi in questi territori gli orientali

mercoledì 18 ottobre 2023

Bargain-Season 1


Titolo: Bargain-Season 1
Regia: Woo-Sung Jeon
Anno: 2023
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 6
Giudizio: 4/5

Alcuni uomini vengono coinvolti in un traffico di organi venduti all'asta al miglior offerente. Dopo un terremoto, le vittime, i trafficanti e gli acquirenti rimangono intrappolati nell'edificio e devono lottare per sopravvivere ad ogni costo.

“Bargain segue il modello dei videogame polizieschi, con livelli cooperativi e sfide da superare individualmente che richiedono di adattare la regia e la direzione degli attori al frenetico stile videoludico” ha spiegato il regista Jeon Woo-sung
Tutte le certezze crollano nel vero senso della parola alla fine del primo episodio trasformando la serie in tutt'altra cosa. Un inizio esplosivo dopo un primo episodio davvero incalzante, ricco di colpi di scena, di suggestioni e di assurdi. Su tutto aleggia una disperazione di fondo che coglie tutti i personaggi che siano buoni o cattivi anche se questa dicotomia spesso non è così chiara e tutta la serie spesso gioca sulle vere identità dei personaggi per arrivare a chiedere allo spettatore chi siano realmente.
Devo dire che si sviluppa una certa dipendenza da prodotti di questo tipo. Mi ritrovo dopo anni a dire le stesse cose sulla superiorità dei coreani in fase di sceneggiatura e messa in scena oltre ovviamente la recitazione. Se la disperazione, la sopravvivenza e la vendetta sono i trainanti della storia è pur vero che l'autore alla sua opera prima sigilla qualcosa che sembra un piano sequenza per la sua dinamicità. Un ritmo senza freni, intrigante ed enigmatico, riprese pensate con l'effetto di aumentare la tensione. Un'azione roboante finendo con l'esasperare ulteriormente lo stato di eccitazione e coinvolgimento. In tutto questo una perfezione nella scenografia ancora una volta encomiabile. Ma poi è il cambiare da stanza a stanza, nel cadere nel sottosuolo dove scopriamo come una sorta di struttura piramidale, gente alle prese con situazioni grottesche che macellano corpi umani per darli in pasto ai pesci.
E poi quel finale distopico che lascia presagire una nuova minaccia ci lascia tutti ben sperare che possa avverarsi un seguito. Thriller, survival-drama, denuncia sociale, horror videoludico da camera, action, giallo, splatter, combattimenti, colpi di scena.
Questa breve mini serie è veramente oro colato per gli amanti del genere weird grazie soprattutto alla scrittura ferocemente tragicomica di Choi Byeong-yun e Kwak Jae-min che riescono a manifestare diversi stati d'umore nello spettatore e tante, tante risate legate soprattutto all'obbiettivo di Go Geuk-Ryeol

domenica 3 settembre 2023

Hunt (2022)


Titolo: Hunt (2022)
Regia: Lee Jung-Jae
Anno: 2022
Paese: Corea del sud
Giudizio: 3/5

Corea del Sud, 1983. Il capo della sicurezza Pyong Pyon-ho e quello dei servizi segreti Kim Jong-do ingaggiano un duello a distanza senza esclusione di colpi: dapprima per dare la caccia a Donglim, una possibile talpa nordcoreana annidata tra le file del Sud, quindi per dimostrare che dietro la talpa si nasconde proprio il rispettivo e acerrimo rivale. Il viaggio del dittatore Chun a Bangkok, in cui si ritiene possa avvenire un attentato, rappresenta un'ottima occasione per svelare l'identità di Donglim.
 
Hunt è un film incredibilmente complesso che richiama temi già noti nella cinematografia coreana e soprattutto resi in maniera originale e singolare come A TAXI DRIVER. Nonostante l'impiego di mezzi e di una produzione mastodontica, Jung-Jae (attore di fama mondiale grazie alla serie tv) ha cercato di contribuire a suo modo con un thriller di spionaggio politico interessante ma con una sceneggiatura troppo diversificata e stratificata. Numerosi sono gli elementi che rimandano al doppio gioco di alcuni protagonisti che sembrano sempre di più diventare antagonisti o complici e gregari per poi trasformarsi in qualcos'altro all'interno del governo. Da questo punto di vista la caratterizzazione dei personaggi è interessante e mai tagliata con l'accetta creando strade inattese, personaggi assurdi e spedizioni punitive che pur di mantenere il proprio credo politico arrivano a torturare in maniera spaventosa chi non la pensa come loro. Giappone, Corea del Sud e del Nord, un film di tradimenti e inseguimenti dove ognuno dei personaggi rivela sfumature e sfaccettature tali da renderli odiosi e allo stesso tempo immolarsi come capri espiatori per il proprio paese e per i propri ideali.

venerdì 3 marzo 2023

Project Wolf hunting


Titolo: Project Wolf hunting
Regia: Kim Hong-sun
Anno: 2022
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5

Mentre vengono trasferiti dalle Filippine alla Corea del Sud con una nave cargo, alcuni pericolosi criminali provocano una violenta rivolta, finché un mostro non identificato si risveglia dal suo sonno...

E finalmente torna un bagno di sangue con i contro cazzi. Uno di quei film assurdi, pulp, grotteschi, sanguinolenti dove dentro c'è tutto gore, torture, splatter a gogò, miserabili poliziotti, carcerati assassini stupratori e depravati. In tutto questo immette alcune postille prese dalla trama di PHILOSOPHY OF A KNIFE, PREDATOR e CON AIR. Il risultato è semplicemente una bomba a deflagrazione che farà letteralmente sbavare tutti quelli che come me amano alla follia il cinema di genere e che si sono lasciati incantare dalla finta voglia di gore di SADNESS. E i coreani ancora una volta palesando qualcosa di già detto mille volte lo sanno fare meglio e con più forza e spinta negli intenti, nel ritmo e soprattutto nella narrazione e nella messa in scena.
Sicuramente nel suo essere goliardico è uno dei film dell'anno, dichiaratamente fuori dagli schemi ma così inverosimilmente realistico e piacevole che vorremmo averne a centinaia di film così.
Ancora una volta Busan sembra irraggiungibile e ancora una volta usare quello strumento narrativo per cui non fai in tempo a simpatizzare per qualcuno perchè morirà è l'ennesima ciliegina sulla torta.

lunedì 20 febbraio 2023

Killer (2022)


Titolo: Killer (2022)
Regia: Jae-Hoon Choi
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Ui Gang è un sicario che ha deciso di ritirarsi. Ha una bella casa e tutto il denaro che gli serve per vivere, ma un giorno la sua fidanzata deve partire per una vacanza sull’isola di Jeju e prima di andare gli fa una richiesta. La sua compagna di viaggio ha una figlia di 17 anni, Yoon-ji, che verrà lasciata da sola durante la vacanza di tre settimane. Ui-gang accetta a malincuore di prendersene cura e di fare in modo che la ragazza non si metta nei guai. Ma lei ci si mette, nei guai. Yoon-ji non è una cattiva ragazza, ma fa delle scelte sbagliate e, prima di rendersene conto, si ritrova in una situazione ben più pericolosa di quanto avesse mai immaginato. Ma nel momento il cui Yoon-ji si ritrova nei guai fin sopra i capelli, anche i suoi sequestratori si ritroveranno a dover affrontare qualcosa di più grande di loro, quando Ui-gang si fa vivo per riportare a casa la ragazza.

Killer è la terza collaborazione tra Choi e quello che possiamo definire il suo attore feticcio. Un roboante film action dove il nostro Ui non sbaglia mai un colpo, non viene mai messo a tappeto, muovendosi come un killer professionista ballerino pronto a sbaragliare la concorrenza senza temere nessun rivale nemmeno quando entra a stretto contatto con la gang criminale a cui fa capo un importante organo di Stato. Se le coreografie come sempre sanciscono una messa in scena precisa e attenta, lo stesso non si può dire per alcuni colpi di scena soprattutto nel finale con l'amica della moglie e il suo ruolo chiave nella vicenda come adescatrice di adolescenti.


giovedì 15 dicembre 2022

Decision to leave


Titolo: Decision to leave
Regia: Park Chan-wook
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

Un uomo muore cadendo dalla cima di una montagna. Il detective incaricato, Hae-joon, incontra la moglie dell’uomo deceduto, Seo-rae. “Mi preoccupo quando non torna da una montagna, pensando che alla fine potrebbe morire”: Seo-rae non mostra alcun segno di agitazione per la morte del marito. A causa del suo comportamento, così diverso da quello di un parente in lutto, la polizia la considera una sospettata. Hae-joon interroga Seo-rae, la spia durante un appostamento e inzia a sviluppare lentamente un interesse verso di lei. Una sospettata che nasconde i suoi veri sentimenti; un detective che sospetta e desidera il suo sospettato; la loro decisione di andarsene…

Decision to leave sancisce ancora una volta il talento di uno dei tanti outsider coreani. Forse uno di quelli che più ci ha colpiti in passato con la sua indimenticabile trilogia ma che ha sempre saputo intrufolarsi in ogni genere che desiderasse esplorare. In questo caso si arriva ad una nuova grande vetta come quella che l'autore filma descrivendo l'incidente scatenante, la caduta di un uomo da una montagna filmandola in tutte le sfaccettature possibili e immaginabili con guizzi registici che riescono solo a lui (soffrendo le vertigini ho trovato più impressionante questa unica sequenza rispetto a tutta la messa in scena di FALL solo per fare un esempio)
Il talento non si discute è qui le incursioni partendo dal poliziesco, il noir, il giallo, il thriller, la commedia, il melodramma, la love story impossibile e poetica con una femme fatale in un mix audace tutto intriso in toni e armonie che sembrano rimandare ad una Hollywood classica, passando per tanti omaggi (voluti o no questo il regista non lo ha chiarito) diramando le storie, ampliando le indagini, mostrando tante fragilità trasformandosi in una riflessione su come la nostra quotidianità possa essere messa alla prova con l'arrivo di una semplice persona.
Il finale sulla spiaggia poi è toccante per quanto unisca pathos e dramma.


lunedì 19 settembre 2022

Roundup (2017)


Titolo: Roundup (2017)
Regia: Kang Yoon-sung
Anno: 2017
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

2004, Seoul, Corea. Jang Chen viene da Harbin, Cina. Da solo prende il controllo di una pericolosa gang coreana e diventa il gangster più temuto della città. E assieme alla sua spietata banda di delinquenti è disposto a fare qualsiasi cosa per arricchirsi. Il rude detective Ma Seok-do però brandisce i suoi potenti pugni per mantenere la pace: quando vede che Jang fa sprofondare il suo distretto nel caos, è costretto a escogitare un piano assieme alla sua squadra per sbarazzarsi del malvivente e dei suoi uomini per sempre.

Dong-seok è quel tipico attore coreano che adoro così tanto da poter guardare qualsiasi suo film anche se dovesse fare solo una comparsa. Sembra una specie, è in questo film manco a farlo apposta lo è, una copia del nostro Bud Spencer in cui peraltro qui tira schiaffoni come se piovessero ai delinquenti delle gang locali. Roundup tra l'altro prende spunto da fatti reali successi in Corea dove a spadroneggiare arrivavano clan di altri paesi, in questo caso la Cina e dove se venivano rimpatriati erano condannati a morte. In questo caos prolifico vige ovviamente la legge del più forte ed è interessante che Jang Chen, il criminale venuto da Harbin, se ne vada in giro con due ceffi anzichè una gang come il resto delle bande. L'opera prima di Kang Yoon-sung è un poliziesco d'azione davvero ben calibrato che riesce ad essere un thriller quando vuole e spezzare i toni con molta ironia e qualche scena grottesca nonchè le tanto e sopraffine slaptick coreane.
Ne esce un film calibrato al meglio dove la violenza è potente e senza eguali, il dramma convince, i toni da commedia fanno il resto e l'indagine e i continui combattimenti nonchè le relazioni tra la banda di poliziotti incaricata di stanare la setta di Harbin chiude il cerchio per un film infallibile sotto molti punti di vista.

venerdì 16 settembre 2022

Carter


Titolo: Carter
Regia: Jung Byung-Gil
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Un uomo si sveglia senza memoria. Guidato da una voce misteriosa, proveniente da un dispositivo nell'orecchio, decide di partire per una missione di salvataggio di ostaggi piena di pericoli.
 
Carter essendo un film coreano d'azione aveva davvero delle belle possibilità per poter ribadire ancora una volta il talento di questo incredibile paese nella cinematografia contemporanea.
Eppure pur partendo bene, pur dalle premesse che lo rendevano adrenalinico sotto ogni punto di vista (la scena nella sauna sembrava dare il via a qualcosa di sontuoso e ipercinetico) via via che si dipana l'azione, la storia viene sempre meno. Prendendo i connotati di un thriller politico e su possibili attentati e attentatori in tensioni coreane e cinesi, l'opera di Byung-Gil (Aknyeo-The Villainess) conferma un talento impressionante nei piani sequenza e nei combattimenti e sparatorie, ma dall'altro nega di fatto una base solida in termini di concretezza narrativa buttando tutto in una confusione disarmante. L'elemento pandemico e i contagiati preda degli istinti più violenti vengono trascurati sotto ogni punto di vista senza dare spinta e enfasi alla narrazione come alle scene più cruente (quando scendono giù dalla cascata fingendosi morti per poi attaccare sembra più trash che d'effetto). Se contiamo poi una cg a tratti scadente e un terzo atto estremamente rocambolesco e confuso con attacchi da ogni parte, elicotteri, macchine e treni che esplodono sembra davvero che l'autore e sceneggiatore si sia fatto prendere troppo la mano.
Un peccato perchè il talento come mestierante tecnico si conferma ma dovrebbe forse farsi aiutare in fase di scrittura e post produzione.

sabato 5 marzo 2022

Non siamo più vivi


Titolo: Non siamo più vivi
Regia: AA,VV
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 12
Giudizio: 3/5

In una scuola superiore sudcoreana, in una cittadina non troppo lontana da Seoul, dilaga il bullismo. Una vittima dei prepotenti è incapace di difendersi e preside e docenti non sono riusciti ad aiutarlo. Suo padre, professore nello stesso istituto, disperato per l'impotenza decide di sperimentare su di lui un siero che ne aumenti l'aggressività. Il risultato lo trasforma però in zombie e presto l'esperimento sfugge al controllo dell'uomo, infettando una studentessa che diffonde la piaga non solo a scuola ma pure in città...
 
Una delle battute iconiche della serie riguarda il fatto che quando ormai sembra superato l'incubo pandemico del Covid arrivi questa nuova piaga del virus zombie.
Negli ultimi anni i coreani hanno dimostrato di saper trattare molto bene anche la variante horror legato agli zombie o gli infetti (perchè in questa serie non troviamo solo zombie, ma anche metà-umani e altro) basti pensare a Train to BusanPeninsula, ALIVE e Seoul Station.
Qui ci troviamo per la maggior parte degli episodi in una di quelle scuole coreane mastodontiche che sembrano l'equivalente di un campus universitario allargato. Solo verso il finale troviamo delle postazioni militari dove vengono inseriti i sospetti a fare la quarantena, una porzione di città, qualche abitazione e l'inferno da dove il professore racconta come si è sviluppato il virus con sottofondo moglie e figlio zombizzati. Ci sono tanti personaggi, perlopiù studenti, alcuni caratterizzati molto bene, altri meno. Alcuni muoiono con una facilità allarmante e altri scoprono i privilegi di essere zombizzati solo a metà per poter poi nascondere alla società la loro metamorfosi.
Ci sono tante storie raccontate su diversi piani.
Il gruppo di studenti protagonisti e le loro vicissitudini, il loro istinto di sopravvivenza, il coraggio, il sacrificio, le storie d'amore e poi i tradimenti e la vigliaccheria. Poi si strutturano parallelamente le storie dell'insegnante con una studentessa colpevole di aver trasmesso il virus ad uno studente, due arcieri facente parte della squadra nazionale che incontrano una bulletta e un altro studente, i due emarginati che vogliono farla finita ma invece periscono anche loro alle tragedie imminenti, un bullo e la sua vendetta personale nei confronti di uno studente, un padre vigile del fuoco alla ricerca della figlia e per finire l'indagine di un ispettore che cerca disperatamente il pc del professore pazzo per fermare il virus.
Racconto di formazione, la sfiducia verso le istituzioni e gli adulti, denuncia sociale, bullismo, humor e drammi sentimentali e familiari, il coming of age, All of Us Are Dead sembra non far mancare nulla in termini di intrattenimento e cliffangher usando spesso degli escamotage interessanti e non così banali. Gli unici punti deboli arrivano a volte da dialoghi troppo lenti e melensi, storie d'amore noiose e che servono solo a far passare i minuti, qualche ingenuità di troppo ma per fortuna il lato interessante è vedere ,moltissimi protagonisti morire quando uno meno se lo aspetta e come sempre la crudeltà umana che supera quella di ogni mostro.

mercoledì 15 dicembre 2021

Hellbound-Prima stagione


Titolo: Hellbound-Prima stagione
Regia: Yeon Sang-ho
Anno: 2021
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 8

Una storia di esseri ultraterreni che appaiono dal nulla per emettere sentenze e condannare certi individui all’inferno. Questi eventi soprannaturali scatenano il caos e consentono all’organizzazione religiosa Nuova Verità di aumentare la propria influenza. Alcune persone però si insospettiscono delle attività di questa setta e iniziano a indagare sul suo coinvolgimento nei misteriosi eventi.
 
Yeon Sang-ho è un regista che ormai possiamo già tranquillamente inserire tra i veterani del cinema horror contemporaneo coreano. Ed uno dei migliori inoltre. Train to BusanPeninsulaSeoul StationKings of Pigs, PSYCHOKINESIS, Fake, dimostrano come l'autore riesca a smarcarsi in diversi contesti che siano horror, grottesco, denuncia politica, super eroi, disfunzionalità e temi sociali e infine l'animazione per adulti. Per questo la serie Hellbound che sembrava assurda almeno per ciò che concerne gli intenti e il trailer con quei mostri che dall'aldilà punivano i cittadini, sembrava qualcosa di apocalittico quasi impossibile da poter trattare con seriosità e rimanendo sempre avvincente. Certo la storia è davvero assurda, in grado di mischiare politica sociale, religione, aldilà, sette, paura del divino, rabbia sociale che sfocia nella tragica metafora per cui gli esseri umani quando perdono la ragione diventano più pericolosi e brutali di qualsiasi decreto dei messaggeri dell'aldilà.
Dalla Nuova Verità metafora delle new religion più singolari e manipolatrici che si possano pensare, alla Punta di Freccia come reparto criminale ed estremo che manda i suoi ragazzi a uccidere la gente con mazze da baseball senza scrupoli anche quando massacrano una vecchietta in un parcheggio spaccandole la testa.
Un film che parla di cospirazioni che alza sempre la posta in gioco immettendo personaggi e facendoli scomparire per poi solo in alcuni casi riprenderli e trasformarli in qualcos'altro.
Una serie che non accenna mai a incursioni ironiche o a qualche battuta per stemperare i toni ma anzi diventa sempre più drammatica e senza remore, mettendo da una parte la razionalità e dall'altra il volersi rendere succubi di esseri ultraterreni che agiscono seguendo una logica che non ci è dato sapere almeno non in questa prima stagione.


Monstrum (2018)


Titolo: Monstrum (2018)
Regia: Huh jong-ho
Anno: 2018
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 2/5

Uno strano oggetto misterioso appare improvvisamente a Joseon. A causa di questo strano oggetto, si diffonde un'epidemia che minaccia la vita delle persone. Yoon Gyeom, Sung Han, la figlia di Yoon Gyeom Myung e Heo uniscono le forze per annientare l'epidemia.

“Questo film è basato su eventi storici registrati negli Annali della Dinastia Joseon”
Monstrum è un super blockbuster coreano storico. Un 'opera che intreccia intrighi di corte, tradimenti, epidemia, tantissimi combattimenti, peste e un mostro gigantesco. E'rarissimo che un film coreano sia un flop per il sottoscritto, in questo caso tutto il lavoro delle maestranze, i costumi, la messa in scena e tanto altro sono come sempre ai massimi livelli, eppure ciò che rimane davvero troppo scontata è una storia vista ormai in tutte le formule e varianti con l'immissione di un mostro che alla fine è un leoncino timido e indifeso fatto diventare un mostro per colpa del solito tiranno che ama collezionare animali rari e selvaggi torturandoli. Monstrum forse vuole essere un titolo metaforico sulla mostruosità e le efferatezze degli uomini che superano più che mai quelle dei "mostri" se così vogliamo intenderle.
Eppure anche la storia principale con questo padre e sua figlia e lo zio che devono prestare servizio al cospetto di un re malvagio dove finiranno all'interno di scorrerie e complotti di corte non riesce mai a diventare intrigante, lasciando sempre da parte quella componente narrativa in grado di rendere la storia misteriosa e avvincente con in aggiunta qualche buon colpo di scena.

domenica 21 novembre 2021

Squid Game


Titolo: Squid Game
Regia: Hwang Dong-hyuk
Anno: 2021
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 9
Giudizio: 4/5

Centinaia di persone che hanno problemi finanziari accettano uno strano invito a una competizione con una varietà di gioco per bambini. Un grosso premio in denaro li attende, ma la posta in gioco è alta e mortale.
 
La serie di cui parlano tutti. Il concetto è sempre quello. Se parti da zero senza avere una buona base cinematografica, se non conosci l'horror e il survival movie orientale, se non conosci l'opera di Koushun Takami, i film di Kinji Fukasaku, la corrente asiatica sud coreana e potremmo andare avanti per molto ancora...allora sì, Squid Game potrà apparire come qualcosa di completamente disarmante e originale.
Ed ora quello che non mi aspettavo. Anche per coloro che sono cresciuti con la cultura orientale, che come me hanno visto tutto ma proprio tutto arrivando a vedersi le maratone in sala con registi presenti come Kim Ki Duk o Miike Takashi, solo per dire due nomi, devo ammettere che la serie di nove puntate di Hwang Dong-hyuk ha un fascino notevole ma soprattutto è confezionato ad hoc per il mainstream. Tanti ingredienti, molte facce indimenticabili, un ritmo nonostante tutto scorrevole senza troppe litanie pur dovendo immettere quella componente tragica e didascalica di un certo tipo di valori e sentimentalismo. Squid Game sfrutta un clichè davvero abusato eppure riesce a intersecarlo con tanti ingredienti presi dalla cultura pop, dalla recente filmografia americana e non distopica, da una certa società ormai priva di emozioni e sentimenti ma votata al consumismo becero, con un aumento di povertà inquietante, con una critica alla cultura dell'intrattenimento sfrenato per finire col mito della vincita facile e arrivando alle diseguaglianze tra le diverse classi sociali che prendono parte a questo gioco mortale. Insomma è furbetta al punto giusto e macina e raccoglie di conseguenza ciò che il pubblico semina e desidera di continuo. Gli sceneggiatori devono essersi sbizzarriti nel frullare insieme oltre gli elementi sopra indicati, comportamenti umani che prendono tutti gli stereotipi possibili in quello che rimescolato potrebbe essere per assurdo seguendo i comportamenti dei giocatori, una sorta di esperimento carcerario di Stanford al contrario.


lunedì 9 agosto 2021

Extreme Job


Titolo: Extreme Job
Regia: Byeong-heon Lee
Anno: 2019
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5

Una squadra di agenti della narcotici usa come copertura una rivendita di pollo fritto per cercare di catturare una banda della malavita organizzata. Le cose prenderanno però una piega inaspettata quando la ricetta del loro pollo trasforma il locale in rovina nel più rinomato della città.
 
Extreme Job è stato uno dei maggiori incassi del cinema coreano del sud spodestando titoli molto più famosi e commerciali. Di per sè analizzando il film è una commedia dove però lo sposalizio con il poliziesco, comico, drammatico, riesce a dare ritmo e verosimiglianza ad una vicenda in realtà molto complessa ma che riesce a mettere a posto i sensi di tutti gli spettatori. Si parte da un arresto quasi grottesco per certi versi, ad una squadra che sembra votata ad avere una certa sfiga di fondo, ad un gruppo che diventerà presto una famiglia vera e propria e infine ad un successo commerciale e ha una promozione di carriera clamorosa che coincide con la scoperta di un nuovo talento di gruppo. Extreme Job dal punto di vista estetico fa un passo indietro rivelandosi un film più di gag ispiratissime e idee tragicomiche che un'opera veicolata su velleità artistiche e mdp cercando di dare quel contributo in più. Il cast è favoloso, l'idea della squadra come qualcosa di veramente vissuto dove i rapporti tra gli agenti diventano reali spesso a sostituire le mancanze famigliari o quelle nei rapporti di coppia.
Il senso del dovere e dell'onore viene pompato così tanto da creare questo miscuglio di indagine sotto copertura aprendo addirittura un ristorante e confrontandosi con uno svolgimento della trama che come spesso accade nei film coreani si dirama su più storie dando quella marcia in più.

martedì 27 aprile 2021

V.i.p


Titolo: V.i.p
Regia: Park Hoon-Jung
Anno: 2017
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

Kim Kwang II è un giovane rampollo proveniente dalla Corea del Nord, il padre è un noto comandante molto vicino al Supremo Leader che tradotto significa che lui ed il figlio sono intoccabili. il giovane è un sadico serial killer che miete indisturbato decine di vittime prima nel Nord poi a Sud, fino a spingersi nella capitale a Seul. I vertici sud-coreani sono a conoscenza dell'atroce verità ma nascondono il tutto poichè non si sono opposti al suo ingresso in Corea del Sud. Contemporaneamente anche la CIA, rappresentata dall'agente speciale Paul, protegge il giovane per precisi tornaconti. Solamente il sovrintendente Chae Yi-do e l'agente segreto del Nord Ri Dae Bum proveranno a fermare la furia omicida del giovane ma non sarà semplice.
 
Park Hoon-Jung è un altro di quegli outsider da tenere d'occhio in una Corea ormai ai massimi livelli qualitativi di cinema da anni in qualsivoglia genere. Daeho aka The Tiger: An Old Hunter's Tale e Witch-Part 1, nonchè sceneggiatore dell'immenso Saw the Devil erano già tutti ottimi esempi come a dimostrare che un film sulla caccia, un survival movie eco-vengeance e un film di giovani con i superpoteri e per finire un revenge movie originale riuscivano benissimo a rendere un'idea di cinema ben precisa a 360°.
Ora questo V.I.P potrebbe essere la summa del suo cinema nonostante il regista sia ancora molto giovane. Un poliziesco noir thriller con un ritmo furibondo, una storia complessa, stratificata e corale dove non sono esenti sbalzi temporali. Non sembra mancare proprio niente al film di Jung con una narrazione mai lineare, una messa in scena precisa che rasenta la perfezione, un contesto oscuro e un tasso di violenza incredibilmente alto (come dimostra la scena di tortura ai danni della povera ragazza all'inizio) una prova attoriale come ultimamente si vedono solo in Corea e poi una storia tormentata e dolorosa in grado di tirar fuori nello spettatore tutti gli stati emotivi possibili.
Un giovane rampollo che semplicemente essendo una sorta di intoccabile continua a mietere vittime sterminando ragazze e famiglie con una crudeltà eccessiva. In tutto questo la rincorsa dietro di lui di tutti gli organi della polizia e internazionali i quali sono costretti per ordini ben precisi a lasciar sempre libero Kim.
E poi non si può lasciare da parte una certa critica che investe tutti. Corea, Cina, Giappone, le lingue si intercambiano e i servizi segreti americani capitanati da un ottimo Peter Stormare sono l'ago della bilancia di una sudditanza che lascia basiti. Un film incredibile, un mix letale di procedure cinematografiche da studiare e assimilare per rendersi conto di quanto questo film sia avanti e si muova su tante diramazioni diverse senza perdere mai il controllo.


Sweet Home


Titolo: Sweet Home
Regia: Lee Eung-bok, Jang Young-woo, Park So-hyun
Anno: 2020
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 10
Giudizio: 3/5

Agosto 2020. Dopo la morte della propria famiglia in un incidente stradale, il solitario adolescente Cha Hyun-soo si trasferisce in un nuovo appartamento all'interno di un grande, fatiscente e affollato condominio, situato in un quartiere popolare di Seul.
La sua vita tranquilla viene tuttavia presto interrotta da alcuni strani avvenimenti che iniziano a verificarsi nell'edificio, che coinvolgono in primis l'inquilina della porta accanto e il custode del palazzo.
Così, mentre le persone attorno cominciano a trasformarsi in mostri che prendono la forma dei loro desideri nascosti, il giovane e altri residenti devono cercare il modo di sopravvivere.

Mostri, pandemia, violenza e sangue e per finire umani forse peggiori delle stesse creature che cercano di attaccare la palazzina. Inizia senza tanti indugi questa fortunata serie Netflix tratta da un webtoon (fumetto online) mostrando personaggi ormai al collasso, tra chi cerca piaceri effimeri e chi cerca solamente di farla finita disegnando così un clima cinico e pervaso da una frustrazione interiore e una meschinità di fondo. Allo stesso tempo assistiamo ad un altro interludio ovvero il mezzo finale con l'intento di uno dei protagonisti, l'hikkikomori e i militari che lo devastano di pallottole.
Sweet Home parte bene con i mostri, alcuni decisamente ottimi come il titano, il gremlins senza testa, il blob, l'essere tentacolare che cerca di entrare nella palazzina del Green Home, i vampiri, il fauno e poi ancora ragni giganti e molto altro ancora. Tutto questo per mostrare poi che cosa si nasconde fuori con una pletora di mostri di tutte le grandezze che come predatori si uccidono e si mangiano tra di loro ribadendo la legge del più forte.
Una stagione corale per una parabola sociale con diversi personaggi costretti con le loro differenze e difficoltà a stringere un'alleanza arrivando a formare una comunità dove se per alcuni la caratterizzazione è buona, altri rimangono troppo marginali, tutti seguendo un loro principio cardine dagli inclusivi agli egoisti, perseguendo la legge della sopravvivenza in un mood da "home invasion"per una desamina della natura umana quando le condizioni imposte da un'apocalisse liberano l’uomo delle imposizioni civili



martedì 15 settembre 2020

Peninsula


Titolo: Peninsula
Regia: Sang-ho Yeon
Anno: 2020
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Dong-WonGang è un ex soldato che riesce a fuggire dalla penisola coreana, luogo ormai infestato da zombi e trasformata in un ghetto da altre nazioni che cercano di fermare la diffusione del virus. Rimandato con un equipaggio in missione per recuperare qualcosa, l'uomo entra nel porto di Incheon per raggiungere Seoul ma viene attaccato. Qui scoprirà che sulla penisola sono presenti ancora molti sopravvissuti non ancora infettati.

Senza riuscire ad eguagliare i fasti del suo predecessore, Peninsula è l'esatto opposto scegliendo l'esterno e gli spazi aperti a differenza della location isolata, il treno, del primo capitolo.
Sembra esserci tanta carne al fuoco ma in realtà non è così. Il film è girato in maniera come sempre stratosferica dai coreani che dimostrano una tecnica e una perizia nei particolari e nella fotografia come nella messa in scena assolutamente perfetta. La storia è un banale pretesto per mandare un manipolo di anti eroi in mezzo alla pandemia e in un'isola ormai abbandonata dal resto del mondo come dicono alcuni americani intervistati, consapevoli che il virus ha toccato solo quella parte dell'Oriente. Tante sparatorie, inseguimenti, sub culture che cercano di sopravvivere creando comunità dedite al dominio e a trovare schiavi da far massacrare dagli zombie in giochi malsani e perversi. Dong troverà come Jena Plissken (la trama da b movie è quella) aiutanti e traditori, corrotti e bambine prodigio, gregari e vittime sacrificali. Peninsula non ha nulla di quella critica di Train to Busan
 e quando prova a ricercarla è tiepida diventando una corsa contro il tempo dove si cerca di catturare insieme più zombie possibili con una c.g a volte esagerata come nelle scene in macchina dove Min-jeong sembra conoscere a memoria tutte le strade e le scorciatoie possibili.
Un film godibile per gli appassionati e per coloro che cercano come sempre un prodotto superiore alla media per tecnica e messa in scena ma che rimarrà sotto le righe per quanto concerne la storia e l'idea alla base che faceva presagire a qualcosa di più complesso e ambizioso.

sabato 8 agosto 2020

Time to hunt


Titolo: Time to hunt
Regia: Sung-Hyun Yoon
Anno: 2020
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Nella Corea del prossimo futuro, un gruppo di ragazzi in delle baraccopoli commettono un grave crimine.

Da questo scenario, un clima distopico in una Corea affetta da una terribile crisi economica costretta a ridurre la stragrande maggioranza della popolazione in povertà, attraverso paesaggi deserti, metropoli abbandonate e distrutte, capannoni che nascondo giri loschi, spacciatori e venditori d'armi, discoteche segrete e criminali di ogni tipo e killer spietati si svolge questa caccia all'uomo.
Il trio di ragazzi protagonisti sono già in parte corrotti, sapendo bene dal momento che il loro amico esce di prigione, che quello che succederà non potrà che portare a conseguenze inattese ed effetti imprevisti e perversi. Così inizia il conto alla rovescia, vengono dipanati gli intenti e gli obbiettivi del terzetto, con una rapina, assoldando un quarto elemento che deve dei soldi al protagonista, ad un venditore di armi fratello di un boss malavitoso che gli aiuterà e infine dei terzi che assolderanno un killer per stanare il quartetto e riportare i soldi ai legittimi proprietari.
Time to hunt nei primi due atti, ma soprattutto nel primo, ha la sua parte migliore riuscendo a creare un'atmosfera sospesa e cruenta, figlia del degenero e di quel clima distopico che sembra aver annientato tutto come l'effetto di una bomba, facendo vedere solo ceneri ed edifici distrutti e abbandonati. Grazie a questa tensione che prende piede, il film si dirama in un mix discretamente assemblato di diversi generi: il distopico appunto, l’heist movie, il bildungsroman, il thriller e il revenge-movie.
Dal punto di vista narrativo è soprattutto il terzo atto ad essere molto deludente con una semplice caccia da parte del killer che si diverte a inseguire e dare tempo per scappare alle sue prede, non riuscendo ad aprire speranze per quella che poteva essere una denuncia molto più politica sul peso del governo, sul come cambiare quella situazione o comprenderla. Sembra che l'unico obbiettivo dei personaggi all'interno sia quello di fare più soldi possibili lasciando la Corea per spiagge dorate e sogni di gloria.

Unjust


Titolo: Unjust
Regia: Ryoo Seung-wan
Anno: 2011
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Un serial killer sta terrorizzando la cittadinanza e la pressione sulle forse dell’ordine è diventata insostenibile per le autorità. In un vortice di errori procedurali, illegalità e corruzione, il capitano Choi Cheol-gi viene incaricato di “risolvere” il caso ad ogni costo, anche scovando un finto colpevole da consegnare ai media e all’opinione pubblica. Ma il piano non è perfetto…

Nella new wave coreana sui generi cinematografici stiamo assistendo proprio a tutto.
In particolare il poliziesco, il thriller, l'heist movie, il disaster movie, il monster movie, l'horror folkloristico, la commedia, il dramma e il noir.
Unjust è un poliziesco che parla di corruzione, di dove possono spingersi i ruoli di potere della polizia, della stampa che sta con il fiato sul collo ai detective, di procuratori, doppio giochisti, colleghi corrotti e invece il manipolo di onesti agenti che si troveranno nel finale a vendicare il loro caro compagno ucciso proprio da chi non te lo aspetteresti mai. Un film dinamico e ambizioso, forse scritto in maniera così complessa da lasciare interdetti soprattutto sul finale e un climax che risulta la parte meno originale e consistente del film.
Grazie ad una regia e una tecnica ancora una volta sopraffina e minuziosa, curata in ogni dettaglio, Ryoo Seung-wan, il regista di divertentissimi film d'azione come City of violence e dalla nutrita filmografia, mette in scena un film complicatissimo da seguire, tra corruzione dilagante e le connivenze tra malavita, polizia e magistratura, forse in maniera sciocca ma più interessante viste nel recente Gangster the Cop the Devil dove in quel caso ogni personaggio era stereotipato a dovere ma finalizzato a rendere la narrazione fruibile. In Unjust tutti i protagonisti hanno una doppia personalità, convivono con la legalità, la conoscono bene ma sono abili a denigrarla nel momento in cui sono messi alle strette rendendo spesso difficili alcuni passaggi.
I colpi di scena, i tradimenti, il continuo giocare con lo spettatore ribaltando ogni certezza risulta un elemento che può creare interesse quando si pensa di avere la trama in pugno e allora arriva quel particolare in grado di cambiare la prospettiva e gli intenti di personaggi tutti schiavi del potere spingendo i suoi protagonisti ad ogni limite di decenza.





sabato 1 agosto 2020

Luck-Key


Titolo: Luck-Key
Regia: Lee Gye-byeok
Anno: 2016
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

La bizzarra avventura di un assassino professionista che diventa improvvisamente eroe nazionale dopo aver perso la memoria

Pellicole che partono dal pretesto dell'inversione di ruolo, al tema del doppio, alla perdita della memoria che generalmente crea situazioni di per sé esilaranti al cinema certo non mancano.
Qui in più c'è il recupero della memoria, la constatazione che tutto quello di diverso dalla propria vita normale è stato portato avanti nel frattempo e tutte le storie sembrano aver sondato diversi generi partendo sempre dalla commedia classica.
Lee Gye-byeok che non dirigeva un film da dieci anni avendo lavorato come assistente alla regia del grande Park Chan-wook, in questa storia che ha diversi cambi e manovre, dimostra un gradino in più nel saper giocare con lo spettatore in un film molto esilarante e divertente sapendo inserire anche toni drammatici al momento giusto. Luck-Key è fresco, colorato, divertentissimo, recitato al top da tutti gli attori, un film che mostra l'esercizio del cinema e la distribuzione dietro quando il nostro protagonista verrà scelto come attore, riesce ad essere sempre coinvolgente nelle tragiche avventure dell'altro protagonista che cerca nella prima scena di togliersi la vita per poi ritrovarsi nel lusso dello spietato killer in quell'incidente nella sauna gustosissimo.
E'un film che riesce ad essere delicato con l'avvicinamento di Hyung-Wook a Rina e alla sua famiglia che lo accudiscono facendolo lavorare nel loro ristorante dove Wook tirerà fuori i suoi colpi da maestro, ci sono incursioni nel thriller con la trama di Eun-ju che in quanto testimone deve essere protetta, ma al tempo stesso scappare dai suoi aguzzini, ci sono killer spietati e un'armonia di fondo nel saper gestire i generi, i dialoghi e il ritmo davvero interessante e misurato.
Un film che non smette mai di stupire e intrattenere con tante scene indimenticabili, dove forse a dover trovare qualche pecca c'è la sceneggiata poco prima del finale creata ad hoc dai tre protagonisti per far perdere le tracce ai killer che li seguono.

An Ethics Lesson


Titolo: An Ethics Lesson
Regia: Myung-rang Park
Anno: 2013
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

Jung-Hoon conduce una doppia vita: di giorno è un poliziotto onesto e diligente, di notte spia la sua bella vicina di casa Jin-A attraverso telecamere nascoste nel suo appartamento. Una sera è testimone di un efferato crimine: Jin-A viene strangolata a morte. Diviso tra il dovere di informare la polizia e il timore per la propria libertà, si troverà immischiato con gli altri uomini coinvolti nella vita e morte di Jin-A.

Ormai la Corea del Sud da anni è maestra nel trasporre qualsivoglia genere cinematografico abbia tra le mani.
Il plot narrativo dell'esordio al lungometraggio di Park è fenomenale per tecnica, messa in scena, numerosi spunti degni di nota, maestranze con una fotografia eccellente e un montaggio atemporale funzionale per questo tipo di narrazione con questa partita a quattro e un quinto incomodo.
Il racconto criminale corale con molteplici punti di vista e montaggio temporale disordinato è sempre stato un mood perfetto dove far crescere l'atmosfera ansiogena e la suspance già dai tempi di Kurosawa. Negli ultimi anni ci sono stati alcuni tentativi americani quasi sufficienti ma niente a che vedere per come viene tessuta la trama e il mistery nel cinema orientale. Proprio un'altra scuola da sempre. Qui i personaggi sono tutti squallidi e meschini, c'è una combinazione di divertimento e perversione veramente originale, partendo da un thriller di stampo classico arrivando ad essere quasi un pulp nei territori dello humor nero e forse l'unica pecca un finale tirato troppo per le lunghe.