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sabato 23 novembre 2019

Joker


Titolo: Joker
Regia: Todd Phillips
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Arthur Fleck vive con l'anziana madre in un palazzone fatiscente e sbarca il lunario facendo pubblicità per la strada travestito da clown, in attesa di avere il giusto materiale per realizzare il desiderio di fare il comico. La sua vita, però, è una tragedia: ignorato, calpestato, bullizzato, preso in giro da da chiunque, ha sviluppato un tic nervoso che lo fa ridere a sproposito incontrollabilmente, rendendolo inquietante e allontanando ulteriormente da lui ogni possibile relazione sociale. Ma un giorno Arthur non ce la fa più e reagisce violentemente, pistola alla mano. Mentre la polizia di Gotham City dà la caccia al clown killer, la popolazione lo elegge a eroe metropolitano, simbolo della rivolta degli oppressi contro l'arroganza dei ricchi.

Joker è un bel film ma non è affatto un capolavoro (d'altronde non doveva e non poteva esserlo).
Il film sulla bocca di tutti che ha vinto a Venezia che ha creato eventi mediatici, attentati nei cinema, la nuova maschera di Halloween per un pubblico mai così omologato, ha dal canto suo ancora una volta una bella interpretazione del Figlio di Dio, quel Joe in fondo già visto qualche anno fa in grado di sapersi portare sulle spalle e con poche ma convincenti espressioni un intero film.
Il merito di questo intenso comics è che deraglia completamente dai soliti stilemi, rifugge tanta azione, costumi, combattimenti. E'la parabola sull'ascesa di un povero pazzo e della sua lenta agonia, del rapporto complesso con la madre, della paranoia che si insinua nei suoi sempre più dibattuti pensieri, e tante altre cose ancora. Senza esagerazioni, senza troppe complessità e voli pindarici, senza inseguire per forza complotti o quanto esperti, critici abbiano provato a tirar fuori dal cilindro o dovendo individuare a tutti i costi nella pellicola.
Joker è molto più semplice del previsto, lascia quello strano senso di dèja vu per quanto concerne l'ambientazione, la scenografia, le location, l'uso di importanti mezzi e anche se così non è stato (Scorsese come produttore) lascia in più momenti alcuni aloni del suo cinema.
In fondo la critica degli sceneggiatori è molto funzionale quanto necessaria e in fondo la solita, ovvero la lotta di classe, i ricchi che diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Così tra tagli a reparti psichiatrici, sciopero della nettezza urbana, caos che imperversa e immondizia praticamente ovunque, Arthur come risposta tira fuori una delle risate malate più contagiose e drammatiche del cinema, una vittima solitaria di un mondo che si sbarazza dei rifiuti abbandonandoli a loro stessi, alla loro miseria e ad una vita che non potrà che essere un sogno andato a male.