Titolo: Taking of Tiger mountain
Regia: Tsui Hark
Anno: 2015
Paese: Cina
Giudizio: 4/5
Manciuria, 1946. Il capitano 203 guida
un manipolo di soldati dell'Esercito Popolare di Liberazione maoista,
spossato dalla guerra civile, che arriva in un villaggio terrorizzato
dall'egemonia dei banditi. Questi, guidati da Lord Hawk, hanno preso
possesso di Tiger Mountain, un rifugio pieno di insidie, e di un
arsenale appartenuto ai giapponesi. Inferiori numericamente e peggio
armati, i soldati dovranno ricorrere a un'impresa eroica per
sconfiggere i banditi e liberare il villaggio. Yang, inviato dal
Quartier Generale del Partito, si offre volontario come infiltrato
nella gang di Hawk per aiutare la missione.
Tsui Hark è uno dei registi più
importanti della sua generazione. Credo sia uno dei pochissimi a non
aver mai dato alla luce un brutto film e non ha quasi mai accettato
marchette come il suo collega Zhang Yimou di cui peraltro ho grande
stima.
Ci troviamo ancora una volta di fronte
ad un'opera incredibile con una messa in scena che raggiunge livelli
ancora una volta molto alti inserendo un lavoro di fotografia
magnifico in grado di esaltare ogni singolo attimo di azione e di
bellezza estetica presente nel film.
The Taking of Tiger mountain è
un'opera di sorprendente naturalezza visiva che ci offre scenari e
location incontaminate.
Tratto da un'opera patriottica e da un
romanzo di Qu Bo pubblicato nel 1946, il racconto è diventato subito
un grande successo di pubblico tra il popolo, in un periodo ricco di
cambiamenti politici e sociali per la Cina. La pellicola, capace di
incassare in patria una ragguardevole cifra (decimo incasso nazionale
di tutti i tempi) equivalente ad oltre 150 milioni di dollari ha dato
di nuovo il lasciapassare ad Hark, abituato a smarcarsi tra grandi
produzioni e film a basso budget.
Il suo ultimo film è un'avventura in
piena regola che a differenza di altre opere dell'autore cerca di
essere meno politica puntando su un misuratissimo intrattenimento con
alcuni colpi di scena e un climax spettacolare. L'epicità ancora una
volta fa da protagonista diventando l'impianto narrativo e riuscendo
a inserire una galleria di personaggi convincenti e memorabili oltre
che essere caratterizzati molto bene. In più le solite sotto trame,
alcune semplici altre meno e comunque sempre ricche di sfumature
riescono a dare ancora più sostanza privilegiando l'entertainment
più puro e incontaminato.
Un'altra prova per un artista che non
ha bisogno di presentazioni sapendo destreggiarsi tranquillamente in
ogni genere apportando sempre la sua firma e il suo stile ormai una
garanzia di qualità, tecnica, complessità di scrittura e intenti.