Titolo: Ad Astra
Regia: James Gray
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Futuro prossimo. Un astronauta parte
alla volta di Nettuno alla ricerca del padre che non vede da
tantissimi anni. Forse, sì, è ancora vivo…
Basterebbe già soltanto la prima
scena, quella caduta dalla torretta aereo spaziale, a far subito
intuire la portata e la grandiosità di alcuni momenti, del reparto
tecnico, di come Gray traccia le sue coordinate nello spazio. Al suo
settimo film, il regista americano decide di confrontarsi anche lui
con la sci-fi, facendolo con un film minimale che abbraccia quei
silenzi e quei monologhi interiori che in parte avevamo visto nel
bellissimo MOON.
Con tanta passione nel gestire una
storia tutt'altro che semplice, tra terra, luna, Nettuno e spazio,
con un rapporto difficile tra padre e figlio e una minaccia che
rischia di sterminare il genere umano.
Ancora una volta è una tragedia, un
trauma infantile ad innescare il viaggio interstellare di Roy, tra
avventura, paura, conoscenza e bisogno di risposte.
Un viaggio che richiede un coraggio
incredibile nel voler salvare se stesso, il padre, l'umanità, da una
catastrofe immediata in parte dovuta alle conseguenze dell'intero
genere umano e delle strane richieste poste a Roy quando incontrerà
suo padre. Il rapporto tra i due è molto intenso, sembra quasi una
sorta di sogno con il dubbio che non sia solo immaginazione ma il
film che non si ferma a questo porta tutto verso un climax finale di
enorme impatto e potenza visiva.
Ancora civiltà perdute per Gray che
possono trovarsi nei luoghi più disparati, andando incontro a
distanze cosmiche e location di una bellezza irresistibile, con un
duo di attori che legge molto bene la galleria di sentimenti ed
emozioni vissute, di paure, responsabilità e fragilità.
Ad Astra mette insieme tante cose,
forse troppe, rendendole minimali e lente, quanto profetiche di una
paura di quel cosmo che sembra attirarci a se ma che allo stesso
tempo ci spaventa più di ogni altra cosa. Muoversi da un pianeta
all'altro in poco più di due ore è una scommessa che Gray ha vinto,
a volte in maniera stucchevole, ma sempre rivolto ai personaggi, alla
loro caratterizzazione, alla crescita e allo spessore nel mettersi in
gioco in primo piano.
Il messaggio può anche essere che il
bisogno di sapere, porta alla consapevolezza di mettersi in viaggio
verso qualcosa che forse non si raggiungerà mai, ma che per forza di
cose va percorso.
Il viaggio è al tempo stesso la
metafora della vita di ognuno di noi.