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martedì 17 novembre 2020

Fixing Luka


Titolo: Fixing Luka
Regia: Jessica Ashman
Anno: 2011
Paese: Gran Bretagna
Festival: Cinemautismo 2015
Giudizio: 4/5

Anatre di gomma allineate e perfettamente in fila . Francobolli attaccati ad una parete nella camera da letto. Una piramide di ditali buttati a terra. Queste sono solo alcune delle routine ossessive di Luka, un rituale giornaliero sotto lo sguardo ansioso di sua sorella Lucy.

Luka però ha bisogno di riparazioni ogni volta che qualcosa disturba la sua routine e così Luka cade a pezzi. Letteralmente .
Una sera - martoriata dalla impossibilità di aiutare il fratello, Lucy perde la pazienza e fugge. Inciampando nella foresta, scopre un soldato orologio, all'interno di una baracca . Quando aiutandolo, riesce a fissare la sua testa, Lucy pensa di aver trovato la soluzione ai suoi problemi a casa e per Luka. Scritto, diretto e animato dalla regista, Fixing Luka è un corto di '12 fantastico e commovente.
Sulla base dell'esperienza personale di Jessica Ashman di crescere con un fratello autistico.
Luka è una storia di speranza, determinazione e accettazione.
La Ashman è una regista con la passione e specializzata in stop motion, cut e animazione in 2-D. Fixing Luka mescola i generi, la fiaba con storie di ordinaria quotidianità, difficoltà nell'affrontare l'autismo e la solitudine di non trovare aiuti, cercando quindi nel mondo esterno un'arma di speranza per affrontare i problemi.
Rigorosamente senza dialoghi, ma con una colonna sonora convincente, Fixing Luka è uno di quei corti necessari, che parlando di un malessere interno ed esterno, trovando quella componente per arrivare dritti al cuore ma senza momenti melensi e una certa retorica di linguaggio.

sabato 27 giugno 2015

Marathon

Titolo: Marathon
Regia: Yoon-Chul Chung
Anno: 2005
Paese: Corea del Sud
Festival: Cinemautismo 2015
Giudizio: 4/5

Cho-wun, un ragazzo con autismo, adora le zebre e ha un’unica passione: la corsa. Grazie al supporto della madre e di un insegnante alcolizzato, il giovane riuscirà ad allenarsi per partecipare ad una maratona.

Il film è basato su una storia vera. Per due anni il regista Jeong Yun-Cheol ha intervistato Bae Hyeong-Jin, il ragazzo che ha ispirato il personaggio di Cho-Won.
Negli ultimi anni Bae è diventato una celebrità dopo aver partecipato a varie maratone.
Ha partecipato ad alcuni talk show ed è apparso in spot televisivi.
Marathon è un film che trova nei momenti di poesia e di lirismo, avvincenti ed emozionanti, uno dei momenti più toccanti di questa intensa pellicola che riesce nel difficile compito di tenere in equilibrio un concentrato di sentimenti unendo dramma e stupore senza ingenuità, e senza scene troppo melense e momenti patetici.
Un film con una costruzione molto solida emozionando in molti casi fino al pianto ma senza incappare in errori o scene strappalacrime.
Si scava a fondo nell'anima del dolore, della fragilità, dell'accettazione (la madre) e del coraggio, la pazienza e la novità di un'esterno che entra in un mondo a lui sconosciuto (l'allenatore).
L'outsider Jung Yoon-chul, mantiene salda l'attenzione sui personaggi e costruisce tutto il film nel teso rapporto tra la madre e il ragazzo.
Lei permea di cure il figlio, senza rendersi conto che così facendo soffoca qualsiasi suo istinto, tenendolo lontano dai guai, dallo scherno della gente, dall'incomprensione, ma anche non permettendogli di evolvere, di sbocciare.
Grazie all'incontro con l'allenatore in un rapporto che nella scena degli allenamenti trova uno dei momenti forse più toccanti, si passa dalla depressione e svogliatezza del co-protagonista Jung-wook, ex corridore con rimpianti, il quale sarà proprio lui a far erompere le contraddizioni, quando molto lentamente riesce a trovare uno spiraglio di comunicazione con Cho-won.
Cho Seung-woo regala una performance impressionante entrando in un personaggio e facendolo subito suo: ogni suo gesto, ogni suo sguardo è al contempo un lampo di dolore e gioia di vivere.

Un film profondo, sincero e importante, non banale nel raccontare le difficoltà di rapportarsi al disagio, l'imbarazzo, il rammarico e la gioia, nel presentare gli errori come le conquiste quotidiane  

lunedì 27 aprile 2015

Fixing Luka

Titolo: Fixing Luka
Regia: Jessica Ashman
Anno: 2011
Paese: Gran Bretagna
Festival: Cinemautismo 2015
Giudizio: 4/5

Anatre di gomma allineate e perfettamente in fila . Francobolli attaccati ad una parete nella camera da letto. Una piramide di ditali buttati a terra. Queste sono solo alcune delle routine ossessive di Luka, un rituale giornaliero sotto lo sguardo ansioso di sua sorella Lucy.
Luka però ha bisogno di riparazioni ogni volta che qualcosa disturba la sua routine e così Luka cade a pezzi. Letteralmente .
Una sera - martoriata dalla impossibilità di aiutare il fratello, Lucy perde la pazienza e fugge. Inciampando nella foresta, scopre un soldato orologio, all'interno di una baracca . Quando aiutandolo, riesce a fissare la sua testa, Lucy pensa di aver trovato la soluzione ai suoi problemi a casa e per Luka.

Scritto, diretto e animato dalla regista, Fixing Luka è un corto di '12 fantastico e commovente.
Sulla base dell'esperienza personale di Jessica Ashman di crescere con un fratello autistico, Luka è una storia di speranza, determinazione e accettazione.
La Ashman è una regista con la passione e specializzata in stop- motion, cut e animazione in 2-D. Fixing Luka mescola i generi, la fiaba con storie di ordinaria quotidianità, difficoltà nell'affrontare l'autismo e la solitudine di non trovare aiuti, cercando quindi nel mondo esterno un'arma di speranza per affrontare i problemi.
Rigorosamente senza dialoghi, ma con una colonna sonora convincente, Fixing Luka è uno di quei corti necessari, che parlando di un malessere interno ed esterno, trovano quella componente per arrivare dritti al cuore ma senza momenti melensi e una certa retorica di linguaggio.


domenica 19 aprile 2015

White Frog

Titolo: White Frog
Regia: Quentin Lee 
Anno: 2012 
Paese: Usa 
Festival: Cinemautismo 2015 
Giudizio: 2/5 

Nick Young è un giovane liceale sofferente della sindrome di Asperger e costantemente trascurato dai suoi genitori. L'unico ad occuparsi di lui è il fratello maggiore Chaz. Quando Chaz muore in un incidente stradale, Nick è costretto a fare affidamento solo a sé stesso per continuare ad andare avanti nella vita. Inoltre si ritroverà a scoprire aspetti del fratello di cui nessuno era a conoscenza, come la sua omosessualità e il suo sogno di diventare un ballerino. 

White Frog tratta la sindrome di Asperger, di cui il cinema non è che ci abbia regalato molti film, soprattutto in Europa. 
Lee combina svariati elementi e tendenze cinematografiche e lo stile si può dire eccellente nelle riprese, musiche e in parte anche nelle interpretazioni. 
Quello che funziona è l'approccio del protagonista al tema dell'omosessualità quando scopre appunto che il fratello maggiore, “l'ideal-tipo” della società in tutti sensi, era gay e Nick cerca di farsene una ragione frequentando i suoi migliori amici e imbastendo una battaglia con la famiglia borghese e perbenista. 
Quello su cui il film invece non funziona, è quello di ricorrere a straordinarie dosi di melanconia, più un termine che poco mi piace “lacrima-movie”, cercando e sfruttando alcuni cliché di genere per ottenere un grosso clamore finale come il dialogo del piccolo Nick che mostra come i sentimenti superino a volte drammi maggiori. 
White Frog è quel misto di teen movie ( ci sono attori di Twilight), gay movie, film sulla malattia che alterna dei passaggi interessanti ad altri un po più ingenuotti e telefonati che sembrano cuciti apposta per dare maggiore effetto. Probabilmente nelle mani di Gregg Araki sarebbe stato un mezzo-capolavoro.

giovedì 24 aprile 2014

Flood aka Mabul

Titolo: Flood aka Mabul
Regia: Guy Nattiv
Anno: 2011
Paese: Israele
Festival:Cinemautismo
Giudizio: 2/5

Yoni Roshko ha quasi 13 anni e si sta preparando al suo Bar Mitzvah. Una settimana prima della cerimonia, mentre i genitori sono sull'orlo della separazione, suo fratello maggiore Tomer, affetto da autismo, dopo aver trascorso 10 anni in un istituto, si ripresenta d'improvviso a casa, rischiando di abbattere le già traballanti fondamenta della famiglia Roshko. Yoni non sa molto del fratello - tornato in seguito alla chiusura dell'istituto - e finisce per scoprire dolorose verità sui loro genitori e sulla condizione di Tomer. Yoni viene lasciato da solo ad affrontare i comportamenti ossessivi del fratello, finché i due trovano un interesse in comune: la storia dell'Arca di Noè, che Yoni sta studiando per il Bar Mitzvah. Mentre i due fratelli si immergono nel mondo fantastico del "gioco del diluvio", i loro genitori sono costretti a fare i conti con gli errori del passato e con le paure nascoste per anni.

Rendere un dramma con grande sensibilità non è sinonimo di buon cinema, o meglio non sempre. Presentato al Cinemautismo 2014, Mabul aka Il Diluvio aka The Flood è l'opera prima di Nattiv, regista israeliano che sa assolutamente cosa vuole e dalla sua ha un'ottima capacità a livello tecnico. Il problema di Mabul è quello di esagerare con i momenti di pathos, di non essere sempre realistico e di perdersi in un abbraccio simbolico, davvero singolare nellla sua ricerca di consensi, lacrime e difficoltà con la diversità.
E'un film che parla di fratelli e di legami famigliari più che di autismo.
Ci sono davvero delle belle scene all'interno del film e il cast è quanto di meglio ci si possa aspettare, soprattutto dai due ragazzini, davvero in gamba, e in grado di far emergere tutti i contrasti e le tensioni familiari e generazionali.
Il problema di Mabul è proprio quello di inserire al momento giusto alcuni simboli che cercano nel modo meno autoriale, e invece commerciale, di raccontarti come alla fine con tutte le difficoltà del caso, alla fine dopo il diluvio arrivano sempre i raggi di sole e quindi la speranza.
Quella cinematografica ma non palestinese...