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lunedì 20 luglio 2020

Favolacce


Titolo: Favolacce
Regia: D'Innocenzo brothers
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Una calda estate in un quartiere periferico di Roma. Nelle villette a schiera vivono alcune famiglie in cui il senso di disagio costituisce la cifra esistenziale comune anche quando si tenta di mascherarlo. I genitori sono frustrati dall'idea di vivere lì e non altrove, di avere (o non avere) un lavoro insoddisfacente, di non avere in definitiva raggiunto lo status sociale che pensavano di meritare. I figli vivono in questo clima e ne assorbono la negatività cercando di difendersene come possono e magari anche di reagire.

Chissà come lo avrebbe definito Monicelli. Il secondo film dei fratelli D'Innocenzo dopo il bellissimo Terra dell'abbastanza ha fatto molto discutere e parlare. Forse troppo.
Si tratta di un dramma famigliare in parte grottesco che scandisce su piani differenti (adulti e ragazzini, giovani-adulti e adulti-giovani) paradossi, situazioni tragicomiche, un film che colpisce duramente lo spettatore allo stomaco ma soprattutto nelle psicologie così evidenti di un dramma collettivo che ormai siamo abituati a respirare e a confrontarci quotidianamente con la cronaca.
A differenza dei due giovani che entrano in un mondo criminale che li devasterà, qui il dramma essendo ancora più reale e tangibile sfiora il paradosso nell'assenza totale di attenzione dei genitori rivolta ai propri figli.
La normalità è ciò che dobbiamo sentire quando i bambini di fronte agli ospiti elencano i loro 10 in pagella, non quello che succede in altre occasioni dove ci si confronta con la sessualità, con ciò che fingono di non vedere i bambini nella fragilità dei loro genitori.
"Sei il miglior padre del mondo" questa frase scandita dalla moglie nei confronti del compagno che non lavora da tempo ma che compra una piscina per vantarsi con il circondario per poi bucarla e dare la colpa agli zingari. Tutte queste situazioni che sembrano a prima vista surreali in realtà fanno parte di un grottesco concetto di normalità presente da sempre nella nostra comunità.
E allora cosa devono fare i figli per trovare una via d'uscita in una macro dimensione che in realtà gli vuole precisi e perfetti?